Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Non ho mai amato molto il cinema di Pupi Avati;l'ho sempre trovato troppo connotato;minimalista in maniera poco minimale,qualche volta un pochino noioso e spentuccello.Questi pre-giudizi non valgono per "la seconda notte di nozze";ieri sera l'ho visto ,quasi per caso,è stata una seconda scelta indotta dagli orari delle multisale(GRRRR) ma non mi è dispiaciuto affatto. L'ho trovato piacevole e delicato,un'opera matura ,di un regista "anziano",che non si cura più molto dei critici e non vuole essere accattivante,quindi si esprime nella massima libertà dedicandosi al suo pubblico e sopratutto a se stesso. Un dopoguerra reso luminoso dal viaggio verso Sud,una campagna pugliese di ulivi secolari e masserie,dove non si faceva la fame (ancora)perchè i generosi frutti della terra erano sufficienti. La masseria sul mare è quasi un mio sogno ricorrente.Le città bianche compaiono di sfuggita come spuma d'onda.L'argento degli ulivi ventosi confina con le spiagge fiorite. Il personaggio principale è un Antonio Albanese poetico e dagli occhietti furbi.Ha subito un elettrochok ,dopo una depressione reattiva (ha visto saltare in aria su una mina una bimba di nove anni) ,viene considerato da tutti "lo scemo del villaggio",che smina gli uliveti perchè tanto se salta in aria... Ma la sua follia è come spesso accade;libertà,trasgressione ,determinazione assoluta,la scarna essenzialità dei desideri. Una lucidità atona e diretta. Come i bambini ,privi di mediazione,che si puliscono la guancia se li baci e non vogliono,e desiderano le cose pretendendole e piangendo forte ;lui si prende ciò che vuole e sorride. Buongiorno,
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