Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Post n°1372 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da ossimora
Finii con i campi alle ortiche +++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Dieci anni che è morto Fabrizio de Andrè; sono giorni che ne parla chiunque ed ovunque:le iniziative che lo ricordano si susseguono senza sosta, tanto da darmi anche un po’ di quella nauseetta da sovradosaggio mediatico che mi coglie quando un evento /data /commemorazione, sono strapompati. Io l’ho molto amato Fabrizio ;se penso a lui penso alla mia camera a casa dei miei ,le tende ed il tappetone arancione, il mio letto gigante ,in legno con il materasso più piccolo e quindi con tutto attorno spazio vuoto per i miei libri ,le ciotole colme di collane e di orecchini ,le candele e …lo stereo con i tanto vinile che ho ancora ma che non ascolto più . La musica diventava musica della casa ,niente di sparato nelle singole orecchie ,anche chi magari ti gridava di fare più piano poi canticchiava con te. Ogni tanto mi viene voglia di riprendere uno stereo col piatto e la puntina ,so anche che adesso c’è un ritorno di qualche “amatore”e che il fascino discreto del fruscio torna a far battere qualche cuore. Gli LP di De Andrè li ho tutti,mi piaceva ,soprattutto; “Non al denaro né all’amore né al cielo “e “Storia di un impiegato” ma anche gli altri ; certamente mi piacevano i testi , le ballate ma soprattutto quella sua voce penetrante e rara che in certi passaggi diventava sensualissima e pervasiva. Settimana prossima andrò al concerto della PFM che dedica la prima parte a Fabrizio ,non ritroverò certo quella voce ma sono certa che non potrò fare a meno di cantare .
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