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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Maggio 2012

Ed' ecco la toppa per il post dell'egocentrismo.

Post n°413 pubblicato il 09 Maggio 2012 da lascrivana

 

A volte un post vuole essere un pugno di rabbia lanciato contro la parete dell'indifferenza per sfondarlo.

A volte vuole essere una valvola di scarico contro un sistema che ci richiede per forza di essere i primi per poter anche mangiare.

Questa società,così complessa,ostile,indifferente,manipolatrice,tende ad isolarci nel nostro paradigma interiore dove l'unica voce che riusciamo ad ascoltare è quella nostra.

Riusciamo a prestare attenzione solo al nostro piccolo universo,dimenticandoci che anche gli altri hanno le nostre stesse ragioni per essere diffidenti.

E' anche vero che nella messaggeria sono abbastanza criptica con gli sconosciuti,ma è altrettanto vero che pubblico tutto il mio contenuto mentale nel blog; e chi ha veramente voglia di conoscermi può farlo in questo contesto che ci raggruppa e allo stesso tempo ci identifica;dove l'individuo emerge più qui che nella società fuori.

Le diverse identità si scambiano idee,opinioni,al di la dell'età e dalla provenienza e anche dalle religioni.

I differenti moti di ribellione che attraversano il mio universo mentale,si possono facilmente riscontrare nei miei post.

Si scatenano sempre delle reazioni a catena che coinvolgono tutti.

E' anche vero che faccio molto attenzione alla ricerca delle parole,perché devono essere sempre dirette senza ferire alcuno;puntano diritti al centro della questione per poterlo risolvere senza danni ulteriori a le qualità che circondano il difetto.

Sono sempre stata diretta e senza peli sulla lingua,anche per quello che mi riguarda personalmente.

Sono molto oculata nella mia strategia,anche se devo ammettere che agisco istintivamente:

Prima di tutto cerco di portarmi allo stesso livello del nocciolo in questione,una volta individuato il mirino lancio la freccia.

Nessuna intenzionalità di fare del male,ecco perché la ricerca delle parole è sempre oculata.

Per questo motivo appaio fredda e razionale,in realtà molte persone le confondono con il rispetto e la sensibilità.

Riconosco che il mio sarcasmo a volte è eccessivo;ma ahimè ho un sacco di difetti anch'io,altrimenti come potrei sconvolgere la vostra vita e la mia naturalmente .°__°.

La verità

Ha sempre avuto un fascino particolare

Seducente ed ammaliante mi ha saputo conquistare

Mi ha trascinato in un circolo vizioso

Avviandomi a ruota libera,senza un attimo di riposo.

Mi stanca,mi stressa mi assottiglia

Mi delizia con la sua nota di meraviglia

Stupita mi trascina nell'oscura mente

Cerca una traccia che mi guidi interiormente

Perché solo al centro dell'universo umano

Si può far luce sulla maschera del comportamento insano

Eh si miei cari perché la menzogna è sempre un difetto

Che non nutre nessuna forma di rispetto.

In pochi casi eccezionalmente si può giustificare

Sugli attori di farse e su chi la verità non sa accettare.

 L@ur@

 

 
 
 

Egocentrismo da Eternauta.

Post n°412 pubblicato il 08 Maggio 2012 da lascrivana

Egocentrismo da Eternauta.

Ci penso su da un paio di giorni e mi sono domandata in cosa consiste realmente.

E' chiaro che soddisfare il mio egocentrismo quì è stato più facile di quanto immaginassi;è bastato che fossi me stessa e il gioco era fatto.

In passato qualcuno ha anche cercato di farmi desistere dallo scrivere dicendo che in fondo quello che postavo non era poi del tutto eccezionale.

Ci ho creduto anch'io e ci credo ancora.

Poi qualcun altro ha intuito questo mio calo di ego e ha pensato bene di ricaricarlo nuovamente.

-Ma perché abbandoni? Sei brava hai talento,magari potresti provare a scrivere un libro e venderlo.-

Li per li sembra che ci creda davvero,poi naturalmente da buon autocritica e auto ironica che mi ritrovo,convengo con me stessa che effettivamente tutto sto talento non c'è.

