Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Post n°1373 pubblicato il 12 Gennaio 2009 da ossimora
Se il mondo fosse immobile C’è un momento oltre il quale l’essere stati pesa molto di più di ciò che si può sperare ancora di essere e diventare. Tu dici questa cosa con calma, normalmente, solo perchè non riesci mai compiutamente a concepirla, solo perchè il fatto di aver consumato la più parte della tua vita non è una cosa della quale puoi davvero prendere esatta nozione: il tempo che ho vissuto è più di quello che vivrò, punto. Non solo. C’è un momento in cui capisci che ciò che sei è cosa relativa ad un altro tempo.Capisci che il tempo presente e i suoi abitanti non sono in grado di comprendere di che si trattava e che neppure minimamente gli interessa. Quindi capisci che magari sei moderno, ma non puoi essere in alcun modo, nemmeno fortissimamente volendolo, contemporaneo. Cioè che non poi davvero appartenere a questo tempo, se non come componente del passato. I tuoi modi di sentire & concepire sono altrove, dispersi nei decenni trascorsi. Il mondo che hai vissuto ti si è fissato dentro- nelle ossa, nei polmoni, nei tessuti, nelle cellule nervose- come una polvere radioattiva che non cancellerai mai, nemmenoo fortissimamente volendolo. Quindi c’è un momento in cui capisci che una parte di te, la parte principale, funziona secondo schemi che andavano bene forse fino a vent’anni fa, ma ora ti servirebbe altro, se vuoi sperare di percepire correttamente il reale accanto a te, ma questo altro è proprio quello che a te manca e sarà così fino alla fine. Se il mondo fosse immobile, oppure se mutasse ad un ritmo meno forsennato, quello che sei, che hai imparato a fare-dire- pensare potrebbe servire a qualcuno, a certe condizioni potrebbe perfino chiamarsi saggezza. Ma non è così. La saggezza non è più per nessuno da almeno due secoli. (Francesco Pecoraro, Questa e altre preistorie, 2008,Le Lettere)
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