antonia nella notte

Maledetti bastardi. Se avessi mani e braccia mostruosamente lunghe e forti potrei stringervi fino a sentire i vostri corti e raggrinziti colli molli frantumarsi sotto la mia amorevole morsa, potrei estasiarmi alla vista dei vostri occhi che, annebbiati dalla cataratta del tempo e della cattedra del tempio, schizzano fuori dai vostri crani da cani. Se avessi mani sottili e precise le infilerei delicatamente dentro le vostre bocche anguste e guaste, e dopo avervi strappato le vostre lingue da bovini, mi calerei giulivo con esse giù per l’esofago nel tentativo fanciullesco di snidare fra le vostre marce e fradice frattaglie quel malefico groviglio di pulsioni represse che voi chiamate anima. Se mai riuscissi nel tentativo d’estirparvela ne farei polpette da dare in pasto alle vostre più predilette pecorelle carnivore. E lì attenderei il corso degli eventi e l’erbivora digestione. Indi le raccoglierei da terra con pinzette da sopracciglia e ne farei succo da mescere con il vostro vino/sangue e la vostra ostia/carne. Solo allora, forse, sareste in grado di capire lo schifo – un distillato – che si prova nel deglutire l’amaro veleno dei vostri quotidiani anatemi.