Un po' di autostima chiaramente la nutro pure,altrimenti avrei dovuto chiudere i battenti e ritirarmi,visto che la mia più grande passione è quella di scrivere;se poi ci aggiungi la mia natura sarcastica,qualcosa di buono riusciamo pure a tirarlo fuori.

In tempi come questi si ha bisogno di far emergere la parte più travolgente e simpatica che abbiamo:sono diventate le nostre migliori armi di difesa.

Mi è anche capitato d'interagire in altri blog sdrammatizzando e polemizzando, donde deviare un po' l'attenzione da quello che è diventata la problematica più grave odierna,causa di diverse forme di depressione: Con me questo sistema ha funzionato,con gli altri un pochino meno.

In effetti qualcuno si è pure offeso per questo mio atteggiamento,forse un po' insolito per i loro gusti.

Ragion per cui ho dovuto frenare l'istinto di rispondere in alcun blog.

L'invidia,la gelosia,il caos, la permalosità e via considerando emerge anche in questo contesto così come nel reale.

E di conseguenza alcune volte il mio intervento è stato catastrofico per i rapporti,tanto è vero che se non sono crollati hanno elevato un muro.

Pazienza;non si può mica piacere a tutti!

Magari alla maggioranza °__°.

Che dite mi candido ?

Interverrò solo nei blog che depositeranno la loro firma sotto questo post, così non rischio di apparire invadente.

Come vedete la fantasia non mi manca,e un altra me la sono pure inventata.

°__*

 

L@ur@.

 

 

 
 
 

Colpevole o innocente? (Parte 10)

Post n°411 pubblicato il 07 Maggio 2012 da lascrivana

 

L'avvocato Mauro Cadetti si recò nel luogo del delitto per cercare eventuali prove sfuggite alle investigazioni,per quanto riguarda il caso di Rachele Minetti.

Aveva dato un occhiata in giro cercando informazioni anche presso i vicini di casa.

Una donna paffuta e con due occhi piccolini da istrice non era stata molto simpatizzante nei suoi confronti;dichiarando che Rachele fosse una persona che stava sempre sulle sue e che aveva la puzza sotto il naso;più volte aveva cercato di fare amicizia con lei ponendole qualche domanda,ma aveva sempre risposto distrattamente dandole poca confidenza.

La signora Bussi aveva proprio l'aria di una grande impicciona,e di quello che era riuscito a capire di Rachele,non gli era sembrato proprio il tipo che stava a perdere tempo con i pettegolezzi.

Si appoggiò alla scrivania di ciliegio rosso nello studio dove era stato commesso l'omicidio del commercialista Zanetti;lo stesso che si prendeva cura delle consulenze di Rachele.

Si lisciò con una mano il ciuffo ribelle nero tirandoselo poi  dietro la testa infilando le dita tra le ciocche setose.

Mise una mano nel taschino della giacca scura di gabardine che indossava, tirò fuori il minuscolo portasigarette tascabile di argento, lo aprii annusandolo un po';gli piaceva tanto l'odore del tabacco.

Poi prese una sigaretta e se l'accese estraendo,sempre dallo stesso taschin l'accendisigari, in argento come il portasigarette,un prezioso monile regalo di Giulia,una sua intima amica.

Sorrise al ricordo di quella chioma corvina corta e delle sue labbra sensuali,ma improvvisamente un altro viso si sovrappose con prepotenza a quello di Giulia,quello mesto e quasi infantile di Rachele;30 anni compiuti da poco da quello che aveva letto nella sua scheda; sembrava poco più di una ventenne,con quei suoi grandi occhi scuri dalle lunghe ciglia nere:uno sguardo profondo e misterioso.

Una bella bocca leggermente carnosa,ben si delineava sotto ad un naso lievemente aquilino che ricordavano tanto quelle divinità greche.

Avrebbe voluto sciogliere i capelli castano scuro,da quello chignon che malamente li tratteneva.

Il suo sguardo diretto gli aveva trasmesso simpatia e trasparenza.

Era certo della sua innocenza,non perché era il suo avvocato difensore e doveva convincersene per forza per garantire la vittoria della causa;ma perché il suo fiuto le suggeriva che lo era davvero.

