Il libro più strano del mondo

Luigi Serafini e il Codice della fantasia - Arte.it

A quarant’anni dalla prima edizione, il Codex Seraphinianus torna arricchito da 17 nuove tavole, ma senza alterare la sua natura, che è quella di un progetto editoriale a metà strada tra il libro d’arte e l’oggetto di design; nelle intenzioni dell’autore, Luigi Serafini, un’enciclopedia visiva di una realtà sconosciuta, scritta in una lingua parimenti sconosciuta. Tra i suoi estimatori – sparsi in tutto il mondo e anche in Cina, dove non si è perso tempo a contraffarlo – anche Roland Barthes e Italo Calvino che lo definì “l’enciclopedia di un visionario”. Serafini, più prosaicamente, ne parla in questi termini: “Avevo ventisette anni e stavo disegnando con matite colorate su un foglio d’album alcuni corpi umani ibridati con protesi a forma di pinza, ruota di bici e penna stilo, come se fossi a scuola di nudo-cyborg in un’Accademia di Belle arti spaziali“. In parole povere potremmo dire che il Codex è l’opera di un artista cui la fantasia non fa difetto, imperdibile per chi si trova a proprio agio con la realtà sopra le righe.

Alla fine il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo“.

Italo Calvino

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Codex Seraphinianus - Il libro più strano del mondo