Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima…” “questo blog partecipa al gioco letterario ‘incipit’ promosso da Writer http://blog.libero.it/AltreLatitudini/" Era una magnifica giornata, tiepida e trasparente. Le montagne formavano un semicerchio di vette innevate e sembravano così vicine da poterle toccare allungando un braccio. Le otto del mattino. Pareva impossibile che avesse potuto rovinarsi in quel modo la sera prima…” Scrutando le poco amate montagne innevate si accorse che ricordava poco o niente del viaggio che aveva effettuato nel cuore della notte e inopinatamente l’aveva trascinata lì. Elide amava la montagna in estate o in tarda primavera ,quando fiori ed infiorescenze ,arbusti ed erbette in sfumature pastello del verde la rendevano morbida e squillante,invitante per nuove scoperte botaniche ;la trovava vieppiù asfissiante col freddo , la neve ed i plasticati patiti dello sci che la metamorfosavano al ribasso. La sera aveva cominciato a bere presto ,verso le sette in una di quelle enoteche di molte pretese estetiche non sempre sostenute da una adeguata scelta di bottiglie. Si sentiva bene ,attorno qualche amico di sempre e parecchi sconosciuti vocianti . Il brusio animato ,in sé gradevole pur nel vaniloquio. Si era lasciata andare ed aveva accettato l’invito ad andare a cena nella torre medioevale ristrutturata di Gianmarco . Era tutta in pietra, incastrata in un borgo di case coloniche che la celavano allo sguardo. Quel posto lo ricordava bene,ci aveva trascorso tante serate gradevoli ma lui la utilizzava come laboratorio d’arte varia / negozio/ abitazione ,quindi tutto era in progress ,i quadri ,le sculture ,i mobili intagliati o disegnati con colori vivaci ,i pezzi scovati nei mercatini di modernariato e di antiquariato . Il grande salone ,col parquet grezzo ed il camino al centro era strapieno di oggetti ,la tavola apparecchiata era illuminata dal fuoco e dalle candele ;la cena era un misto a buffet di piatti unici ,molti stavano seduti ,altri ,come lei, si aggiravano guardandosi attorno come ad una mostra . C’era una vecchia seggiolona da barbiere ,maschere artigianali ,un piccolo organo in legno ed una miriade di quadri con delle cornici spesso più interessanti dell’opera stessa ,ricavate da vecchie specchiere o da quadri antichi ormai disintegrati. Sorseggiava da un bel bicchiere di vetro soffiato (Gianmarco era bravissimo a scovare piccoli tesori anche nelle fiere più confusionarie ,lasciandola sempre ammirata ed a bocca aperta ), un vino rosso profumato ,rotondo che scendeva lieve , l’allontanava dalle persone e la predisponeva all’osservazione introspettiva . In un angolo penetrò con gusto una serie di piccoli acquarelli su carta velina rosa pallido ,il colore a contatto con la leggerezza della carta si era increspato aggiungendo un mezzo comunicativo in più ,un movimento, dello spessore,i titoli erano essi stessi una rielaborazione poetica dell’effetto ottenuto. Sorrise e Gianmarco che si era ben accorto della sua attenzione per i suoi lavori la raggiunse per raccontarle in un parlottare che divenne presto fitto, fitto flessuoso ed intimo come sempre ,la storia ,l’idea,la suggestione che sottendeva ad ogni oggetto. L’animazione ciarliera era finita ;erano rimasti in pochi;storici . L’ultima cosa che Elide ricordava chiaramente era una scultura tutta di pezzi di legno colorati incastrati fino a farla sembrare un vascello immaginifico ed improbabile ricavata dai resti dei mobiletti colorati e il loro riderne e sommesso prima di addormentarsi nel grande divano accanto al fuoco. Del viaggio che l’aveva risvegliata in quella baita, l’unico ricordo erano le scale scese frettolosamente ,il plaid colorato e caldissimo ed il lungo sonno profondo fino a quella meta . Erano le dieci ormai ed Elide scalza e frastornata un po’ nauseata da tutto quel cielo azzurro e quel lucore,sigillò bene le persiane , le tende e si rimise a dormire accanto a Gianmarco che non aveva ancora aperto gli occhi.
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Inviato da: jigendaisuke
il 05/11/2024 alle 19:17
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