Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

vignetta del giorno

 

Area personale

 

 

 Un asterisco: tempo perso

  

**  2 asterischi  : Ok Chewing gum

*** asterischi : si comincia a ragionare 

****  4 astrischi : Da non perdere 

*****  5 asterischi : SUPER!!!

 

blog in inglese

immagine

IL MIO BLOG

IN INGLESE

(più o meno...)

 

Tag

 

Ultime visite al Blog

exiettocassetta2ossimorajigendaisukealf.cosmosmerizeta21bubriskafedechiaraje_est_un_autreQuartoProvvisoriocar.car46Fajrormaliberaanakyn1
 

Ultimi commenti

Bentrornato jei jei
Inviato da: ossimora
il 12/09/2024 alle 19:00
 
Troppe cose che mi fanno salire la rabbia in questo...
Inviato da: jigendaisuke
il 11/09/2024 alle 20:49
 
Interessante
Inviato da: jigendaisuke
il 11/09/2024 alle 20:47
 
Mai letto nulla di Cotroneo
Inviato da: jigendaisuke
il 11/08/2024 alle 23:41
 
Mi pare di avere sentito parlare di qualcosa di simile....
Inviato da: jigendaisuke
il 08/08/2024 alle 20:02
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 320
 

 

 
 
     Blog counter

    Registra il tuo sito nei motori di ricerca

     Blog Directory

Migliori Siti

 

 

 

     Libertarian Political Blogs Blogs - BlogCatalog Blog Directory

 

 

 
« una e cinquantaballa balla ballerina »

nuda

Post n°1885 pubblicato il 01 Marzo 2012 da ossimora
 

 

 

Ghiannis Ritsos 


La disperazione di Penelope



Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;
non erano
gli stracci da mendicante, il travestimento - no;
segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l'astuzia nello
sguardo. Spaventata,
la schiena appoggiata alla parete, cercava una scusa,
un rinvio, ancora un po' di tempo, per non rispondere,
per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent'anni,
vent'anni di attesa e di sogni, per questo miserabile
lordo di sangue e dalla barba bianca? Si accasciò muta
su una sedia,
guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, come
se guardasse
morti i suoi stessi desideri. E "Benvenuto" disse,
sentendo estranea, lontana la propria voce. Nell'angolo
il suo telaio
proiettava ombre di sbarre sul soffitto; e tutti gli uccelli
che aveva tessuto
con fili vermigli tra il fogliame verde, a un tratto,
in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri
e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.

Traduzione di Nicola Crocetti

 

 

 

Poeti greci del Novecento
a cura di Nicola Crocetti
e Filippomaria Pontani
Arnoldo Mondadori Editore 2010

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/ossimora/trackback.php?msg=11110943

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 01/03/12 alle 00:40 via WEB
ma insomma, nessuno torna a casa e lei, è disperata??? Mah!
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 07:20 via WEB
Ma si , Ritsos ha fatto n bello spostamento di punto di vista...
(Rispondi)
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 11:26 via WEB
una variazione "sul tema", molto particolare, ben scritta e calzante, a varie situazione differenti dal mito e dall'epica. Un sorriso (dentro) che fuori.. nonostante il sole.. ma ci si prova sempre no?
(Rispondi)
 
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 11:26 via WEB
e bello il quadro (come sempre)
(Rispondi) (Vedi gli altri 3 commenti )
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 15:35 via WEB
Nei miei giri in rete avevo trovato questa immagine un po' di tempo fa e l' avevo messa via ...avevo anche incominciato a scrivere una storia sul fatto che le donne troppo spesso sono nude con degli uomini sempre fin troppo allacciati ...poi prendeva un po' troppo la mano la femminista militante ed ho lasciato perdere...
(Rispondi)
 
