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Les temps perdu

Post n°1306 pubblicato il 19 Settembre 2008 da ossimora
 

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Non ho mai preso in considerazione più di tanto il tempo come categoria discriminatoria fra le persone e non in senso meramente ideologico; è stato sempre  per me proprio una cosa istintuale , naturale,automatica .

 Nel lavoro ,nelle amicizie ,ovunque mi trovi a relazionarmi con le persone mai mi sono preoccupata di catalogare la gente secondo l’età e/o tanto meno di “inquadrarla” o definirla da subito per questioni anagrafiche.

Questo mi ha permesso di entrare in una realtà lavorativa quando avevo venti anni e trovarmi accanto a persone prossime alla pensione ,divertirmi,imparare ,collaborare con loro e diventarne amica.

Lo stesso nei gruppi amicali ,mi capita di essere assieme assieme a  ragazzi dell’età di mia figlia a bere e chiacchierare ed ancora ad imparare  ed a divertirmi.

L’intersecarsi delle stratificazioni esperienziali di tutti è essere fuori dai ghetti ,dai pensieri coatti e stereotopi .dai deja vu.

Ghetti che mi sembra di percepire sempre più  attorno e che per nulla mi piacciono,anzi aumentano la claustrofobia.

 
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elioliquido
elioliquido il 20/09/08 alle 01:08 via WEB
Quasi sempre le relazioni tra persone comportano conflitti tra gli "interessi" dell'una o dell'altra parte. A volte è semplicemente avere l'ultima in una discussione, mentre altre è accettare l'essere stati fregati da un negoziante, accontentandosi di una lezione da memorizzare. Il più delle volte si risolvono con un accomodamento, un (parziale) cedimento da parte di una o di entrambe. Si cede qualcosa del proprio interesse, ovvero si concede di essere in svantaggio, purché il rapporto si mantenga entro certi toni. Sopportando una crisi isterica di qualcuno per cui si nutre comunque un certo trasporto, oppure anche litigando verbalmente con qualcun altro, ma comunque con un'attenzione alle parole, tale da evitare che il confronto degeneri (a botte o magari a pistolettate). Sono situazioni paradossali, che contengono due (almeno) elementi da salvaguardare, che però si escludono a vicenda e uno solo può essere fatto salvo, o entrambi ma solo se mutilati. In molti ambiti in cui prima era così, oggi sembra che ci sia un'inversione di priorità, e che tra il proprio interesse e il mantenimento di una possibile apertura con la controparte, si privilegia il primo. Diciamo che c'è sempre stato, ma che oggi è accentuato. Negli ultimi lustri c'è stato poi un aumento del nervosismo, dove siano contrapposti partiti, categorie sociali, e simili. Sulle cause del nervosismo ingiustificato (nella sua "dimensione", quantità), a livello personale, mi sto facendo un'idea che, in due parole, lo collega a certi falsi doveri cui l'uomo (occidentale, almeno) si sente in dovere di corrispondere. E forse questo vale anche a livello collettivo. Poi, siccome nel gruppo, nella massa, si viene trascinati, è possibile che questa cosa abbia subito un'accelerazione causata proprio dal separarsi in schieramenti. All'interno degli schieramenti si autoalimentano le argomentazioni, pro e contro, troppo spesso con contraddittorio inconsistente. Sono compartimenti stagni ed è difficile chiamarsene fuori, anche se se ne ha la volontà, perché occorre anche imparare a individuarne i segnali, e se poi si è stanchi o si hanno anche altri fastidi di cui doversi occupare, la disponibilità si riduce. Se non se ne ha la volontà, chiudersi in una cellula impermeabile è una strada in discesa. Ciao
 
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