Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Post n°1385 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da ossimora
Mi sono svegliata sotto una fitta nevicata e mi sono schiacciata il naso alla finestra per godermela mentre scendeva ,malauguratamente si è velocemente metamorfosata in una noiosa pioggerellina . Oggi è giorno di festa . Mia nonna compie 101 anni e mi preparo per il pranzo rituale ;ha un pò di mal di gambe e come ovvio non essendo mai stata male si lamenta ma sta ancora benone!!! Le porterò un gran cesto di primule colorate . ******************************************** E’ nata nel 1908, in una minuscola franzioncina sub appenninica (ormai semiabbandonata o colonizzata da esotici agriturismi finto agresti)dove il tempo era scandito rigorosamente dal trascorrere delle stagioni e l’unica energia necessaria era quella delle braccia . Vita dura ma della quale non conserva immagini di pesantezza pur godendo convinta dei benefici delle comodità senza mai rimpiangere il "bel tempo passato". Ha vissuto bambina gli echi della grande guerra ,conservando pochi ,sbiaditi ricordi. Le feste,poche ma attesissime costringevano ad attraversamenti di valli e boschi per giungere a chiesette e pievi ormai in maggioranza sepolte dalle sterpaglie ,feste che segnavano la vita delle persone certo per il puro piacere dell’incontrarsi e per l’allacciarsi di sguardi ed ammiccamenti lievi che portavano a brevi ,cortesi, fidanzamenti ,saldamente vigilati dall’occhio attento delle madri. Nel 1929 ,quando furono celebrate le sobrissime nozze ,il canonico ricordò ai novelli sposi di essere la prima coppia che univa in matrimonio con l’appena promulgato rito concordatario dei patti Lateranensi ,firmato da Mussolini.E’ entrata sposina nella famiglia del marito ,quando le giovani sapevano e dovevano soltanto ubbidire , la dispensa era sotto chiave,si faceva il pane per la settimana e si conservava sulla madia ( mi raccontano che il suo era buonissimo anche dopo una settimana)ed il pezzo di gallina era riservato a chi stava male o era incinta .Poi ,finalmente una casa sua ,una piccola attività commerciale col marito ,le due figlie e il cataclisma irrazionale del fascismo con le persecuzioni,l’olio di ricino ,la tessera annonaria rifiutata dal marito che leggeva comunque “La Rivendicazione” giornale dei socialisti rischiando la pelle ,la fame ,gli zoccoli di legno .la paura ,la paura della ribellione controllata a stento,lo sfollamento alla “cava”,dove arrivavano le retroguardie dell’esercito tedesco composte perlopiù da giovanissimi che le facevano pena ed ai quali cucì anche cappotti con la stoffa delle coperte militari. Mi racconta sempre della notte nella quale al buio ,illuminati soltanto dalle civette che perlustravano, hanno perso nei fossetti la bimba di pochi mesi di una cugina ,la grande angoscia ed il sollievo nell’accorgersi che lei aveva dormito beatamente fino al ritrovamento,sana e salva. Poi il dopoguerra ,l'angoscia per qualche cattivo affare,una grande casa venduta per due sacchi di sale.Poi la grande tragedia personale della sua vita. Lei, precocemente vedova,nel prosieguo della sua lunga esistenza trascorsa sopratutto ad aiutare figlie e nipoti .E’ una tosta mia nonna ,essenziale ,senza fronzoli,rigorosa ,testa dura ,poco propensa a quelle che lei liquida scrollando la testa come “stupidaggini”,che poi quando non te lo aspetti ,lascia esplodere la sua risata fragorosa sostenuta sempre da una bella dentatura . Le ho detto : ”Sai nonna che sei nata lo stesso anno di Simone De Beauvoir e Cesare Pavese ? ””Sono vivi ?” ”No ,nonna ormai è da molto che non ci sono più ”E si ,c’è un sacco di gente che è morta giovane!”
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