Oltre la questione di genere

Meloni giura davanti a Mattarella, sorrisi e stretta di mano - ArezzoWeb Informa

Tra le cose che sarà difficile dimenticare dell’anno appena conclusosi ci sarà di certo l’investitura di Giorgia Meloni a premier della nostra Repubblica, investitura che, quasi a voler sottolineare che rompere un soffitto di cristallo non è abbastanza, fa il paio con l’essere l’unica donna alla guida di un Paese del G20. È inutile che storcano il naso gli avanguardisti dell’ultim’ora: questi sono fatti, già patrimonio degli annali della storia, e non è un caso che ne abbia accennato anche Sergio Mattarella nel discorso di fine anno di ieri sera:

Il chiaro risultato elettorale ha consentito la veloce nascita del nuovo governo, guidato, per la prima volta, da una donna. È questa una novità di grande significato sociale e culturale, che era da tempo matura nel nostro Paese, oggi divenuta realtà“.

Guardando agli addetti ai lavori – portatori di un’insopprimibile vocazione a copiare, soprattutto se anelano a una qualche forma di rivincita ma hanno poca materia prima cui attingere – c’è da sperare che il Pd, in crisi identitaria e in ulteriore calo di consensi, non cerchi a tutti i costi di vedere in Elly Schlein la degna antagonista di Giorgia Meloni. Non foss’altro che per un fatto culturale: farne una questione di genere è troppo riduttivo, bisogna puntare su uomini e donne i cui profili non sfumino presto in dissolvenza. Difficile, lo so, ma se la vista è buona si può vedere anche attraverso un vetro fumé.