Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Essi han sempre cercato di sfuggire / Dall'oscurità interiore ed esteriore / Fino a sognare sistemi talmente perfetti che nessuno avrebbe più bisogno di essere buono./ Ma l'uomo cosi com'è adombrerà sempre ciò che l'uomo pretende di essere. (da Cori dal La Rocca T.S Eliot) Febo era uscito dalla scuola superiore con il massimo dei voti . Nonostante la sua timidezza e la totale incapacità a mettersi in evidenza aveva una volontà di ferro e la sua concezione dell’essere si richiamava ad un senso della responsabilità portentoso in un ragazzo così giovane. Pensava che in ogni cosa della vita occorresse dare il massimo. Considerava la fatica un ingrediente ineludibile della felicità. Avrebbe voluto andarsene subito da quella provincia chiusa e non solo geograficamente infossata e senza sole . Di buono c’erano gli stupendi vini della sua zona ,generosi e profumatissimi . Nelle serate con gli amici ne beveva sempre a sfinimento ed allora diventava ciarliero ,ironico e pieno d’immaginazione. Senza limiti ,in tutto. Iscriversi all’università,mettersi alla prova ,come sempre ,ma la sua era una famiglia proletaria ,non avrebbe potuto pagare i suoi studi fuori sede . Cominciò a lavorare,come ragioniere in un ufficio a due passi da casa .Il datore di lavoro era gentile ,persino un po’ intimorito da quel ragazzo così serio . Gli aveva chiesto di mettersi la cravatta;stava al pubblico, ed in quel periodo un certo tipo di forma era indispensabile. Febo ,non parlava ,lavorava a testa bassa ma mai accettò di vestirsi come gli veniva consigliato. Il capo ,senza insistere platealmente gli faceva trovare una cravatta nuova ogni lunedì sulla scrivania ,lui la guardava ,la prendeva ,la piegava e la riponeva dentro il suo cassetto. Ne aveva accumulate più di cento quando si licenziò .
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