Aggiornamento in Infettivologia: Infezione ricorrente da Clostridioides difficile

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SER-109, una terapia del microbioma orale per l’infezione ricorrente da Clostridioides difficile

Le attuali terapie per l’infezione ricorrente da Clostridioides difficile non affrontano il microbioma perturbato, che supporta la germinazione delle spore di Clostridioides difficile in batteri produttori di tossine.
SER-109 è un microbioma terapeutico sperimentale composto da spore di Firmicutes purificate per il trattamento dell’infezione ricorrente da Clostridioides difficile.
È stato condotto uno studio di fase 3, in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo in cui i pazienti che avevano avuto tre o più episodi di infezione da Clostridioides difficile ( incluso l’episodio acuto qualificante ) hanno ricevuto SER-109 o placebo ( 4 capsule al giorno per 3 giorni ) dopo il trattamento antibiotico standard.
L’obiettivo primario di efficacia era mostrare la superiorità di SER-109 rispetto al placebo nel ridurre il rischio di recidiva dell’infezione da Clostridioides difficile fino a 8 settimane dopo il trattamento.
La diagnosi mediante test delle tossine è stata eseguita all’ingresso dello studio e la randomizzazione è stata stratificata in base all’età e all’agente antibiotico ricevuto.
Clostridioides difficile.
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Aggiornamento in Infettivologia: Infezioni fungine nei pazienti COVID

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Infezioni fungine nei pazienti ventilati meccanicamente con COVID-19 durante la prima ondata: studio MYCOVID

I pazienti con forma grave di COVID-19 sono emersi come una popolazione ad alto rischio di infezioni fungine invasive.
Tuttavia, la prevalenza delle infezioni fungine invasive non è stata ancora valutata in ampie popolazioni di pazienti ventilati meccanicamente.
Sono stati identificati prevalenza, fattori di rischio e mortalità associati alle infezioni fungine invasive nei pazienti ventilati meccanicamente con COVID-19 in terapia intensiva.
È stato condotto uno studio di coorte osservazionale nazionale multicentrico in 18 Unità di terapia intensiva francesi.
Sono stati arruolati retrospettivamente e prospetticamente pazienti adulti di età maggiore o uguale a 18 anni con infezione da SARS-CoV-2 confermata da RT-PCR e che richiedono ventilazione meccanica per sindrome da distress respiratorio acuto, con tutti i dati di follow-up demografici, clinici e biologici anonimizzati e raccolti.
I pazienti sono stati sistematicamente sottoposti a screening per i microrganismi fungini respiratori una o due volte a settimana durante il periodo di ventilazione meccanica fino alla dimissione dalla terapia intensiva.
L’esito primario era la prevalenza di infezioni fungine invasive in tutti i partecipanti idonei con un minimo di tre campioni microbiologici sottoposti a screening durante il ricovero in terapia intensiva, con aspergillosi polmonare associata a COVID-19 ( CAPA ) accertata o probabile ( pr/pb ) classificata secondo le recenti definizioni ECMM/ISHAM.
Gli esiti secondari erano fattori di rischio di aspergillosi CAPA accertata o probabile, mortalità in terapia intensiva tra i gruppi aspergillosi CAPA accertata o probabile e CAPA non-accertata o non-probabile e associazioni di aspergillosi CAPA accertata o probabile e variabili correlate con la mortalità in terapia intensiva, identificate dai modelli di regressione.

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Valutazione dell’uso precoce di antibiotici nei pazienti con forma non-grave di COVID-19 senza infezione batterica

L’impiego degli antibiotici era comune in alcuni Paesi durante la fase iniziale della pandemia del coronavirus 2019 ( COVID-19 ), ma manca una valutazione adeguata.
Uno studio ha valutato l’effetto dell’uso precoce degli antibiotici nei pazienti con COVID-19 in forma non-grave, ricoverati, senza infezione batterica.
Questo studio di coorte retrospettivo multicentrico ha riguardato 1.373 pazienti ricoverati con COVID-19 non-grave e senza infezione batterica.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi in base alla loro esposizione agli antibiotici entro 48 ore dal ricovero.
Gli esiti erano la progressione a forma grave di COVID-19, la durata della degenza superiore a 15 giorni e il tasso di mortalità.
Durante il periodo di follow-up di 30 giorni, la percentuale di pazienti che sono passati alla forma grave di COVID-19 nel gruppo uso precoce degli antibiotici è stata quasi 1.4 volte quella del gruppo controllo.
Nel modello a effetti misti, l’uso precoce di antibiotici è risultato associato a una maggiore probabilità di sviluppare forma grave di COVID-19 e di rimanere in ospedale per più di 15 giorni.
Non è stata rilevata alcuna associazione significativa tra l’uso precoce di antibiotici e la mortalità.
L’analisi con coorti abbinate al punteggio di propensione ha mostrato risultati simili.
Nell’analisi dei sottogruppi, i pazienti che ricevevano qualsiasi classe di antibiotici erano maggiormente a rischio di esiti avversi per la salute.
L’Azitromicina non ha migliorato la progressione della malattia e la durata della degenza nei pazienti con COVID-19.
Dallo studio è emersa la raccomadazione di evitare l’uso di antibiotici a meno che non sia assolutamente necessario nei pazienti con forma non-grave di COVID-19, in particolare nelle fasi iniziali.( Xagena2022 )
Yin X et al. Int J Antimicrob Agents 2022;59(1):106462.doi: 10.1016/j.ijantimicag.2021.106462

