SALVINI E LA SUA SPALLA, LUIGI DI MAIO

<<Ma chi è Salvini che tiene al guinzaglio di Maio? E chi è Di Maio, così soggetto al padrone?>>. Così Furio Colombo chiude il proprio pezzo di oggi su Il Fatto Quotidiano dall’eloquente titolo, GLI ORDINI DI SALVINI E IL SILENZIO DEI 5S.

Molto probabilmente la stessa domanda se la stanno ponendo gli oltre 11 milioni di elettori, tra cui chi scrive, che il 4 marzo hanno votato M5S. Infatti, da quando è nato, dopo quasi 90 giorni di patemi e sofferenze, il governo gialloverde presieduto dall’illustre sconosciuto professore Giuseppe Conte, l’unica voce governativa che ha iniziato a parlare – in alcuni casi, a straparlare – senza più smettere, amplificata dai media e dai social, è quella del Ministro degli Interni, nonché vice Premier in condominio con il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio, il leghista Matteo Salvini.

Di tutti gli altri membri dell’esecutivo, a iniziare dal capo (?) del governo, nessuna traccia. Seppure bisogna riconoscere a Conte di aver mostrato il pugno fermo nei confronti di Macron  – il Presidente francese aveva definito l’Italia “cinica”, mentre il suo partito En Marche aveva giudicato “vomitevole” la scelta di Salvini di non concedere l’approdo in Italia all’Aquarius – mettendo in discussione il vertice Francia-Italia della scorsa settimana se la Francia non avesse chiesto ufficialmente scusa.

Per quanto invece riguarda Di Maio, ora sotto tiro insieme al suo partito e alla sindaca Raggi  per la vicenda Lanzalone, le sue dichiarazioni sulla vicenda Aquarius sembrano essersi dissolte nell’etere e nella rete, quasi non fossero mai state pronunciate.

Mentre Salvini spopola agli occhi dell’opinione pubblica come un salvatore della patria, rilasciando interviste e tweet spot del tipo “è finita la pacchia”, in riferimento agli immigrati clandestini; “stanno facendo una crociera”, a proposito di 629 migranti imbarcati sull’Aquarius diretta a Valencia dopo il veto del ministro ad attraccare nei porti italiani, la voce del capo pentastellato sembra non risuonare nemmeno più su internet, da sempre luogo di comunicazione prediletto dei grillini, seppure Di Maio si affanni a scrivere post su face book o a rilanciare a sua volta tweet.

L’indifferenza che circonda il Ministro del Lavoro e il suo operato, malgrado l’impegno profuso da Di Maio nella vicenda TIM per evitare la cassa integrazione a 30 mila dipendenti – cosa non da poco! – conferma che il protagonista indiscusso del governo oggi è Salvini. Tutti gli altri,a cominciare da l Premier Conte e, soprattutto Di Maio, è come se fossero dei semplici comprimari.  Delle “spalle” di cui leader leghista sembra poter fare a meno.

Di conseguenza facciamo nostra la chiosa di Furio Colombo: “Ma chi è Salvini che tiene al guinzaglio Di Maio? E chi è Di Maio, così soggetto al padrone?”

SALVINI E LA SUA SPALLA, LUIGI DI MAIOultima modifica: 2018-06-17T12:12:12+02:00da kayfakayfa
  1. A dire il vero le risposte sono semplici. Chi è Salvini. Un politico di professione, nato e cresciuto in politica, e di cui conosce tutti gli aspetti più nascosti, al punto da tenersi da parte fino a che non ha capito che era arrivato il suo momento. Capace di mantenere il giusto equilibrio nella crisi post elettorale, senza mai alzare i toni contro nessuno, compreso Mattarella. Capace di dare il contentino del capo del governo (

  2. Ho sempre ritenuto dubbio l’affanno di suggellare l’escalation pentastellato con una azione di governo come pietra d’angolo di un nuovo pensiero politico da proiettare nel futuro.
    In realtà ho sempre più pensato che questa azione trovi una migliore spiegazione nel fatto che non consolidando le esperienze 5S nella politica attiva dal 2013 ad oggi (valore assolutamente ragguardevole ) si sarebbe esaurita, perchè andava ad infrangersi sulla regola pentasrellata dei due mandati. Se fosse rimasta all’opposizione avrebbe sicuramente aumentato il suo consenso politico, ma avrebbe perso l’esperienza politica degli appassionati conquistatori del parlamento, lasciando il futuro del movimento nelle mani dei nuovo eletti senza una selezione preordinata della futura classe dirigente. Lasciava molto al fato l’emergere di nuove personalità di valore come Di Maio, Di Battista, Taverna, Fico, Toninelli etc. Sarebbe potuto succedere la stessa cosa nella prossima legislatura? Forse no, allora meglio concludere questa forza esperienziale e sigillare l’operato di un decennio, nell’idea che così si possa eregere una ideologia politica per i prossimi 10 anni. Il dubbio mi rimane.