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CAMBIAMENTO

Nell’attesa che l’emergenza sanitaria passi e potremo finalmente tornare – si spera – alla vita di sempre, con un gruppo di amici ci ritroviamo periodicamente in chat per discutere di argomenti vari: oggi la discussione verteva sul CAMBIAMENTO. Di seguito un mio racconto inedito in cui affronto il tema.

“Chi nasce tondo non morirà mai quadrato” ripeteva sempre mio nonno per affermare che un uomo nella vita difficilmente potrà cambiare modo di fare. A sostegno di questa sua certezza, rafforzava il senso del discorso citando un ulteriore detto a lui caro: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”!

A forza di sentirgli ripetere quei motti, a mia volta crebbi maturando la convinzione che davvero un uomo nella vita non potesse mai cambiare. Per cui chi avrebbe avuto la fortuna di nascere genio, lo sarebbe stato a vita, così come chi avrebbe avuto la sventura di nascere con tendenze criminali, sarebbe stato a vita un criminale incallito.

Mai fui sfiorato dall’idea che il cambiamento appartenesse all’evoluzione d’ogni essere vivente per cui, in qualunque momento un uomo lo avesse davvero voluto , avrebbe potuto dare una sterzata in positivo o in negativo alla propria vita.

Man mano che crescevo, quegli aspetti del mio carattere, che agli occhi di tanti erano considerati difetti, per me rappresentavano la carta di identità per cui ne andavo orgoglioso. A quanti, soprattutto le donne, mi accusavano di essere un egoista, un opportunista, un egocentrico rispondevo che quello era il mio modo di essere, non potevo farci nulla.

La sofferenza che arrecavo agli altri con il mio comportamento la reputavo non una mia colpa ma una loro debolezza. Nemmeno per un attimo mi ponevo il problema se non fosse il caso meditassi su me stesso, cercando di individuare eventuali asperità del mio modo di fare, impegnandomi a smussarle al fine di avere un rapporto più armonioso con gli altri.

Quell’atteggiamento di estrema individualità mi portò ad avere successo a livello professionale: in poco tempo, da semplice impiegato, mi ritrovai a ricoprire funzioni dirigenziali. I vertici aziendali mi apprezzavano per la tenacia e la facilità con cui realizzavo gli obiettivi, non creandomi alcun tipo di problema nel fare tabula rasa attorno a me. […]

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