Aspirò una profonda boccata dalla sigaretta prima di domandare a se stesso se quella donna gli piaceva più di quanto potesse ammettere e voleva a tutti costi pensarla estranea all'omicidio.

Era riuscito a metterlo a disagio,si sentiva scomposto e fuori forma davanti ai suoi occhi.

Per la prima volta non era la giuria che voleva sorprendere con la sua arringa di difesa ... ma lei,Rachele.

Improvvisamente , davanti a quello sguardo profondo e intelligente, tutto scompariva.

Era un caso veramente difficile,di questo ne era assolutamente consapevole,sarebbe stata veramente dura dimostrare la sua innocenza troppe poche prove a sua discolpa.

L@ur@

 

 
 
 

Colpevole o innocente? (Parte 9)

Post n°410 pubblicato il 06 Maggio 2012 da lascrivana

La Dottoressa Claudia Russoni,guardava Costance che passeggiava in cortile dalla finestra del suo studio.

La clinica Russoni era situata in un ampio appezzamento terriero;solo dopo poco chilometri fuori dalla città.

Un grande stabile che occupava diverse abilitazioni sanitarie,oltre alle malattie mentali.

Lo aveva fondato Amedeo Russoni,suo padre,e lei aveva studiato per poter un domani prenderne le redini.

Amava il suo lavoro e i suoi pazienti,in particolare adorava Costance.

Conosceva la sua storia,ma non di certo perché gliela aveva narrata lei;a dire il vero in tutti quegli anni le parole che erano uscite dalla sua bocca si potevano contare sulla punta delle dita.

Sempre taciturna... persa in quel mondo interiore che nessuno aveva mai potuto esplorare o potergli dare anche se solo lontanamente un occhiata.

Bella e dolce Costance,lunghi capelli biondi e ricci,due occhi castano chiari che a volte al sole assumevano la forma di due pagliuzze dorate.

Di carnagione molto chiara e un esile corpicino decisamente ben fatto.

La dottoressa non aveva potuto fare a meno di notare come tutti gli occhi dei dottori e degli infermieri,si posassero ammirati su Costance al suo passaggio.

Tra le altre cose Costance,era ordinata rassettava con cura la sua stanza e si occupava di accompagnare gli anziani nei vari servizi,senza che nemmeno questi glielo richiedessero.

Mandarla fuori dalla clinica,così bella e così vulnerabile,era un rischio che doveva correre per il suo bene.

Aveva scelto con cura il lavoro che avrebbe potuto giovare alla sua problematica più grave,il mutismo che l'aveva pervasa per tutti quegli anni.

Insieme al Dottore Gradosi,suo carissimo amico,avevano trovato l'occupazione ideale.

Conoscendo l'assertività di Costance,quel suo modo innato e sensibile di dedicarsi al prossimo,pensarono bene di affidargli le cure di Cesare Stradi;cieco sin dalla nascita.

Avevano concluso che stare a contatto con un cieco e non parlare,non era possibile;in quanto avrebbe dovuto per forza descrivergli tutto quello che gli girava intorno.

Claudia era certa della riuscita del suo proposito;Costance adorava leggere,non le sarebbe stato affatto difficile descrivere quello che la circondava.

Tirò un sospiro di sollievo;si sentiva soddisfatta per la decisione presa.

Da li a qualche settimana Costance avrebbe dovuto iniziare a prendersi cura di Cesare,era arrivato il momento di scendere in cortile e informarla.

Si diresse decisa verso la porta del suo studio,laccata di bianco proprio come tutte le altre porte della clinica che aveva voluto luminosa con enormi vetrate e le pareti colorate di un verde pastello;le ampie scalinate in marmo bianco erano messi in risalto dalla ringhiera in ferro battuto dipinta di nero.

La dottoressa Claudia,quando era possibile,preferiva scendere per le scale piuttosto che prendere l'ascensore per recarsi da un piano all'altro.

Si recò in cortile affrettando il passo,aveva premura di comunicare a Costance la decisione presa,visto che era arrivata già la conferma da parte di Cesare Stradi all'accettazione di un aiuto supplementare dell' assistenza sociale.

