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etno centrismi?

Post n°939 pubblicato il 15 Agosto 2007 da ossimora
 

Il post di Rosalux,è riuscito pur nell’andazzo iperilassato ,silente del ferragosto di provincia lontano dai fasti vacanzieri a smuovere qualche neurone .Dunque.

Semplificando molto cerco di spiegare ,lei sostiene che gli atteggiamenti antirazzisti debbano passare, nè per l’accettazione tout court degli stranieri e/o per chi chiede la carità ,né per i preconcetti di presunta superiorità. (ovvio)

Non fa una piega ma proprio per questo è troppo semplice e allontana dalla realtà .

Quando si cerca di difendere non tanto le” razze” (concetto abbastanza insensato) ma le minoranze ed in questo senso le categorie diventano molte ;non può funzionare l’atteggiamento “mi è simpatico,mi piace ,è gentile è educato quindi va bene”.

A scuola c’è Hamed ,sporco ,scaglionato,che spacca tutto e lo mando a casa ogni due giorni mentre Marjam tanto carina me la coccolo e magari così facendo non mi accorgo né che il primo è sbeffeggiato dai compagni né che la seconda per essere graziosa si sbuccia le mani per togliersi l’hennè della  “sua”festa .Non si tratta di accettare ad oltranza o peggio di cedere i propri valori (se li abbiamo) ma di un sano realismo .Il conflitto peraltro  è naturale ,ma passa attraverso il riconoscimento dei diritti e la reciproca conoscenza.

Nel caso dei minori noi abbiamo il dovere anche di far conoscere cos'è il rispetto o almeno quello c he noi definiamo tale .Pretendere rispetto da chi non sa nemmeno cosa significa è ridicolo oltre che certamente inutile .

Chi è di fatto minoranza ha bisogno di ben altro ascolto,di comprensione ,di leggi,di accoglienza ;non si può risolvere integrazione ,multiculturalità ,scontro identitario  con i soli parametri di ciò che si ritiene valido/simpatico ed a noi gradito/gradevole.

Temo che anche il problema che è venuto fuori in questi giorni rispetto all'Europa ,i governi italiani,i Rom derivi da un atteggiamento di risposta da bar (Gasparri dovrebbe avere il sano pudore di tacere a questo proposito ma forse è chiedere troppo alla sua maschera da beota lacchè)più che da una adesione alle normative ed alle prassi integratorie.

Poi poco conta se ci si lascia intenerire o no  da chi chiede la carità;quella è cosa del tutto personale.

Non si può pensare che l’accettazione dei nostri modelli sia il solo modo possibile  e l’unico sul quale tarare il nostro operare se ci interessa la questione.

 Questo è etnocentrismo, il vecchio etnocentrismo mascherato un po’ e depurato dal discorso del razzismo raccontandoci che noi no ,non siamo razzisti ,anzi … basta che “gli altri” si comportino così come piace a noi.

 
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donnesudestbarese
donnesudestbarese il 15/08/07 alle 19:37 via WEB
Mi inserisco un po' in punta di piedi in questa discussione perchè l'argomento è enorme.
Mi trovo in sintonia con le riflessioni di Antonia, non tanto perchè le "etichette" (cattocom... terzom... razzista all'inverso...) a lei affibbiate appartengono anche alla mia collezione privata, ma perchè mi pare si sforzi di evitare facili sociologismi, che tutto san spiegare per legittimare in un senso o nell'altro, e tenti di dare senso al fastidio-frustrazione che una "condizione nuova", come questa degli "stranieri" nel nostro "spazio", porta con sè.
Nella foga di dire ciascuno la sua, ai commentatori è sfuggito il fatto che lei, in realtà, scrivendo aveva davanti a sè Hamed e Marjam. Non dati, non gruppi, non etnie o razze...
Per quanto abbia la mia casa e il mio computer pieni di testi, ricerche, dati, storie relative all'argomento (non potrebbe essere diversamente, è il mio lavoro...) quando affronto la questione migrazioni (con amici o professionalmente) mi si para davanti Florit con le sue ciabatte e perciò tutte le riflessioni mie e altrui passano attraverso i suoi occhi.
Florit è un ragazzo di quasi vent'anni, ormai. L'ho conosciuto due anni fa in Albania. Un vulcano di energia, di curiosità, una parlantina veloce e precisa, anche in italiano. A proseguire gli studi avrebbe potuto raggiungere buoni livelli (peccato che nel suo villaggio c'è solo la scuola primaria e la sua famiglia non aveva abbastanza sostanze per mandarlo in città!).
La seconda sera che eravamo lì, ci ha portato con i suoi amici su per la collina di Babicë, il suo villaggio. Da lassù avevamo davanti un tramonto sulla baia di Valona e dietro la vallata fin su i rilievi interni dell'Albania. Un posto di una bellezza mozzafiato.... peccato che gli esteti eravamo solo noi italiani che subito ci siam messi a parlare di agriturismo, b&b, trekking, etc. etc. (esteti, sì, ma pure capitalisti progressisti, s'intende!)
Il giorno dopo in una delle attività per esprimere l'immagine del proprio futuro, Florit ha preso le sue infradito, le ha messe una di fronte all'altra a forma di triangolo e ha detto: "Questa è la nave che prenderò, appena ne avrò la possibilità, per andar via da qui".
Florit, oggi, vive in Sicilia con dei cugini, fa il muratore.
Ed io mi chedo dove ho sbagliato. Quanto tempo ancora dovevo stare lì per capire insieme a Florit cosa fare per vedere la bellezza della sua terra e le opportunità che gli offriva.
Con ciò detto non crediate che voglia affrontare la questione in termini "missionari" (per chi vuol dare una connotazione spregiativa all'espressione), ma è pur vero che a Babicë le uniche che si occupano dei bambini e dei ragazzi sono tre francescane con un centro ricreativo, doposcuola, biblioteca e attività sportive.
Per lavoro mi tocca vedere transitare milioni di euro dall'Italia all'Albania per il cosiddetto sviluppo locale. Peccato che le aziende titolari siano italiane e così finisce che i profitti per la costruzione delle strade, dei porti, degli edifici pubblici, delle fabbriche, delle cose che contano, insomma... facciano un viaggio solo virtuale verso quel paese.
Due sere fa sono stata ad un incontro con Concita De Gregorio. L'argomento era altro rispetto a questo post, ma vi lascio una sua espressione a proposito dei fatti di cronaca degli ultimi giorni: "L'intorno dov'è? Le persone che sono intorno, dov'erano?" E se ciò vale per le nostre "comunità", a proposito di "spazio" e di "luogo", tanto più la domanda va posta in chiave globale: noi, "l'intorno", dove siamo?
Prima che arrivino a Brindisi nascosti sotto i divani, prima che affoghino in Mediterraneo stipati in decine su un gommone, prima che restino stecchiti dall'alta tensione delle recinzioni di Ceuta e Melilla, prima che ci scoccino con le loro mani tese ai semafori e nei sottopassaggi delle stazioni, prima che spaccino e si prostituiscano, prima che cadano da una impalcatura, prima che preparino ordigni in pseudo moschee...., prima, "l'intorno dov'è"? Scusate la lunghezza e se vi ho annoiato.
 
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