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 16:50 via WEB
non so' perchè, quando una dice le cose come sono (nella realtà) debba esser presa per femminista militante ... altro che femminismo militante qua! sulle donne nude e gli uomini allacciati, ci sarebbe da scrivere non un saggio ma cento.. il fatto è che gli uomini vogliono le donne sempre più nude per le loro perversioni, e quando poi, le donne si mostrano in altre nudità - la loro anima e il loro cuore, e sfidano con coraggio distanze e paure, essi si ritraggono ed erigono distanze grandi come i muri dei castelli più gotici... e, come in tutte le strategie, vince chi fugge, sempre. Una donna, VERA, mai fugge, al limite si dissolve. Come l'acquarello di quella poesia di ann sexton. un bacio
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 22:01 via WEB
Guarda Roby che io non ho usato affattoi l termine "femminista" in maniera negativa , ci mancherebbe , io sono stata socia fondatrice di un collettivo femminista Rosa Luxemburg ,del quale ho un ricordo meraviglioso ,poi ho sempre detestato le donne che affermano ... " ....io non son femminista" , mi e' sempre sembrata un' idiozia. Intendevo dire che la mia scrittura l' avrei voluta fluida, articolata , un po' trasognata ed invece mi venivano soltanto cose troppo prosaiche.certo ...quella nudità certo..
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 11:27 via WEB
veramente jan luc, lei è disperata, proprio perchè "nessuno" è tornato a casa! ... ...
(Rispondi)
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 11:27 via WEB
e ha capito "tutti gli errori" grazie anto', fai riattivare il neurone solitario...
(Rispondi)
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 15:26 via WEB
Eh...si Cara Roby , lei magari dopo mesi e notti e giorni di attesa si aspettava ancora l Ulisse di quei sogni ed invece...
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 16:51 via WEB
sono sempre più convinta che i sogni debbano sempre un pò calzare con la realtà, per evitare poi certi risvegli!
(Rispondi)
 
Fajr
Fajr il 01/03/12 alle 11:30 via WEB
Povera.... per vent'anni era rimasta attaccata al ricordo di un uomo che nel frattempo non c'era più... Comunque, a parte Ripsos, Omero è un grande! Le pagine dedicata a Penelope che "si dà tempo" per convincersi che quel mendicante assassino sia davvero il suo amore tanto atteso sono formidabili in tutti i sensi.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 15:32 via WEB
Ritsos ...si si Omero o chi per lui senza dubbio ha scritto grande proesia ...ma devo dire che questa ottica di spostamento delle emozioni l'ho trovata molto molto interessante ...il contrasto eterno fra l'aspettativa e la riduzione della realtà
(Rispondi)
 
ziryabb
ziryabb il 01/03/12 alle 16:07 via WEB
Lo stratagemma del telaio usato da Penelope per ritardare il momento della scelta è simile a quello usato da Shshrazad con Shahriyar raccontandogli 200 storie in mille e una notte per sopravvivere. Omero e l'autore de Le mille e una notte avevano ai loro tempi decretato l'emancipazione delle donne.
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 01/03/12 alle 16:52 via WEB
:-)
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 21:52 via WEB
Ah...si ,vero Sherazade e Penelope ...
(Rispondi)
 
angiolhgt
angiolhgt il 01/03/12 alle 20:29 via WEB
il romantico amore: impossibile, ostacolato, furtivo, fatto di attesa e di desiderio e gusto del piacere per lo struggimento dell'attesa nella lontananza. Quando finalmente amor al nido giunge, subito si pantofolizza nella prosa quotidiana. Anche nei film romantici dopo la peripezia amorosa, il finale - catastrofe, si inconfetta nella pietosa bugia "e vissero felici e contenti"
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 01/03/12 alle 21:48 via WEB
CHe belle invece le "GRANDI COPPIE DI LUNGO CORSO" ehi...cinico tv....la catastrofe e che cazz!!!!mi sembra che lo sfogo di un Ritsos (peraltro sotto i colonnelli all'epoca )che ci ha regalato una Penelope meno ingessata e più problematica poco abbia a che vedere col romanticismo , così come ben poco ha a che vedere col romanticismo il finale fiabesco del "vissero felici e contenti " che fa scintillare di gioia gli occhi dei bambini ..e non solo per fortuna.
(Rispondi)
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 02/03/12 alle 11:28 via WEB
infatti!! la mia era una lettura del senso della poesia..disincantato e penso che il poeta in fondo più che di penelope parli di sè ..mme bovary c'est moi!!
(Rispondi)
 
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 02/03/12 alle 11:30 via WEB
infatti più antiromantico nel senso lialesco di così!
(Rispondi) (Vedi gli altri 1 commenti )
 
