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Post N° 394

Post n°394 pubblicato il 10 Marzo 2006 da ossimora
 
Tag: Utility
Foto di ossimora

300 miliardi delle vecchie lire

Questa è la cifra che, pur di non abbinare le elezioni politiche alle amministrative, il governo ha buttato dalla finestra. Riassumiamo la vicenda, e cerchiamo di spiegarci la ragione di questo colossale spreco. Nell’ottobre dell’anno scorso i capigruppo dell’opposizione presentano alla Camera una proposta di legge che dispone lo svolgimento contestuale delle elezioni politiche e di quelle amministrative che coinvolgono migliaia di comuni e province.
Due le principali esigenze, di carattere organizzativo e finanziario, che ispiravano la proposta. Intanto quella di contenere l’impegno della macchina amministrativa che si attiva in occasione delle consultazioni elettorali, obiettivo realizzabile grazie alle significative economie che si possono conseguire attraverso l’unificazione di procedimenti elettorali che sono rivolti alla totalità degli elettori (rinnovo del Parlamento) e alla gran parte degli elettori coinvolti nel rinnovo delle amministrazioni locali. “In termini di mero calcolo degli oneri finanziari derivanti dallo sforzo organizzativo, si stima nell’ordine di almeno
150 milioni di euro l’economia conseguibile a seguito dell’accorpamento delle due elezioni”.
Ma c’è anche un’altra importante conseguenza sulla vita dei cittadini, ed in particolare dei loro figli, che avrebbe meritato di esser presa in considerazione: riguarda gli effetti che una doppia consultazione nel giro di poche settimane avrebbe potuto produrre (come in effetti produrrà) sulla regolarità dello svolgimento dei programmi scolastici negli istituti sedi delle consultazioni elettorali. “Laddove si dovesse procedere a consultazioni disgiunte nel periodo aprile-maggio, il corso scolastico di milioni di studenti verrebbe ingiustificatamente compromesso proprio in una fase particolarmente delicata”. E infatti, puntualmente, il primo turno delle elezioni amministrative è stato fissato per il 28 e 29 maggio, in piena epoca di interrogazioni finali e di scrutinii!
Obiezione (non detta): lo svolgimento contemporaneo di politiche e amministrative avrebbe favorito le forze oggi all’opposizione ed in particolare partiti e gruppi della sinistra per l’effetto trascinante della ottima gestione dei comuni e delle province “rosse”. Ecco allora, dopo il ripristino del sistema proporzionale, dopo la scandalosa invasione delle tv e delle radio da parte del presidente del consiglio, dopo le impudenti “regole” imposte dal centrodestra per le tribune televisive, dopo tutto questo ecco il veto del governo all’abbinamento elettorale. Un abbinamento irritale? Una novità? Una proposta inedita? Macché, più volte in passato si sono svolte contemporaneamente elezioni amministrative ed elezioni regionali. Di più: c’è stato persino un abbinamento con l’elezione della delegazione italiana al Parlamento europeo. E, notavano maliziosamente i firmatari della proposta, per regionali ed europee “si applicava un sistema di voto di tipo proporzionale”…
E’ istruttivo l’iter legislativo della proposta. Primo parere quello della commissione Bilancio e Tesoro: “Nulla osta”. E sfido io: di fronte alla possibilità di risparmiare 150mila euro, chi se la sarebbe sentita di votare contro? Tanto era pronta la tagliola della commissione Affari costituzionali: a maggioranza (del centrodestra) “la commissione propone la reiezione della proposta di legge”. A questo punto era chiaro quel che sarebbe accaduto in aula: bocciatura, anche a costo di sprecare soldi. Sprecare soldi? No, investirli: in una ennesima operazione mirata a tentare di ridurre le proporzioni della sconfitta del Polo.



 
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