Creato da e_d_e_l_w_e_i_s_s il 16/06/2012

C'est la Vie

Il bello, il brutto ... e il così così

Messaggi di Aprile 2017

legalizziamo sì ? no ? ni ?

Post n°573 pubblicato il 28 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

Un mondo senza droghe è un'illusione, per questo va legalizzata
B. Della Vedova

Non conosco drogati felici
L. Pace

Con le droghe non si può essere permissivi
M. Matzuzzi

Non proibizioni ma responsabilità
G. Battistuzzi

La canna è come l’articolo 18, irrilevante
R. Ruggeri

 

 

 

 

Sbarcata alla Camera lo scorso luglio , è subito stato rispedita in Commissione: si tratta della proposta di legge , 3295, sulla legalizzazione della cannabis.
Si articola in pochi punti essenziali.
* è consentita solo ai maggiorenni la detenzione di 5 g.; in casa la soglia si alza fino a 15 g. * è vietato fumarla in luoghi pubblici;
* si possono coltivare per uso personale fino a 5 piante di cannabis, comunicandolo all'ufficio preposto.
* lo spaccio sarà ancora reato. Ma la legge dà il via libera ai cosiddetti cannabis social club, locali dedicati alla coltivazione e alla vendita della cannabis.


La nuova legge consente, previa prescrizione medica il suo consumo per uso terapeutico di qualsiasi patologia legata al dolore laddove i farmaci si sono rivelati inefficaci.

Sta il fatto che se fino allo scorso anno la si importava dall’Olanda, con il nuovo anno è cominciata la distribuzione della cannabis prodotta in Italia dallo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze autorizzato coltivarla a scopo di ricerca e produzione.
Ad oggi  sono 12 sono dodici le regioni che hanno legalizzato l’uso della cannabis terapeutica : Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto.

 

In caso diventasse legge, lo Stato destinerà il 5% del ricavato al finanziamento dei progetti del Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.






















E intanto che se ne discute, a Bari il giudice assolve - perché il fatto non sussiste - un 30enne trovato con 60 grammi di marijuana. Lui, il tabaccaio, è di fede 'rastafariana' e a  casa sua c’è una stanza  con tanto di giradischi  e  musica 'rasta' e dove fuma la canna proprio per meditare.

A Milano, qualche giorno fa , i radicali regalavano semi di marijuana ai passanti: "Piantateli" esortavano.


Sono molti i pro e altrettanti i contro circa la legalizzazione della cannabis.
Anche per scopo terapeutico.


Voi che ne pensate?

Favorevoli alla legalizzazione sì, sempre e comunque, propensi solo a renderla legale per scopi medici o contrari del tutto e senza dubbio di sorta? 

 

 

 
 
 

Roma caput

Post n°572 pubblicato il 25 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

























mon
nezza!

E intanto Roma paga profumatamente la puzza dei rifiuti mentre  l’Austria s'arricchisce due volte.
Partirebbero tre container a tenuta stagna alla settimana destinazione Zwentendorf che attraversano le Alpi per milleeduecentochilometri.
 Ogni carico è di circa 700 tonnellate di rifiuti e costa alla collettività  circa  138 euro a tonnellata più le spese di viaggio.
Facendo due conti,   mentre  Roma spende 14.000.000 di euro l'anno in Austria s'illuminano 170.000 case perché i rifiuti  prodotti dai romani  vengono bruciati e convertiti in gas che genera vapore. Il  vapore, incanalato nella vicina centrale elettrica,  si trasforma  in energia che  va ad alimentare i paesini austriaci.

*Ripulire la capitale spedendo i rifiuti a 1000 chilometri di distanza può sembrare un controsenso, ma rientra negli sforzi dell’Unione europea per aiutare le città a ridurre  la quantità di immondizia che finisce nelle discariche.* dicono e continua il direttore della centrale di smaltimento rifiuti della ENV *Non è assurdo: l’alternativa sarebbe continuare a conferire i rifiuti nelle discariche già stracolme e produrre così emissioni di metano con un forte impatto in termini di emissioni di CO2. E’ molto meglio spedirli.*

E non è la prima volta che succede: ricorderete senz'altro l'inceneritore in Germania che bruciava gli ecoballe napoletani.

Di chi sia la colpa, ormai poco importa.
Città che producono più rifiuti di quanti ne possano gestire; controsensi che diventano normalità ecosostenibili ; amministrazioni che non sanno amministrare.

E' proprio vero che il denaro non ha odore... neppure di immondizia...