 
 
 
ossimora
ossimora il 02/03/12 alle 22:14 via WEB
Il poeta scrisse questa poesia nel 1968, durante un periodo di deportazione cui fu condannato dal governo greco per la sua militanza nello schieramento di sinistra. Furono anni di sofferenza e angoscia per Ritsos. La poesia divenne per lui l’unico mezzo di rivendicazione della propria dignità. La “Penelope” presenta tutte le caratteristiche delle altre poesie di Ritsos, contenute nella raccolta “Pietre, Sbarre, Ripetizioni”. Anche queste, infatti, ripetono e reinterpretano antichi miti classici che l’autore, proprio perché di nazionalità greca, sente particolarmente, addirittura come parte integrante del suo essere, ma che costituiscono anche un motivo per una fuga nel passato, giustificata da un presente tragico e disperato di prigionia, violenza, umiliazione. Il passato a cui allude Ghiannis Ritsos è un mondo mitologico che, però,  non è idealizzato; esso, al contrario, diventa uno specchio in cui si riflette una dolorosa immagine del presente. Penelope è stata sempre considerata il modello della sposa fedele e sottomessa, ma avveduta; il fatto che metta alla prova Odisseo era giudicato come un segno di prudenza. Secondo Ritsos, invece, Penelope riconosce Odisseo a prima vista. Ella identifica il marito da alcuni “segni evidenti”. Viene menzionata la cicatrice sul ginocchio, fondamentale nel poema omerico, ma qui posta in secondo piano rispetto al vigore e all’astuzia, le caratteristiche principali della personalità di Odisseo. In questo modo, ignorando il famoso episodio della “prova” del letto matrimoniale, Ritsos sorvola sul problema della diffidenza di Penelope, per soffermarsi, invece, sulla sua stupefacente reazione. La donna, infatti, è spaventata. Si aspettava che Odisseo tornasse, bello e giovane, a liberarla dalla situazione intollerabile in cui si trovava a causa dei Proci, per portarle finalmente la gioia: solo in questo momento, vedendosi davanti un uomo invecchiato, vestito da mendicante e sporco di sangue, si chiede se il suo desiderio di lui non fosse causato solamente dall’avversione per i Proci. Capisce che, mentre finora  aveva avuto la possibilità di contrastare i pretendenti con la sua libertà di non scegliere, ossia con lo stratagemma della tela tessuta di giorno e disfatta di notte, ora non può ribellarsi ad Odisseo, suo legittimo marito. Si appoggia alla parete, come se si sentisse svenire: Odisseo l’ha messa letteralmente con le spalle al muro poiché – consapevole di non poter esternare in alcun modo lo sconcerto che prova nel cuore – non sa cosa dire: ecco il silenzio. Poi, priva di forze, si getta su una sedia in un’atmosfera livida e carica di tensione. Finalmente, con un sottile filo di voce dice, quasi fosse obbligata: “Benvenuto”. La sua voce, però, suona estranea e lontana alle sue stesse orecchie, poiché i suoi sentimenti sono l’esatto contrario di ciò che questa parola esprime. Guarda i cadaveri dei Proci “come guardasse morti i suoi stessi desideri”, non perché volesse i Proci ma perché, quando essi erano vivi e l’assediavano, tormentandola con le loro prepotenze, poteva cullarsi nelle sue fantasie, idealizzando il marito e immaginando il suo ritorno come il momento più bello della sua vita: l’impatto con la realtà ha invece spezzato bruscamente ogni sua illusione. Ricorda di aver tessuto tele con fili rossi (simbolo di vita) e verdi (simbolo di speranza), progettando per se stessa un’esistenza migliore e felice non appena lo sposo fosse tornato. Adesso, invece, quello stesso telaio, che prima era il suo alleato e la sua unica arma contro i Proci, proietta sul soffitto ombre di sbarre, simbolo della sua prigionia: d’ora in poi, fino alla morte, non sarà altro che la moglie di Odisseo, intenta a tessere – perché questa è l’unica occupazione destinata alle donne – ed utilizzerà fili grigi (simbolo di monotonia) e neri (simbolo di disperazione e dolore), senza più lo scopo di difendersi o la speranza di evolvere
(Rispondi)
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 02/03/12 alle 16:25 via WEB
capita anche senza toccare il tema dell'amore. capita di essere particolarmente delusi proprio quando l'attesa e il desiderio dietro l'attesa erano grandi
(Rispondi)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963