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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« riconnessioniGhiande , penso »

Ditta

Post n°1861 pubblicato il 03 Gennaio 2012 da ossimora
 

 

Ditta diceva sempre che stava bene , benone , che era felice , ed accompagnava le sue parole con grandi sorrisi ed ammiccamenti delimitati dal suo trucco non strabordante ma pignolo , dalla messa in piega immarcescibile e dall'accuratezza non tanto dell'abbigliamento quanto dalla scelta metodica di stoffe e materiali di pregio . Mi faceva molto ridere ogni volta che si avvicinava e  con un gesto rapido e professionale seppur  apparentemente casuale palpava un tessuto , decretandone con  evidente soddisfazione la  qualità o torcendo il naso verso un'analisi immediata ed altrettanto penetrante  di scarpe ed accessori.

Col tempo e la quotidianità delle frequentazioni , ho imparato che non era così tutto perfetto e lineare nella sua vita e non sempre tutto andava bene . Aumentando la confidenza  e la capacità  di afferrare lampi nel suo volto e lievi increspature nelle sopracciglia disegnate , capii che avrebbe potuto succederle di tutto , cataclismi privati , catastrofi interiori ma che lei mai e poi mai si sarebbe presentata meno che perfetta e sorridente .

Era socializzabile soltanto la soddisfazione , la positività ,tutto il resto , le onde di depressione , i momenti grigi e bui , le preoccupazioni  , abitavano solamente il privato più assoluto  , il sommerso indicibile ed impronunciabile.

Mi capita spesso di ripensare a questo comportamento ... pudore estremo e delicata capacità di leggerezza o assoluta sfiducia nel resto del genere umano ritenuto pericoloso , da tenere alla larga dalla propria debolezza nel dolore , perché  ritenuto  privo di empatia ?

 
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