6 in condotta

Bocciati col 5 in condotta: succede allo 0,1 per cento degli studenti - Corriere.it

C’erano una volta le regole, contenute in volumi più o meno corposi a seconda del campo di applicazione, ma tutte aventi un unico denominatore: l’imprescindibilità. Poi, piano piano, delle regole, anche di quelle basilari, ci siamo stufati, convinti d’essere civili quanto basta per l’autogestione. È andata così anche per la scuola, tanto da ridurla al rango di incubatrice di asini svogliati, maleducati e violenti. Proprio lei che per tanti fu maestra di vita. Ora i prof hanno paura e ne hanno ben donde: contro di loro i virgulti, difesi a spada tratta da genitori scellerati, sparano con pistole a pallini e non esitano a usare il coltello. Ma sia chiaro, per la psicologia contemporanea sono studenti disturbati, e quindi intoccabili. Comunque, anche mettendo da parte l’estremismo studentesco, i prof avrebbero bisogno di maggior potere, quello che viene negato loro dallo Stato e da tutta quella schiera di progressisti che si riconosce nell’apertura mentale di Elly Schlein. Alla luce di questo sfacelo, e con buona pace dello sforzo fallimentare di educare senza educare, benissimo la reintroduzione del 6 in condotta. Nel frattempo, però, il personale docente dovrebbe andare a lezione di autorevolezza. Perché, per paradossale che sia, anche il peggiore degli studenti ama il prof che lo ammutolisce senza l’ausilio del 6 in condotta.