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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« una e cinquantaballa balla ballerina »

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Post n°1885 pubblicato il 01 Marzo 2012 da ossimora
 

 

 

Ghiannis Ritsos 


La disperazione di Penelope



Non è che non lo riconobbe alla luce del focolare;
non erano
gli stracci da mendicante, il travestimento - no;
segni evidenti:
la cicatrice sul ginocchio, il vigore, l'astuzia nello
sguardo. Spaventata,
la schiena appoggiata alla parete, cercava una scusa,
un rinvio, ancora un po' di tempo, per non rispondere,
per non tradirsi. Per lui, dunque, aveva speso vent'anni,
vent'anni di attesa e di sogni, per questo miserabile
lordo di sangue e dalla barba bianca? Si accasciò muta
su una sedia,
guardò lentamente i pretendenti uccisi al suolo, come
se guardasse
morti i suoi stessi desideri. E "Benvenuto" disse,
sentendo estranea, lontana la propria voce. Nell'angolo
il suo telaio
proiettava ombre di sbarre sul soffitto; e tutti gli uccelli
che aveva tessuto
con fili vermigli tra il fogliame verde, a un tratto,
in quella notte del ritorno, diventarono grigi e neri
e volarono bassi sul cielo piatto della sua ultima pazienza.

Traduzione di Nicola Crocetti

 

 

 

Poeti greci del Novecento
a cura di Nicola Crocetti
e Filippomaria Pontani
Arnoldo Mondadori Editore 2010

 

 

 
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