 

 
 
 

dalle contrade al

Post n°571 pubblicato il 23 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

























C'erano donne che invasavano gerani e dalie e si raccontavano di ricette e di fertilizzanti; c'erano uomini che battevano il fante e sorseggiavano qualcosa di alcolico. Qualche bambino tirava il pallone in una porta che era una rete dell’orto non ancora arato.
Si respirava un'aria fresca, ieri, attraversando le contrade  con i fiori che abbellivano i davanzali e  percependo quel ritmo lento che poco aveva a che fare con la frenesia della città.
*Che meraviglia -  diceva lei -  Momenti di condivisione, altro che l’incomunicabilità del mio condominio in cui non sai nulla del tuo dirimpettaio e che dal sì al no sull'androne ci si dica "buongiorno!"...come vorrei vivere così: sentirei meno la solitudine. Quella brutta bestia che ti attanaglia dentro.*

Gli replicava lui: *Un esempio bucolico di cohousing.*

Era il 1964, quando un architetto danese,  Jan Gødmand Høyer,  creò in città la prima comunità di cohousing. L' idea piacque e prese piede nei paesi dell'Europa del nord, poi negli Stati Uniti e in Australia. Passarono anni e anche Inghilterra e Germania ne furono affascinate.
 Da qualche tempo il cohousing sta facendo capolino da noi:  anche le istituzioni pubbliche cominciano a interessarsene.
Si dice che  il cohousing comporti degli indubbi vantaggi sia in termini sociali che collettivi, sia in termini personali per i singoli individui o le singole famiglie.

























Ma che cos'è concretamente il cohousing?

E' una coabitazione solidale  con tante abitazioni private complete di tutti i servizi a cui però si affiancano spazi come palestra, piscina, asili, cucina, lavatrici, asciugatrici, orti, auto  comuni.
In poche parole è un modo di abitare e vivere che unisce l' indipendenza e la privacy della propria abitazione con la possibilità di condividere spazi e servizi di e per tutti.
Lo scopo è  di recuperare la socialità coniugandola con il risparmio.
Parrebbe che buona parte degli interessati abbiano un'età compresa fra i 40 e i 50 anni e siano famiglie con tanta voglia di ritrovare relazioni personali che i tempi moderni rischiano o stanno rischiando  di soffocare.
Una piccola comunità autogestita in cui ogni abitante partecipa direttamente e personalmente alla costruzione del 'villaggio'.
Non esistono geriarchie, né lungaggini burocratiche ma solo spirito di gruppo.

Detta così è un' isola felice il cui motto suonerebbe :

                            la felicità è data soprattutto dal senso di comunità e appartenenza.



Verità o utopia, che ne pensate?

Voi ci vivreste in un cohousing? 

 

 
 
 

sondaggiandoci

Post n°570 pubblicato il 19 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

Che i sondaggi abbiano sempre o spesso un margine più o meno consistente di errore ci sta.

In due istogrammi l'Huffington Post ritrae l'Italia e le sue paure. Non quelle personali, ovviamente, ma quelle collettive che coinvolgono un po’ tutti.

Restando fra le cose di casa nostra , il sondaggio dice questo:























Uscendo dai confini e guardando allo scenario mondiale, invece, gli italiani la pensano così:

 

 

 

















Vi ci ritrovate in questi dati riportarti qualche giorno fa?

Che aggiungereste,  togliereste o modifichereste?

 

 
 
 

un successo lungo più di 70 anni

Post n°569 pubblicato il 17 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

Fa parte dei piccoli grandi classici.
Si calcola che siano state vendute oltre 200 milioni di copie nel mondo.
Inizialmente fu scritto in un dialetto  arabo,  hassaniya , sconosciuto ai più  e  parlato nel Sahara del Marocco dove lo scrittore visse per un periodo di tempo.
Subito venne tradotto in inglese e di lì a poco in francese.
Era il 1943.
Un successo lungo 70 anni.
Pagine di favola, di fiaba e di poesia che hanno resistito al tempo e   che sono piaciute così tanto al punto  che "Il Piccolo Principe", capolavoro dello scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, è stato tradotto in  300 lingue diventando così il libro più tradotto dopo la Bibbia e il Corano.

 

Per qualcuno è un libro buonista, soporifero,  fuor dal tempo e dalla realtà.
Per altri una raccolta  di chicche che sa di buono e di valori belli.































Voi
, se l'avete letto, ricordate qualche frase particolarmente significativa?


E se invece non l’avete letto fra quelle frasi  che scorrono ce n'è una che più delle altre vi piace e sentite vera?

