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Creato da ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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C’erano una volta ,sulla terra ,i creatori di giardini e di cose,di fontane e di rose ,di favole ,di canti ,di consolazione.
Ora dovunque imperano i Distruttori .
Essi pongono il sigillo del potere umano -spoliazione e macello –su ogni umile vita.
Tutto il Respiro materno della terra avviano verso i Cimiteri dell’industria ,da cui procederà il riempimento dei ventri umani,e proseguirà il decadere per droga ,mangime e reale immobilità (tutti sono IMMOBILI ,malgrado il continuo viaggiare )procederà il decadere delle fonti .
Pensare ,sentire,l’umanità non può più.
E’ Copia estensione illimitata di copie (della umanità svanita) vuole sopravvivere e nulla più…
Da:In sonno e in veglia (A.M.Ortese.)
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Uscendo, Eugenia aveva inciampato nello scalino.
- Vi ringrazio, zi´ Nunzia, - aveva detto dopo un poco; - io sono sempre scostumata con voi, vi rispondo, e voi così buona mi comprate gli occhiali...
La voce le tremava.
- Figlia mia, il mondo è meglio non vederlo che vederlo, - aveva risposto con improvvisa malinconia Nunziata.
Neppure questa volta Eugenia le aveva risposto, Zi´ Nunzia era spesso così strana, piangeva e gridava per niente, diceva tante brutte parole e, d´altra parte, andava a messa con compunzione, era una buona cristiana, e quando si trattava di soccorrere un disgraziato, si offriva sempre, piena di cuore. Non bisognava badarle. Da quel giorno, Eugenia aveva vissuto in una specie di rapimento, in attesa di quei benedetti occhiali che le avrebbero permesso di vedere tutte le persone e le cose nei loro minuti particolari. Fino allora, era stata avvolta in una nebbia: la stanza dove viveva, il cortile sempre pieno di panni stesi, il vicolo traboccante di colori e di grida, tutto era coperto per lei da un velo sottile: solo il viso dei familiari, la mamma specialmente e i fratelli, conosceva bene, perché spesso ci dormiva insieme, e qualche volta si svegliava di notte, e al lume della lampada a olio, li guardava. La mamma dormiva con la bocca a perta, si vedevano i denti rotti e gialli; i fratelli, Pasqualino e Teresella, erano sempre sporchi e coperti di foruncoli, col naso pieno di catarro: quando dormivano, facevano un rumore srano, come se avessero delle bestie dentro. Eugenia, qualche volta, si sorprendeva a fissarli, senza capire, però, che stesse pensando. Sentiva confusamente che al di là di quella stanza, sempre piena di panni bagnati, con le sedie rotte e il gabinetto che puzzava, c´era della luce, dei suoni, delle cose belle; e, in quel momento che si era messa gli occhiali, aveva avuto una vera rivelazione: il mondo, fuori, era bello, bello assai.
(Ortese, A. M., Il mare non bagna Napoli, Milano, Rizzoli, 1975, pp.8-9)
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