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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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numeretti insignificanti

Post n°2015 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da ossimora
 



Dopo aver lavorato ai "numeretti" nel registro elettronico , sfranta e avvolta da senso di non senso  non posso che condividere questa cosa...

Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca:

“Non sono stata capace di dire no. No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare. A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe. 

Il voto divide.

 Il voto classifica. 

Il voto separa. 

Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. 

Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme.

 Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. 

Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano.

 Il voto dimentica da dove si viene. 

Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. 

Creano ansia, confronti,successi e fallimenti. 

I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare,ognuno con i propri tempi facendo quel che può.

 I voti disturbano la crescita,l’autostima e la considerazione degli altri. 

I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. 

In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”

Il“maestro” Manzi riportava nella scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: 

Ha fatto quel che può, quel che non può non fa”.

 

 

 
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Rispondi al commento:
angiolhgt
angiolhgt il 05/02/15 alle 23:34 via WEB
chi è l'autore del testo tra l'altro molto bello che riporti , è tuo? direi che per certi versi non sono d'accordo: nei bambini anche nel gioco c'è competizione, nelle gare le classifiche esaltano i vincitori e mortificano i perdenti talvolta piangenti : il gioco non è solo divertimento per i piccoli e anche una serissima simulazione di realtà. Forse, per non mortificarli , bisognerebbe eliminare i voti dei perdenti dandoli solo ai vincitori e per gli altri un generico "avete fatto del vostro meglio". Lo sprone della competizione e un senso di giustizia oggettiva possono ferire i più fragili anzichè stimolarli a migliorarsi. E quindi ben vengano i vecchi cari voti, spesso inutili perchè poi nella vita Franti spesso fa più fortuna e acchiappa di più di Garrone, malgrado o forse proprio grazie ai brutti voti, va a sapere. E poi perchè la scuola non deve anche essere l'antipasto propedeutico della vita? ( seppur non venefico come vita) Sta nell'insegnante e nei genitori non drammatizzare ma semplicemente intercettare talenti nascosti e orientarli. Che so tu predi 9 perchè sei dotato e fatichi, tu sei pigro e molto dotato 7, tu fatichi molto ma ahimè sei poco dotato 7, tu sei pigro e non dotato ma potresti avere un talento che alla lunga emergerà e quindi N.C. Ma poi alla fine credo che i piccoli siano più forti e menefreghisti di quanto immaginiamo, talvolta un po' perfidi e simulatori , con la mia generazione non si è andati tanto per il sottile nella tutele "dello sviluppo psichico dell'età infantile" se non erano calci nel culo ci mancava poco. Direi che le difficoltà e il giudizio negativo rafforzino l'animo dei pargoli, ne determinino una autostima relativa come è giusto che sia: avere l'umiltà e la consapevolezza della misura della nostra asticella e ammirare anzichè invidiare chi ha avuto un dono dalla natura e lo usa per il bene non solo suo. Prima educatori e poi insegnanti. Prima maieuti e poi allevatori di oche di foie gras
 
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