Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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GUERRA

Post n°1786 pubblicato il 20 Marzo 2011 da ossimora
 



 
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Commenti al Post:
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 00:22 via WEB
Sola rispetto a chi? Varrebbe se facessimo parte concretamente, in maniera fattiva e riconosciuta, di un qualche consesso internazionale. In realtà l'immagine spiega bene ciò che c'è nella testa dei "governanti occidentali" rispetto a cosa è Europa e cosa è Africa. Non c'è bisogno di portaerei nel Mediterraneo, è sufficiente il nostro stivale e le Alpi danno una bella mano per mettere al riparo chi prende le decisioni da chi le subisce. Immagino che bella figura abbiamo fatto alla riunione di Parigi... tutti i convenuti con le loro belle carte geografiche e i loro piani strategici e noi a dire: occhei, don't uorri, se po fà!!!
(Rispondi)
 
 
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 00:29 via WEB
Ricordi cosa ti dicevo qualche giorno fa? Ecco, il cerchio si è chiuso. Il Mediterraneo dei commerci trasformato in tomba per disperati in cerca di libertà oggi è tornato ad essere uno sporco campo di battaglia.
(Rispondi)
 
 
 
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 00:31 via WEB
Spero per domani che non sbaglino la mira come ai tempi di Ustica...
(Rispondi)
 
 
 
 
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 00:32 via WEB
Se dovesse servire ricordati cosa ho tra la posta sulla scrivania...
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
sonno il 20/03/11 alle 02:13 via WEB
tslf
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Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 20/03/11 alle 13:24 via WEB
Rivedendo a mente fresca la cartina (che ieri sera, dopo una chiacchierata di due ore con un'amica, proprio di tutto questo) - non ci ho dormito per sta cartina Anto', mi aiuti a pensare, riflettere e rafforzare, quel che già leggo di mio.. Mi domando, così semplice semplice, ma AVEVAMO LA POSSIBILITA', di tirarci indietro? cIoè, potevamo fare come la Germania? O non possiamo? insomma, dobbiamo "METTERE A DISPOSIZIONE" la penisola, per via della perdita dell'ultima guerra mondiale? oppure perchè ci servono le risorse? oppure, perchè siamo troppo vicini alla libia e dobbiamo fare la nostra parte? ma siamo in democrazia, ma perchè nessuno ci ha interpellato per chiedere se eravamo d'accordo o meno su questa guerra?
(Rispondi)
 
 
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 00:34 via WEB (Rispondi)
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 20/03/11 alle 13:28 via WEB
grazie per questo articolo. Quindi è solo un fatto geografico strategico e legato anche alle nostre vicissitudini storiche - siamo una base americana. Ma, non è troppo semplice? Non si poteva, "chiamarci fuori" almeno dalla guerra, e chiedere, invece un interento UMANITARIO per la Sicilia? Un assetto diplomatico da inviare in LIBIA? Ma è solo la guerra che siamo capaci di fare?
(Rispondi)
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 20/03/11 alle 00:56 via WEB
siamo messi maluccio.....
(Rispondi)
 
primodisette
primodisette il 20/03/11 alle 07:07 via WEB
non siamo certo in una buona posizione, visti i fatti... Speriamo si esaurisca presto, altrimenti non basteranno gli ombrelli per riparaci! Kiss, Renato.
(Rispondi)
 