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Effetti del virus SARS-CoV-2 sul nervo vago & sintomi del long-COVID

Da una ricerca è emerso che diversi sintomi del long-COVID potrebbero essere collegati agli effetti del coronavirus sul nervo vago.
Il nervo vago parte dal midollo allungato e si porta, attraverso il foro giugulare, verso il basso nel torace e nell’addome. Svolge un ruolo in diverse funzioni dell’organismo che controllano la frequenza cardiaca, la parola, il riflesso del vomito, la sudorazione e la digestione.
Dallo studio è emerso che le persone con long-COVID potrebbero andare incontro a problemi a lungo termine a livello di voce, difficoltà a deglutire, vertigini, battito cardiaco elevato, pressione sanguigna bassa e diarrea. ( CONTINUA SU INFETTIVOLOGIA.NET )

 

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I risultati di uno studio clinico, coordinato da ricercatori del …

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Aggiornamento in Infettivologia: Fluorochinoloni

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Sicurezza neurologica: fluorochinoloni versus alternative terapeutiche

I fluorochinoloni, una delle classi di antibiotici più comunemente prescritti, sono stati implicati in eventi avversi del sistema nervoso centrale ( SNC ) e del sistema nervoso periferico ( SNP ), evidenziando la necessità di studi epidemiologici sulla sicurezza neurologica dei fluorochinoloni.
Lo scopo dello studio è stato quello di valutare la sicurezza dei fluorochinoloni per quanto riguarda il rischio di disfunzione neurologica diagnosticata. …..

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Aggiornamento in Infettivologia: Inibitori del sistema renina-angiotensina & COVID

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Inibitori del sistema renina-angiotensina & COVID: interruzione o continuazione ?

L’ingresso del virus SARS-CoV-2 nelle cellule umane dipende dall’enzima di conversione dell’angiotensina 2 ( ACE2 ), che può essere sovraregolato dagli inibitori del sistema renina-angiotensina ( RAS ).
È stata esaminata l’ipotesi secondo cui l’interruzione del trattamento cronico con ACE-inibitori ( ACEI ) o bloccanti del recettore dell’angiotensina II ( ARB; sartani ) attenui il decorso della COVID-19 di recente insorgenza.

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Aggiornamento in Infettivologia: ACE inibitori & COVID

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COVID-19: interruzione versus continuazione degli inibitori del sistema renina-angiotensina. Studio ACEI-COVID

L’ingresso del virus SARS-CoV-2 nelle cellule umane dipende dall’enzima di conversione dell’angiotensina 2 ( ACE2 ), che può essere sovraregolato dagli inibitori del sistema renina-angiotensina ( RAS ).
È stata esaminata l’ipotesi secondo cui l’interruzione del trattamento cronico con ACE-inibitori ( ACEI ) o bloccanti del recettore dell’angiotensina II ( ARB; sartani ) attenui il decorso della COVID-19 di recente insorgenza.
ACEI-COVID era uno studio a gruppi paralleli, randomizzato, controllato, in aperto, condotto in 35 Centri in Austria e Germania.
Sono stati arruolati pazienti di età pari o superiore a 18 anni che presentavano una recente infezione sintomatica da virus SARS-CoV-2 e venivano trattati cronicamente con inibitori ACE o sartani.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale all’interruzione o alla continuazione dell’inibizione di RAS per 30 giorni.

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La sospensione degli Ace inibitori e dei sartani non ha avuto effetti significativi sulla gravità massima di COVID-19 ma può portare a una guarigione più rapida e migliore

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COVID-19: interruzione versus continuazione degli inibitori del sistema renina-angiotensina. Studio ACEI-COVID

L’ingresso del virus SARS-CoV-2 nelle cellule umane dipende dall’enzima di conversione dell’angiotensina 2 ( ACE2 ), che può essere sovraregolato dagli inibitori del sistema renina-angiotensina ( RAS ).
È stata esaminata l’ipotesi secondo cui l’interruzione del trattamento cronico con ACE-inibitori ( ACEI ) o bloccanti del recettore dell’angiotensina II ( ARB; sartani ) attenui il decorso della COVID-19 di recente insorgenza.
ACEI-COVID era uno studio a gruppi paralleli, randomizzato, controllato, in aperto, condotto in 35 Centri in Austria e Germania.
Sono stati arruolati pazienti di età pari o superiore a 18 anni che presentavano una recente infezione sintomatica da virus SARS-CoV-2 e venivano trattati cronicamente con inibitori ACE o sartani.
I pazienti sono stati assegnati in modo casuale all’interruzione o alla continuazione dell’inibizione di RAS per 30 giorni.
L’esito primario era il punteggio massimo di valutazione dell’insufficienza d’organo sequenziale ( SOFA ) entro 30 giorni, in cui la morte è stata valutata con il punteggio SOFA massimo ottenibile.
Gli endpoint secondari erano l’area sotto il punteggio SOFA aggiustato per la morte ( AUC SOFA ), il punteggio SOFA medio, l’ammissione alla terapia intensiva, la ventilazione meccanica e la morte.
Le analisi sono state effettuate su base intention-to-treat modificata. ……

 

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