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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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« Come "Mammata t'ha fatto!"Il vecchio mulino: parte ottava »

Il vecchio mulino: parte settima.

Post n°1134 pubblicato il 21 Febbraio 2016 da lascrivana

La paura, di essere rifiutato, costrinse Louis, ad attaccarsi nuovamente alla bottiglia. 

Per qualche giorno non aveva per niente sentito la necessità di bere; e poi, dopo quel bacio dolcissimo e inaspettato, le insicurezze del passato erano riemerse, trasportandolo di nuovo nel turbine del vizio. 

Prese la bottiglia di vino  e un bicchiere dallo stipite della cucina, e si sedette vicino al tavolo. Dopo il primo bicchiere, i vecchi fantasmi, ritornarono ad angustiarlo. 

Sua madre non l'aveva mai amato. Nonostante non glielo avesse mai potuto dire chiaramente, per via del suo mutismo, lo intuiva dai suoi occhi. Nel suo sguardo aleggiava sempre un’ombra di disgusto e disprezzo. Sapeva di non essere nato da due genitori normali come gli altri suoi coetanei. Non aveva mai conosciuto suo padre; né tantomeno aveva voglia di conoscerlo. Lo odiava.  Se la sua vita era un inferno, era solo colpa sua.

Tutti lo avevano sempre fatto sentire come un rifiuto dell'umanità. 

Nessuno aveva mai cercato di capire quali fossero i suoi desideri. 

No, non aveva grandi ambizioni Louisvoleva solo essere amato. 

Ripensò a Giada, e per un attimo gli parve di aver intravisto nei suoi occhi un’ombra di affetto … forse era solo l'effetto dell'alcool che gli forniva delle traditrici illusioni. 

Doveva rimanere con i piedi per terra se non voleva soffrire ancora, come quella volta, quando, ancora bambino, al rientro della scuola arrivò a casa piangendo. Non appena  sua madre lo vide, gli sollevò il viso puntandogli addosso uno sguardo interrogativo. Louis, con la voce incrinata dal pianto, rispose subito a quella tacita domanda: - Mi ha detto Marco che nessuno mi ama! Nemmeno mia madre!- 

A quel punto, gli occhi della mamma si riempirono di lacrime, e per un istante, gli parve di scorgere tra le ciglia bagnate, uno sguardo affettuoso e carezzevole. 

 

Fu solo l'illusione di un attimo; poiché subito dopo fu sostituito dalla solita espressione, glaciale e indifferente. 

Laura

Per prima cosa Giada si recò a casa di Filomena, magari, nel frattempo, la donna era tornata. Ma, le sue aspettative, rimasero deluse una volta giunta alla vecchia abitazione. Come sempre la porta non era chiusa a chiave per cui, senza esitare, Giada entrò e la chiamò a gran voce, col solo risultato d'ottenere, in risposta, l'eco della propria. Nell'aria, ristagnava un sentore acre e forte a cui però non seppe dare una spiegazione. Dopo aver perlustrato la stanza da letto e il bagno, tornò in salotto e si pose al centro, scrutando ogni piccolo particolare.

Poi li vide.

Seminascosti sotto il copri divano, un paio di occhiali spuntavano appena tra le pieghe della stoffa. Giada si chinò e li raccolse, quindi se li portò al petto, erano quelli di Filomena, non c'era alcun dubbio. Il timore che le fosse accaduto qualcosa di grave aumentò a dismisura, chiuse gli occhi e, per un istante, temette di svenire. Fu il rumore di un motore a riportarla alla realtà. Precipitandosi alla finestra, vide una macchina della polizia avvicinarsi lentamente, il lampeggiante blu elettrico l'accecò per un attimo. Infuriata perché si erano fatti vedere solo ora, corse fuori sventolando gli occhiali.

-E meno male che avreste indagato sin da subito!- disse una volta raggiunto l'abitacolo. I vetri oscurati e il lampeggiante però, le impedirono di vedere chi fosse alla guida. Quando lo sportello si aprì Giada aprì la bocca, sorpresa.

-Commissario!-

Dragoni fece una smorfia, scese, e le si piazzò davanti con le mani sui fianchi.

-Comincio a stancarmi di trovarti sempre in mezzo ai piedi, che diavolo ci fai qui?-

Se la situazione non fosse stata già di per se drammatica, a Giada sarebbe scappato da ridere.

-Quello che avreste dovuto fare voi già da questo pomeriggio, ovvero cercare la signora Filomena!- rispose sempre più inviperita.

Il poliziotto si grattò il mento ispido, quindi la guardò severo.

-Senti, ragazzina. Già ho seri problemi col personale, tant'è vero che sono costretto io stesso a girare di pattuglia. Non ho bisogno di un'adolescente isterica per farmi migliorare l'umore, ci siamo capiti?!-

Di fronte a quella veemenza, Giada arretrò di qualche passo, ma si riprese subito.

-E questi, cosa mi dice di questi?- sibilò agitandogli gli occhiali sotto il naso.

-Dove li hai trovati?- disse il commissario, improvvisamente attento.

-La casa è vuota, e questi erano sotto il divano. Commissario, la prego, sento che le è successo qualcosa di grave, faccia qualcosa!-

In un istante, tutta la rabbia e la disperazione si trasformarono in spossatezza. Se Dragoni non l'avesse sorretta, sarebbe crollata al suolo.

-Ehi, calma, su...su...-

Una decina di minuti più tardi, nel salotto di Filomena, il commissario compose un numero al cellulare.

-Ponti, ascoltami bene. Lascia Foresti di piantone e butta giù dal letto Cavagnoli, passa a prenderlo e raggiungimi a casa della signora Filomena- quindi riattaccò.

-Cavagnoli è della scientifica, ma abita fuori città, dovremo aspettare un'oretta- disse rivolto a Giada.

La ragazza, nel frattempo, si era rimessa e stava seduta sul divano.

-Mi crede, ora?- disse con un filo di voce.

Dragoni esitò un istante prima di rispondere, poi sospirò.

-Di certo è successo qualcosa, qua dentro. E se non è stata accompagnata da qualcuno, è improbabile che si sia allontanata da sola-

Giada avrebbe tanto voluto gridare “ve l'avevo detto” ma si trattenne. Il commissario sembrava davvero dispiaciuto e, in fondo, sapeva che era un brav'uomo.

-A proposito...- proseguì lui -...spero che Louis non si sia mosso da casa. Non ho ancora avuto tempo di sentire il mio agente, ma credo che la cosa non si risolverà tanto facilmente-

Sentir nominare Louis le fece venire un brivido lungo la spina dorsale. L'immagine di lui, la testa riversa sul tavolo e la bottiglia vuota, le balzò agli occhi, fulminea.

-Si, si, è a casa e sta dormendo- non aveva mentito, in fondo, ma la necessità di correre a vedere come stava l'assalì impellente.

-Senta, commissario, se dobbiamo aspettare così tanto preferirei tornare a casa. Sono esausta e non mi sento molto bene, ora c'è lei, posso andare?-

Dragoni annuì.

-Non posso accompagnarti, te la senti di tornare da sola?-

-Non si preoccupi, non devo andare fino a casa mia. Louis mi ha offerto ospitalità, e l'ultima volta non stava molto bene dopo...dopo...-

Avrebbe voluto aggiungere “dopo le vostre percosse” ma non voleva irritare ulteriormente il commissario.

 

-Va bene, vai pure, ma domattina ti voglio in centrale. Spero di poterti dare buone notizie circa Filomena ma, in caso contrario, vorrei sapere alcune cose su di lei, ci siamo capiti?-

Danio

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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