Fajr
Fajr il 20/03/11 alle 08:23 via WEB
Fiumicino... no carica tel.... grrrrr.... sistema ricarica bloccato.... grrrr... volo x B. ore 10.15... :*****
(Rispondi)
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
fajralvolo il 20/03/11 alle 08:33 via WEB
Ricaricato. Tutto Ok :****
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
bepo il 20/03/11 alle 10:41 via WEB
Poche settimane fa, dopo la caduta di Mubarak, del dittatore tunisino Ali e delle insorgenze nello Yemen e negli Emirati, anche i giovani di Tripoli e soprattutto di Bengasi si ribellarono mettendo a mal partito la dittatura di Gheddafi che durava da oltre quarant'anni. L'Occidente non ebbe esitazioni: il caso libico appariva come un altro tassello della rivoluzione nord-africana; al Qaeda era scavalcata da un movimento che vedeva insieme uomini e donne, motivato da uno slogan formidabile: "pane e libertà", al tempo stesso sociale e ideale. Sembrò e in gran parte rimane una svolta storica, un'innovazione profonda che scavalcava il terrorismo di Bin Laden, il fondamentalismo coranico e talebano, aprendo un capitolo inedito nella convivenza delle civiltà. Questa fu la prima e unanime reazione dell'opinione pubblica ed anche delle cancellerie occidentali ma si pose subito il problema della gestione politica della fase successiva all'abbattimento delle dittature. In Egitto l'esercito è sempre stato il perno dello Stato e non poteva che esser l'esercito a gestire la transizione. La storia della Turchia ne forniva l'esempio. In Tunisia mancava la "risorsa" dell'esercito e infatti la transizione si presenta ancora fragile e agitata. La Libia è un caso a sé, assai diverso dagli altri. Il paese è geograficamente immenso, demograficamente assai poco popolato, non arriva a cinque milioni di abitanti. Ricco di petrolio solo parzialmente sfruttato. Da quasi mezzo secolo guidato da Gheddafi con mano di ferro, accortamente populista, spregiudicato, corrotto, avventuroso oltre ogni limite. L'esercito non è che una milizia ben pagata e ammaestrata, con reparti speciali mercenari, una sorta di "legione straniera" assai contundente e feroce. Convincerli alla resa è molto difficile. Alle brutte i mercenari si squaglieranno, la milizia tribale si difenderà fino alla fine. Dopo l'inizio dell'operazione militare resta dunque la domanda: bombardare fino a che punto? Negoziare fino a che punto? * * * Si possono, anzi si debbono bombardare gli aeroporti, abbattere i caccia se si alzeranno o distruggerli a terra, smantellare gli impianti di comunicazione, colpire le truppe se non si ritireranno nelle caserme. Più in là non si può andare. Quanto alla negoziazione si può forse rilasciare un salvacondotto al raìs e ai suoi familiari. Se non ci sta, bisogna abbatterlo, ogni altra soluzione è impensabile, sarebbe fonte di trappole continue e di incontrollabili avventure. A questa strategia vengono opposte due obiezioni. La prima sostiene che il mandato dell'Onu non può violare la sovranità di uno Stato che tra l'altro non ha invaso nessun altro paese. Saddam Hussein aveva invaso il Kuwait però si ritirò subito dopo l'ingiunzione internazionale ma l'armata di Bush in nome dell'Onu lo inseguì fino a Baghdad, lo processò e lo giustiziò. L'Onu di tanto in tanto assume le sembianze di uno Stato mondiale di fronte al quale le sovranità nazionali debbono cedere il passo. È avvenuto di rado ma alcune volte le sue risoluzioni hanno avuto questa valenza. In quante occasioni avremmo voluto l'esistenza di uno Stato mondiale nell'era della globalizzazione? La seconda obiezione è: che cosa avverrà dopo? Una Libia senza un capo, senza una classe dirigente, sarà ancora governabile? Si dividerà in due, in tre, in cinque pezzi? Diventerà preda dei signori della guerra? E il suo petrolio? Le sue città? Le sue aziende? Gli investimenti esteri? I pessimisti temono che la Libia senza Gheddafi sarà un'altra Somalia, nido di briganti e di pirati. È un destino che le ex colonie italiane facciano tutte questa fine? * * * Questa obiezione è più pertinente della prima. Non considera però che anche in Tripolitania e in Cirenaica esiste un ceto evoluto, esiste una rete di aziende produttive, un artigianato folto, una gioventù che aspira a cimentarsi con l'amministrazione e con la politica e una religione che fa da cemento sociale. Bisogna accompagnare questa fase di rinnovamento, aiutarli a costruire uno Stato, un'amministrazione, una rete di commerci e di produzione. La Turchia può aiutare, l'Egitto può aiutare. L'Europa deve aiutare e l'Italia che ha responsabilità notevoli a causa di un antico e di un recentissimo passato con parecchi peccati da scontare. Romano Prodi in una recente intervista ha tracciato una lucida visione del "che fare" nell'Africa mediterranea e in Libia in particolare. Parlava con la duplice esperienza di ex presidente del Consiglio e di ex presidente dell'Unione europea. Proponeva tra le altre cose trattati di associazione dei Paesi africani mediterranei all'Unione europea. Non ingresso nell'Unione per il quale non esistono le condizioni, ma associazione, amicizia istituzionalizzata a vari livelli secondo le condizioni politiche, sociali ed economiche di quei Paesi. Queste proposte andrebbero riprese e messe con i piedi per terra. Il Mediterraneo è stato per millenni il centro del mondo atlantico. In tutte le sue sponde è un mare europeo e ancora di più lo è oggi con l'immigrazione che in questo Ventunesimo secolo cambierà la fisionomia etnica del continente. Flussi di persone e di famiglie, flussi di capitale e di investimenti, flussi culturali e religiosi, conquista di diritti, osservanza di doveri poiché ogni dovere suscita un diritto e ogni diritto comporta un dovere. L'Italia ha una missione da adempiere e una grande occasione da cogliere. Noi ci auguriamo che ne sia all'altezza. Le esortazioni di Giorgio Napolitano ci siano, anche in questo, di insegnamento e di stimolo. In questi mesi la figura del nostro Presidente ha acquistato uno spessore etico e politico che ne fa il punto di riferimento di tutto il Paese. Questa unanimità non è posticcia né retorica, esprime un sentimento e un bisogno. Ci rafforza come nazione. Rafforza i nostri legami europei. Suscita all'estero rispetto e ascolto. Non eravamo più abituati a questa considerazione, avevamo scambiato (alcuni avevano scambiato) la politica delle pacche sulle spalle per considerazione internazionale. Ora non è più così. Abbiamo una guida ed una rappresentanza migliore. Possiamo di nuovo considerare la nostra presenza mediterranea come un punto di forza non solo per noi e per i nostri legittimi interessi nazionali, ma per l'Europa e per l'Occidente.
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 20/03/11 alle 13:34 via WEB
Grazie Bepo, ma con berlusconi al governo, tutto questo è possibile solo in parte. In ogni caso, leggerti mi ha fatto molto bene. Ed è una buona possibilità, che dobbiamo SAPER COGLIERE. DOBBIAMO VOLERLA COGLIERE.
(Rispondi)
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Marco il 20/03/11 alle 19:18 via WEB
l'ITALIA SOLA ;SOTTO PRESSIONE E CON IL GOVERNO PIU' INETTO DEGLI ULTIMI 50 ANNI
(Rispondi)
 
