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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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Post N° 846

Post n°846 pubblicato il 21 Maggio 2007 da ossimora
 

Camminate lunghissime (…ma si andiamo tanto è qui vicino…e tutte le volte Roma mi frega e riporto i piedi lessi!) mescolati fra la variopinta torre di Babele che riempie strade ,piazze .

Un oceano di gente da tutto il mondo. E’ divertente ascoltare le diverse lingue ,alcune totalmente sconosciute e con un suono anomalo;lo sciamare di masse colorate e sorridenti ,meravigliate quanto basta dalla città più bella del mondo.Travertino e millenni.Luce pura.

 La mia meta particolare  era la mostra “ Durer e l’Italia” che ho trovato interessante per l’analisi del Durer viaggiatore ,ricercatore che trova a Firenze e sopratutto nella Venezia del raffinatissimo Bellini crescita e spunto al suo lavoro .

C’erano parecchie incisioni di cui il nostro era maestro ma che non amo particolarmente, mentre non c’erano moltissimi quadri ,mi aspettavo di vedere almeno uno dei suoi magici autoritratti e c’era soltanto una copia .

In ogni caso ,la straordinaria qualità dell’opera di Durer emerge prepotentemente e quella sua attenzione al particolare ,gli insetti ,le piantine ,i gesti anche delle piccolissime figurine in lontananza non disgiunte da un richiamarsi all’arte antica ,ai suoi coevi ,alla sua straordinarietà nei ritratti penetranti e di forte interpretazione psicologica .

Mi sono aggirata la mostra prima cercando di seguire e capire il filo logico della curatrice ,poi perdendomi liberamente ad osservare minuterie e suggestioni personali .

 
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