In effetti non sarebbe stato Cesare a provvedere al pagamento dell'operato svolto da Costance, ma sarebbe stata la sanità stessa ad occuparsi di questo,ritenendo,dopo svariate indagini,che effettivamente,essendo cieco, aveva bisogno di un assistenza continua e che era meglio accudire Cesare nella propria abitazione piuttosto che mantenerlo in clinica,dove le spese sostenute sarebbero state di gran lunga maggiori dello stipendio che poteva prendere una semplice operatrice ad occuparsi di lui a domicilio,per non parlare delle conseguenze psicologiche che ne sarebbero derivati dall'allontanamento della propria abitazione; anche perché Cesare era autosufficiente e non necessitava di cure mediche particolari che richiedevano obbligatoriamente il ricovero.

Trovò Costance seduta sulla panchina di pietra vicino al laghetto dei cigni,proprio sotto un pino,immersa come al solito nella lettura.

Si sedette al suo fianco e mettendole il libro che stava leggendo da parte, le prese le mani e le strinse nelle sue teneramente, guardandola dritta negli occhi le disse:

-Costance è arrivato il momento che io e te dobbiamo parlare ... ma parlare sul serio!

Capisci Costance?

Questa volta devi comunicare con me.-

Costance fissò attonita Claudia e capii che stava parlando sul serio,intuendo che aveva da dargli una notizia importante rispose pacatamente:

-Si ... capisco dottoressa Claudia.-

Sorrise soddisfatta Claudia,finalmente era riuscita a tirarle fuori dalla bocca qualche sillaba in più;bastò questo a convincerla sempre più che quella presa,era la decisione giusta.

 L@ur@

 

 
 
 

Colpevole o innocente? (Parte 8)

Post n°409 pubblicato il 05 Maggio 2012 da lascrivana

Giocava spensierata con la sua bambola, Lucia.

Aveva 13 anni;eppure non aveva ancora smesso di dilettarsi con la sua Corinne,la bella bambola dai lunghi capelli dorati e dal corpo di donna.

Possedeva una bella calza di finissima maglia dorata;con quella si divertiva a creare alla sua Corinne, diversi modelli di vestiti;con abilità le fasciava il corpo modellandole a volte persino la testa.

Aveva una altra calza,più misera,che utilizzava per farle cambiare continuamente personaggio:da povera farla passare a ricca e viceversa.

Costruiva mille storie su quelle calze e quella bambola.

Giocava da sola,nel silenzio della sua cameretta.

Suo padre,un uomo molto possessivo la teneva sempre segregata.

Non immaginava che come il personaggio di Hansel e Gretel,la custodiva solo nell'attesa che diventasse una donna.

E quando posò le sue mani crudeli addosso al suo fragile corpo,non fu un abbraccio paterno quello che riservò per la sua bimba adorata.

Non avrebbe mai potuto dimenticare il fetore orribile di quell'innocenza violata.

Non avrebbe mai potuto dimenticare il terribile grugnito della vittoria conclusa.

Nemmeno in quel caso aveva avuto la forza di dire una sola parola.

E oggi alla mensa,Rachele con quella sua innocente domanda aveva risvegliato in lei il più mostruoso degli incubi.

Smise di giocare con la sua bambola;il frutto di quell'azione malvagia cresceva nel suo grembo,dilaniando per nove mesi le sue viscere.

Nessuno sapeva che Costance fosse sua figlia ... solo suo padre.

Sua madre,venuta a conoscenza della gravidanza della figlia e dell'orribile verità,anziché aiutarla,si suicidò.

-Vigliacca anche lei-.

Mormorò nel silenzio della sua cella.

Fu mandata da una zia in America per partorire.

Quando ritornò,Costance era già di 2 anni e suo padre la presentò a tutti come la sua sorellina,motivo per cui sua moglie si era suicidata: aveva donato la piccola a sua sorella in America ,in modo che potesse crescerla fino a che la depressione sarebbe scomparsa.

Guarda caso la madre era sul serio partita qualche mese in America,e fu anche per questo che il padre si approfittò di lei indisturbatamente.

Essendo tutto il paese a conoscenza della partenza di sua madre,non fu difficile per loro credere a quella versione.

Mostruosamente abile era riuscito a riempire i vuoti di memoria degli altri.... ma non avrebbe mai potuto cancellare l'urlo del suo dolore.

