Voltagabbana
IL sistema maggioritario è arrivato in Italia perché il mondo era cambiato. Era caduto il muro di Berlino e con quello il "fattore K" che aveva bloccato per mezzo secolo la nostra democrazia. Poi perché gli scandali avevano spazzato una classe politica e antichi partiti, infine perché con un referendum il novanta per cento dei cittadini aveva voluto il maggioritario.
OGGI l'Italia è tornata al proporzionale, dopo dodici anni, perché a tre mesi dal voto i sondaggi dicono che senza il maggioritario il centrodestra guadagnerebbe una trentina di seggi, forse trentadue o magari ventotto. Nel passaggio fra questa miseria del "trucchetto" di oggi e la grandezza delle ragioni storiche di allora si è consumata per intero la furba miseria del berlusconismo.
Si potrebbero riempire libri con i giuramenti di fedeltà al maggioritario di Berlusconi, Fini, Bossi, relativi valvassori e valvassini, all'insegna del "non si tornerà mai indietro". Bene, si è tornati indietro e c'è voluto pochissimo. Non un dibattito interno, nessuna discussione.
Sono bastati due calcoli da pallottoliere per imporre in poche settimane il "contrordine". A maggioranza semplice, una destra priva di qualsiasi cultura istituzionale e politica, ha cambiato le regole del gioco democratico come si cambia marketing o si ritira un prodotto dal mercato.
Senza neppure avvisare il pubblico, soltanto i venditori.
Tanto sono dipendenti e devono adeguarsi al volo. Abbiamo ammirato nella diretta televisiva la faccia di bronzo con la quale l'onorevole Adornato, già cantore della magia del maggioritario, ha esaltato le virtù miracolose del proporzionale, scelto "per il bene del Paese", si capisce.
Oltre ad apprezzare la scelta di un ex comunista poi anti comunista, anti berlusconiano ora fedelissimo del Cavaliere, come paladino della maggioranza su questa legge. In Italia i trasformisti hanno più vite dei gatti.
E' stata in fondo coerente anche la scansione temporale.
Una trasversale e maschia maggioranza aveva bocciato l'unico tratto innovativo e civile della legge, l'istituzione delle cosiddette "quote rosa", in un Paese dove la rappresentanza parlamentare femminile viaggia intorno al dieci per cento, ultima in Europa e in leggero ritardo anche sulle nazioni islamiche. Ieri invece i franchi tiratori sono rientrati nei ranghi, per approvare la legge dell'"indietro tutta".
Parlare di spirito reazionario, rispetto al decennio che ci lasciamo alle spalle e ai cambiamenti del mondo, sarebbe regalare alla vicenda una dignità che non possiede. Più che la categoria politica della reazione, vale il concetto clinico di regressione. Regressione culturale, civile.
Mentale. La diagnosi spiegherebbe anche il tono fanciullesco dei festeggiamenti nella maggioranza a legge approvata. Dove al ragionamento politico si sostituisce, già nelle parole del premier, un "ben vi sta" da asilo nido vibrato all'opposizione.
E' la regressione tipica di chi ha paura. Piero Fassino ha colto nel suo discorso la "paura del Paese" che scandisce le ultime disperate mosse del berlusconismo. Non esiste spettacolo più patetico e puntuale del demagogo che finisce con l'aver paura del popolo. Ma anche questo fa paura.
Quale sarà il prossimo passo? Probabilmente l'abolizione della par condicio. La televisione già di proprietà di uno solo sarà in questo modo sommersa di spot e propaganda a senso unico. Con la benedizione dell'onorevole Casini, che al tavolo delle trattative con Berlusconi s'è già venduto la reputazione di "super partes", la richiesta di primarie e l'amico Follini, in cambio di un piatto di lenticchie proporzionali. A proposito, le primarie del centrodestra naturalmente non ci saranno: ordine di Berlusconi.
Il Cavaliere ha vinto la battaglia nel suo campo, com'era scontato. è il leader unico, circondato da una corte servile, pronta a cambiare livrea al minimo accenno padronale.(da Curzio Maltese)
LA MAGGIORANZA APPROVA DEFINITIVAMENTE LA NUOVA LEGGE TRUFFA
Legge elettorale: per arginare la sconfitta
colpiscono il bipolarismo
Angius: la Cdl trucca le carte e toglie stabilità e governabilità
al Paese. Al Senato, deliberatamente, si evita
che possa formarsi una qualsiasi maggioranza
Angius "Questa è una ragione che ci fa dire che nella legge sono riscontrabili vizi di fondo insostenibili, certamente di razionalità; motivi che ci inducono a non rassegnarci e a continuare la nostra battaglia e il nostro contrasto su questa legge.
La legge recide il rapporto tra il cittadino e l'elettore ed eletto; non esistono più i collegi; le circoscrizioni per la Camera e le Regioni per il Senato sono immense; i collegi di un tempo diventano smisurati.
La legge espropria le donne del loro diritto a una rappresentanza giusta.
Avete fatto con questa legge una ennesima cosa indecente. Dovremo telefonare al 113 per cercare il ministro Prestigiacomo e avere l'onore di averla qui in Aula dopo che questa signora, suffragetta delle donne, è sparita da quando stiamo discutendo la legge elettorale al Senato.
Funzionava male la precedente legge? Io penso di no. La legge allora ed ancora oggi in vigore ha consentito il formarsi di due coalizioni. Ha impedito ai partiti di vivere? Non ha loro impedito di vivere; ha permesso ai cittadini di pronunziarsi con chiarezza. Dunque se quella legge era perfettibile, lo era con il consenso di tutti. Lo si poteva fare. Voi invece non l'avete fatto. Ha impedito quella legge il formarsi di maggioranze forte e stabili? Non lo ha impedito, cari colleghi, perché con quella legge avete avuto in Parlamento (alla Camera 100 deputati in più e al Senato 45 senatori in più) maggioranze larghissime. Non è la legge in vigore che ha fallito.
Inviato da: jigendaisuke
il 19/10/2024 alle 19:00
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