Cinderella è tornata

   Stamattina mio fratello c’ha impiegato più del solito prima di rispondere al telefono e quando finalmente mi ha concesso udienza mi ha spiegato che era in giardino a lavorare con vanga e badile. Non che si sia improvvisamente convertito al verde, ma è che non gli resta molto altro da fare con l’attività ferma da due mesi. Dietro l’operosità para-casalinga c’è in realtà lo zampino della moglie che fa di tutto per tenerlo occupato, ché gli uomini sono più soggetti alla depressione, dice. Agli inizi della pandemia anche lui aveva creduto di poter ripartire per Pasqua, mentre oggi gli sembrava una chimera perfino l’estate; gli ho detto di non disperare e mi ha mormorato un sì, come faceva da piccolo. Ora non so se il monosillabo sia stato frutto della credibilità di cui godevo essendo la sorella maggiore oppure se era un modo educato per congedarmi, fatto sta che ha tagliato corto con la scusa di dover finire i lavori prima dell’ora di pranzo. Per quanto mi riguarda, non avendo un giardino ma solo una veranda che però si è già vestita di primavera, dovendo tenere a bada l’inventario dei pensieri, ho riscoperto l’arte della manutenzione della casa e tutta una serie di attrezzi praticamente intonsi, molti dei quali di uso dubbio, tra cui fa capolino, come un matusalemme, un Sidol di cui si indovina  a stento l’etichetta. Di buona lena è già un mese che mi adopero affinché la casa riacquisti l’antico splendore ma lungi dal sentirmi fiera dei risultati, al netto del brusio dell’aspirapolvere, continuo a sentire una coralità di voci indistinte che ripetono: non era così che doveva andare.