giovanedestra_lecco
giovanedestra_lecco il 20/03/11 alle 23:18 via WEB
Il governo è stato pessimo in politica estera. Dovevamo essere Noi i primi ad attaccare e non i Francesi.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 21/03/11 alle 18:50 via WEB
Il governo è pessimo nella scuola ,nelle leggi sull'etica,nell'ambiente ,nella cultura ,nell'economia:Attaccare ,i francesi..prima ,dopo ;il problema a due giorni dall'inizio dell'operazione "odissea" in Libia ,non mi sembra davvero chi attacca prima o dopo il ,non è un video game anzi più passano i giorni e più mi sembra una cosa sbagliata ed anche i benefici possibili in termini monetari /energetici di un eventuale successo della coalizione occidentale li vedo ben lontani:la guerra è il male assoluto ,su questo sono d'accordo con Gino Strada e non risolve mai i problemi semmai li blocca e li camuffa per un pò poi riemergono in varie forme.Non è che infondo all'Occidente la ribellione dei giovani magrebini mettesse una lieve inquietudine ?Nel mondo i paesi più prosperi e civili sono quelli che hanno conosciuto poche guerre. ( ma dimmi noi con al lettera maiuscola è un errore o una forma di patriottismo...rido)
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angiolhgt
angiolhgt il 21/03/11 alle 19:03 via WEB
la Völkerwanderung è iniziata e noi siamo il molo dell'europa.Non possiamo gestirla che in un modo: quello politico e con una unione europea compatta. Oltre l'accoglienza doverosa dei profughi nella contingenza della situazione attuale di emergenza, servirebbe una piano a medio-lungo termine per gestire un fenomeno che ha bisogno di tempi e modi graduali. Non possiamo respingerli ma possiamo pensare di fare una politica seria con i paesi di origine.In fondo cercano pane e sicurezza, ovvero il diritto alla sopravvivenza nel loro paese e se fossero loro garantiti non fuggirebbero dalla loro terra e dai loro affetti..
(Rispondi)
 
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