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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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alba

Post n°1555 pubblicato il 07 Settembre 2009 da ossimora
 

Sono le quattro e venti del mattino .

Il letto stava diventando chiodato ed ho preferito alzarmi .

C’è un silenzio totale attorno e mi sento bene.

 Ho sognato.

 E’ un periodo che ci sono sempre viaggi che sono inizialmente  piacevoli ,perlopiù fatti in buona compagnia poi impazziscono ,offrendo dimensioni di improbabilità elevata.

A Roma ,con Michi che guida tranquillo ;non la solita Roma stratificata e magica ;una zona inedita ,composta da grandi palazzoni anni cinquanta ,qualcuno porticato con molti marmi .

Posteggiamo e scendiamo ;le case della zona sono tutte chiuse ,le finestre sprangate ,non c’è anima viva.Aleggia un silenzio anomalo.

Avanziamo e poco più avanti troviamo una grande piazza ,in parte delimitata da alberi secolari ,un bar molto illuminato e tanta gente che balla.

In mezzo alle coppie impostate e divertite  un barbone rotea come un derviscio sventolando un pingue sacchetto di plastica, si siede ed inizia a fumare un grosso sigaro che estrae da un contenitore d’alluminio , mi sorride e mi invita a fumare ma io mi allontano e prendo a camminare da sola.

Mi ritrovo in vie pavimentate in travertino , in parte , al centro ,  in cotto ; percorrendole arrivo ad una chiesa romanica molto spoglia ma enorme ;si paga per entrar e due ragazze ,con le quali mi irrito molto ,cercano di dissuadermi dal fare il biglietto.

L’interno non ha niente a che vedere con la pietra e le linee sobrie della facciata ,niente cripta nè colonne , è un lungo corridoio basso , volte affrescate di celeste  ed una fitta rete di grottesche multicolori ,pendono lampadari di cristallo a gocce ,tanti ,fitti ;osservandoli naso in su, mi rendo conto che alcuni sono interamente realizzati in cartone .

Guardando  fuori dalla finestra  mi rendo conto di essere nella mia città !

Come posso averci vissuto cosi’ tanto tempo senza conoscere questo posto?

 
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