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così è

Post n°853 pubblicato il 30 Maggio 2007 da ossimora
 

Restare orfani delle ideologie è naturale come restare orfani dai propri genitori;è un momento doloroso,che non comporta tuttavia la dissacrazione de padre perduto, perchè non significa staccarsi dal suo insegnamento.Una militanza politica non è una chiesa mistica in cui tutto si tiene,ma un lavoro quotidiano ,che non redime una volta per tutte la terra  ed è esposto d errori ma pronto a correggerli...

(Claudio Magris da Danubio)

Emerge  un senso di nausea rispetto alla politica nazionale .
Io che ho sempre aborrito il qualunquismo,o qualsiasi cosa gli somigliasse ,il disinteresse per la cosa pubblica comincio a vacillare.
Vari sono i motivi. Il primo a mio avviso rimane sempre il modo nel quale la politica è trattata nella sua imago quotidiana, mediata  da stampa e “vespi “ vari.
 Un rutilante tam - tam che mette sempre al centro gli aspetti conflittuali soft quando va bene o peggio quelli rivoltanti del razzismo più bieco e  nell’egocentrismo assoluto ed ipocrita (come quello dei catto/leghisti,dei catto/imprenditori dei catto /politici arraffoni) arroccato a difesa dei propri diritti ,atteggiamenti che vanno a pescare consenso nell’anima più ignorante e retriva delle persone.
Il secondo è il costo debordante della politica stessa ;il Quirinale ci costa di più della corte d’Inghilterra ,parlamento e suoi acrocchi ,regioni e province sono un continuo salasso per le nostre tasche .
Persino i paesi in riva al mare chiedono di diventare “montane “ per poter fruire delle relative “comunità”coi loro bei funzionari ,capi e capetti ben pagati e spesso del tutto inutili ed inutilizzati.
 Non sarebbe male per esempio andare anche a vedere la “protezione civile”che continua a comprare mezzi,fare convegni,arruolare formatori ..e funzionari,salvo spesso essere del tutto inefficace in caso di reali calamità naturali .
Un carrozzone insostenibile che va necessariamente  a penalizzare le spese per la Cultura ,la Scuola ,la Sanità , la Ricerca ovvero i settori d’eccellenza che caratterizzano un paese moderno.
Altro punto ahimè e la immarcescibile autoconservazione dei politici stessi ,(tralasciando gli inquisiti e coloro che non avrebbero mai dovuto essere eleggibili ,lì siamo al vomito ) direi non soltanto in senso anagrafico/ generazionale ma come “costruzione mentale”.
Ho incontrato leaderini poco più che ventenni già farciti della sicumera e dal linguaggio dei nonni e dei padri. Orripilanti.
L’adagio del Gattopardo “cambiare tutto perché tutto resti come prima” la fa da padrone.
 Da noi non paga la freschezza,la capacità di proporre e di inventare percorsi nuovi. Anzi.
Si deve comunque essere “figli di” o in senso reale e tangibile o in senso ideologico ,di casta .
Fra tutte le ideologie ,che dicono in crisi ,una immarcescibile regna sovrana su tutte :il nepotismo.

 
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yappappeo
yappappeo il 31/05/07 alle 01:56 via WEB

...beh non credo che sia mai cambiato niente, da molto tempo. Voglio dire, è sempre stato più o meno così. Quello che mi chiedo è: che cosa significa essere un politico, fare politica? Ho sempre ritenuto che la politica non è e non dovrebbe essere un lavoro. Fare politica non significa intraprendere una missione. Non deve significare addirittura far parte di una casta (come sembrerebbe essere da noi).
La politica è un incarico che il popolo assegna al candidato eletto. Se il candidato eletto non fa il suo lavoro, lo si manda a casa. Se il candidato eletto ha fatto male una volta non deve avere la possibilità di fare male una seconda, quindi la sua faccia e il suo nome non devono ripresentarsi ad ogni legislatura, magari ogni volta di un colore diverso e quindi con idee completamente opposte da quelle sostenute in precedenza. I candidati eletti non devono avere la possibilità di stravolgere le regole del gioco solo per garantirsi il posto o addirittura per assicurarsi l'immunità da qualsiasi cosa. Confesso di provare un certo fastidio e una strana sensazione di vergogna quando mi capita di vedere vecchie foto, magari degli anni 80, in cui si vedono personaggi come D'Alema, Fini, Follini, Veltroni e via dicendo, che già erano li, non ovviamente ai livelli odierni, ma già erano li. Diciamolo, la nostra non è una "classe politica", ma bensì un "clero politico"...

Il falso potere che il popolo ha, ovvero quello di eleggere dei propri rappresentanti a guidare un governo, è un potere illusorio che alla fine ci viene dato proprio dai futuri eletti... un circolo vizioso per noi, virtuoso per loro...

...ma poi mi sorge una domanda: è possibile che questo sia l'unico tipo di politica che ci meritiamo come popolo? ...della serie "ogni popolo ha i politici che si merita"? ...mmmm

...cavolo!!!, guarda che ora è?!?!?!...
 
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