Povera Costance ... l'aveva cresciuta senza amore e a suo padre non permetteva nemmeno di avvicinarglisi.

Quandosuo padre, provò ad abbracciare Costance,per consolarla della morte del suo coniglietto;una cieca rabbia s'impossessò di lei.

Prese il coltello dalla cucina,conficcandolo più volte nelle sue carni.

Non provò quel piacere che per anni aveva pensato di poter soddisfare trucidando le sue carni imputridite dal terribile odore e dal marciume della violenza subita.

Non avrebbe mai potuto dimenticare lo sguardo inorridito e scioccato di Costance davanti al corpo martoriato e sanguinante del  padre.

Con un inspiegabile freddezza ha preso il contenuto della cassaforte e con i risparmi del  padre e scappò via.

Non aveva avuto nemmeno il tempo di fare il biglietto alla stazione, che la polizia l' aveva già catturata.

Così Lucia,s'inventò la storia che lo uccise solo perché aveva cercato di usare violenza con la sorella.

E quando la perizia medica non riscontrò segni di colluttazione o violenza sul corpo di Costance;accusarono Lucia di averlo ucciso perché il padre l' aveva scoperta mentre rubava i suoi soldi.

Accusa giustificata dal malloppo che aveva in tasca al momento del suo fermo.

Qualcuno aveva testimoniato di averla vista scappare via furtivamente dalla casa del padre.

Lucia non contraddisse nessuna parola dell'accusa;e in quel momento le parve la soluzione ideale a tutti i suoi problemi.

La gabbia era da tempo sulla sua testa,che differenza avrebbe fatto se avessero rinchiuso tutto il corpo.

L@ur@

 

 

 
 
 

Il baule misterioso.

Post n°408 pubblicato il 04 Maggio 2012 da lascrivana

Come un segugio, aveva infilato dentro al baule, a malapena la punta del naso;solo per sentire che odore emanava.

Pizzicava alle narici,ma era gradevole.

Così decise d'infilarci anche i grandi occhietti da cerbiatta.

L'enorme baule di legno era troppo alto per lei;così si recò in cucina e prese lo sgabello di legno,quello che normalmente utilizzava per spolverare gli alti stipiti della cucina.

Ritornò nell'altra stanza , avvicinò lo sgabello al baule,salii sopra e infilò la testa dentro la grande apertura.

-Ahi,Accidenti quanto pesa questo coperchio!-

Esclamò imprecando dopo che il pesante coperchio aveva schiacciato le sue dita tra l'apertura.

Ma da gran curiosona che era non si smontò così facilmente.

Ritentò di nuovo facendo più attenzione.

La scarsa luce che entrava dentro non le consentiva di vedere chiaramente.

Si sporse più in avanti affondando dapprima la testa;poi anche il busto.

La scomoda e altalenante posizione le diede il colpo di grazia ribaltandola senza complimenti all'interno del baule.

Il coperchio si richiuse pesantemente su essa incastrandosi dalla parte esterna del baule.

Si ritrovò sommersa all'oscuro e in mille cianfrusaglie.

-E ora come mi tiro fuori?-

Si domandò cercando di levarsi di dosso tutto quel metallo e quelle sete che avevano ammortizzato dolcemente la sua caduta.

-Almeno ci fosse una pila per poterci vedere chiaro!-

-E ora che ci faccio tra tutti questi preziosi senza volto e senza nome?-

 L@ur@

  

Un bambino dice mi piaci senza farsi troppo domande.

Immagino che la Fede sia così.

 
 
 

Spettacolare reazione.

Post n°407 pubblicato il 03 Maggio 2012 da lascrivana

Era un personaggio scomodo anche lui.

Sapeva come farsi ascoltare dalla gente  °__°.

(Un po' mi rispecchia questa sua ribellione al playback,quel non volere la perfezione perché trova priva di partecipazione emotiva.)

 
 
 

Colpevole o innocente? (Parte 7)

Post n°406 pubblicato il 01 Maggio 2012 da lascrivana

 

Cesare era riuscito a travolgermi nel suo mondo anche in quell'oscura e tetra cella che mi ospitava.

Forse era meglio per lui se non sapesse nulla di quello che mi stava succedendo;si sarebbe sentito ancora più impotente per la sua cecità.