 

 

 
 
 

Eierbaum

Post n°568 pubblicato il 06 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

E' una tradizione antica , probabilmente scandinava, o comunque nordica,  che risale al medioevo.
Inneggiava alla nuova stagione che fiorisce ed era di buon auspicio. 

Per alcuni l’albero di Pasqua è detto anche albero della vita perché rappresenta la Resurrezione di Gesù e la redenzione dell'uomo: in un passo della Genesi, infatti,  sta scritto il Signore Iddio fece germogliare l’albero della vita in mezzo al giardino.

E fu proprio in mezzo al suo giardino che un tale Volker Kraft,  nel 1965,   realizzò il primo Eierbaum, cioè l’ albero pasquale decorato con uova addobbando  un piccolo melo con 18 uova di plastica colorata. Man mano che l'albero  cresceva, Kraft aggiungeva qualche uova utilizzando, per risparmiare, le comuni uova da cucina decorate e colorate. Negli anni i suoi figli, diventati adulti,  ereditarono la stessa passione e oggi l'albero conta oltre 10000 uova che pendono dai suoi rami. Un trionfo di colori.






















L’albero pasquale non ha certo la diffusione dell’albero di Natale.

Quasi volesse togliere lo stantio, arreda di aria nuova.
Di solito non è mai opulento, nè sfarzoso. 
E' un insieme di rami, alcuni li preferiscono di ciliegio gemmati, altri semplicemente secchi e arzigolati. Meglio se di ulivo. Poi la fantasia nel decorarli  fa il resto.

Che l’albero pasquale faccia parte parte di un'usanza pagana o legata alla religione poco conta: l’ Eierbaum rappresenta la primavera e la rinascita.

E di ri_nascita e speranza ne abbiamo bisogno davvero, da nord a sud, da est a ovest, di questi tempi …



























Ci si legge dopo Pasqua.

( Libero permettendo, conto di passare dai Vostri blog .

Ho difficoltà ad entrare nei blog, in tutti.)

 

 
 
 

s_velata

Post n°566 pubblicato il 01 Aprile 2017 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

E di' alle credenti di abbassare i loro sguardi
ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare;
di lasciar scendere una copertura fin sul petto
e non mostrare loro ornamenti  ad altri che ai loro mariti, ai loro padri, [..]
E non battano i piedi sì da mostrare gli ornamenti che celano.
Tornate pentiti ad Allah tutti quanti, o credenti, affinché possiate prosperare”
  Corano: Sura XXIV An-Nûr

 

L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio;
la donna invece è gloria dell'uomo.
E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo;
né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo.
Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza
Bibbia : Prima lettera ai Corinzi  11, 7

 

 

Quando nonna mi portava in Chiesa, vedevo vecchie donne inginocchiate che sgranocchiavano il rosario fra Ave  Maria e Pater Noster e si coprivano il capo con il velo.

- Perché ? -   chiedevo a nonna.
- Perché è bene che le donne stiano a capo velato in presenza di Dio.
Elena, tu sei ancora piccina ma quando riceverai il Corpo di Cristo ne avrai uno bianco di velo e quando ti sposerai te ne regalerò uno di bellissimo, ricamato in pizzo, che scenderà sugli occhi e ti incornicerà il contorno del viso. Sarai pura verso il tuo sposo. -

Quel velo non me lo regalò mai.
E un velo, anche se prezioso e ricamato in pizzo,  non l'avrei mai indossato.


Portare il velo integrale nel nostro Paese non è considerato reato.
In qualche comune  sono state introdotte sanzioni amministrative per chi lo portava.
Francia, Belgio e Canton Ticino hanno approvato il divieto del velo islamico che copre il viso in tutti i luoghi pubblici.





















Oggi, lei , bolognese di adozione e originaria dal  Bangladesh, quel velo non lo voleva più portare. Voleva essere come le altre coetanee. Ma per la cultura islamica della famiglia, il velo era un indumento imprescindibile al punto che la mamma  le ha rasato i capelli, quando ha scoperto che appena fuori casa se lo levava passeggiando per la città a capelli scoperti  e lo rimetteva  prima di rincasare.
Come si è conclusa questa triste faccenda è su tutte le prime pagine.
E non metto parola.

Per molti occidentali il velo, sia anche a viso scoperto,  è un insulto alla donna e alla femminilità.

Per altrettanti musulmani è una regola di vita dettata dal Corano e da ancestrali tradizioni.

… chissà qual  è il confine tra regole religiose, cultura e  ataviche  tradizioni,  o fanatismo primordiale, però…

 

 
 
 

 

 

 

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