Un mesto sorriso mi si disegnò sulle labbra al pensiero di quella folta chioma sempre spettinata,la barba sempre un po' cresciuta.

Per lui l'apparenza era solo una condizione d'igiene.

Sarebbe stato bello invecchiare al fianco di qualcuno per cui il ricordo di te stessa sarebbe rimasto invariato nel tempo.

Non avrebbe mai visto il tuo corpo decomporsi e sfigurare sotto i segni del tempo;anche se sicuramente palpandolo ne avrebbe percepito la differenza.

Ma non avrebbe anche mai potuto ammirare la bellezza che certi giorni irradiava il mio viso al punto che anche il mio specchio ne rimaneva ammirato,e solitamente lasciava agli altri l'opinione.

La vita con Cesare non sarebbe stata di certo una passeggiata,avrei dovuto rinunciare a molte cose.

In fondo la vita non è facile per nessun;basti considerare l'inaspettata e terribile situazione che mi aveva coinvolta innocentemente.

Il mio pensiero istintivamente deragliò su Lucia e alla sua violenta reazione quando le domandai a tavola se aveva dei figli.

Ero entrata nel refettorio per il pranzo e dopo essermi servita dal banco una porzione di carne con patate,cercai posto tra i tavoli.

Senza nemmeno guardare chi fosse seduto vicino mi accinsi ad occuparne uno,la discreta fila di donne che mi seguiva mi lasciava pensare che dopo un po' sarebbe stato più difficile.

La sala era grande a sufficienza da contenerci tutte,ma io non potevo di certo saperlo,visto che era la prima volta.

In effetti le altre con calma riempirono i loro piatti servendosi un po' di tutto.

A me la pasta scotta non piaceva,e quella minestra aveva un aspetto poco invitante,tanto da farmi storcere il naso al solo odore.

-Si vede che sei novellina presto ti abituerai anche al nostro rancio.

Oh si che ti abituerai e ti piacerà pure.-

Non mi girai nemmeno per guardare in faccia l'interlocutrice che aveva usato quel tono aspro e gratuito.

Iniziai di malavoglia a sbocconcellare qualche pezzetto di carne,non è che avessi molta fame e quella stanza grande e grigia come il resto del carcere metteva tanta tristezza.

-So come ti senti,ci sono passata anch'io ... i primi giorni certo è più terribile;anche se non ci si abitua mai,alla fine ti rassegni.-

A parlare fu la donna a cui mi ero affiancata per pranzare.

-Lieta di conoscerti ... il mio nome è Rachele-

Guardandola finalmente in faccia e con gran stupore mi resi conto che senza farlo apposta mi ero seduta al fianco di Lucia,la donna che maggiormente mi aveva colpita in quel contesto di prigionia.

-Lucia -

Mi rispose con tono licenzioso,un chiaro invito ad interrompere lì la conversazione.

Finii di pranzare in silenzio,non era mia intenzione invadere la privacy di nessuno.

Qualche altra commensale si domandò da quanto tempo fossi arrivata e come mai;risposi cortesemente a tutte eludendo il motivo della mia carcerazione ... non ero ancora pronta per parlarne.

Intuendo il mio disagio Lucia finalmente si degnò a rivolgermi la parola.

-Ti tempesteranno di domande fino alla noia ... preparati anche a questo.-

La osservai e dal suo sguardo capii che era stata già tormentata a sufficienza anche lei,quindi evitai di fargliene anch'io.

Fu lei invece a rivolgermene qualcuna discretamente,informandosi della mia situazione familiare.

Istintivamente dopo averle risposto che vivevo da sola e che i miei erano morti già da diversi anni,mi venne spontaneo domandarle se anche lei avesse famiglia o se avesse dei figli.

Subito dopo averglielo chiesto mi morsi la lingua.

Ma come mi era venuto in mente di domandarle se aveva dei figli?

Eppure ero parzialmente a conoscenza della sua storia visto che Berta la donna con cui avevo scambiato due chiacchiere sedute sulla panca del cortile,mi aveva informata.

Ma ciò che mi stupii fu la sua reazione alla mia domanda.

Si alzo di scatto turbata,come se involontariamente avessi colpito nel segno.

L@ur@

 
 
 
 
 

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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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