ALLERTA METEO: NAPOLI/POZZUOLI E LE ORDINANZE MISTERIOSE

Domenica 25 febbraio il Sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, a seguito di una comunicazione emanata dalla Protezione Civile della Regione Campania in cui si allertavano i comuni che nelle prossime 24 ore le condizione meteorologiche sarebbero state particolarmente critiche con rischio nevicate a bassa quota, emanava l’ordinanza sindacale 1227/18, disponendo per il giorno 26 febbraio la chiusura delle scuole pubbliche e private. Chiusura successivamente estesa anche ai giorni 27 e 28.

Tale decisione, considerata da molti puteolani eccessiva dato che molti siti meteo non indicavano alcuna particolare criticità a partire da lunedì e per i giorni seguenti, suscitava una levata di critiche da parte degli avversari politici del sindaco Figliolia in quota Pd.

A seguito dell’eccezionale nevicata che dalle 6 di ieri mattina si è abbattuta copiosamente su Napoli e provincia per quasi tre ore, creando grosse difficoltà alla circolazione urbana e extraurbana, creando uno scenario quanto mai suggestivo a Pozzuoli completamente innevata, la decisione di Figliolia si rivelava quanto mai appropriata, meritevole di apprezzamento anche da parte di chi politicamente è da lui lontano.

Diversamente da quanto disposto da Figliolia a Pozzuoli, solo ieri mattina, a circa un’ora dall’inizio della nevicata, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris ordinava la chiusura delle scuole e la limitazione del traffico in città. Ciò creava non pochi disagi sia a chi doveva recarsi a lavoro, sia agli alunni e alle famiglie dato che, malgrado la neve e il gelo, molti studenti erano già scesi da casa per recarsi a scuola o all’università.

A chi lo accusa di inadempienza, De Magistris risponde piccato di non aver ricevuto alcuna allarme dalla Protezione Civile. Eppure sul sito del Comune di Napoli, oltre all’ordinanza sindacale che impone la chiusura delle scuole per il 27 e il 28 febbraio, è disponibile la pec inviata dalla Regione al Comune in data 26 febbraio alle ore 14,45 in cui si allerta sulle pessime condizioni meteo in arrivo nelle prossime 48 ore.

Stando ai documenti di cui sopra, appare evidente che anche il Comune di Napoli era stato allertato preventivamente. Seppure solo 24 ore dopo rispetto a Pozzuoli. Per cui il sindaco avrebbe comunque avuto il tempo necessario per emanare un’ordinanza il giorno 26 dichiarando la chiusura delle scuole e la limitazione del traffico in città.

A seguito di quanto abbiamo finora riferito, ci domandiamo perché il Sindaco di Pozzuoli fosse stato allertato 24 ore prima rispetto a quello di Napoli? Appartenendo Pozzuoli alla Città metropolitana di Napoli, il cui sindaco è De Magistris, non sarebbe stato più giusto che l’informativa giungesse prima Napoli e successivamente a tutti gli altri comuni?

Inoltre, se De Magistris non fosse stato avvisato, come continua a sostenere, della comunicazione regionale relativa al rischio meteo, regolarmente segnalata sul sito del Comune il 26 febbraio, sorge il dubbio che chi al Comune di Napoli lesse la pec della Regione in cui si allertava sulle pessime condizioni meteo in arrivo, e la resa pubblica mettendola in rete, non abbia avvisato il primo cittadino. Probabilmente un disguido di comunicazione tra il sindaco e suoi collaboratori.

Diversamente non si comprende come mai il Sindaco di Napoli, a differenza da quello di Pozzuoli e di tanti altri comuni della provincia e della regione, non fosse stato preventivamente informato di quanto stava per succedere affinché predisponesse le adeguate misure di sicurezza per tutelare i cittadini!

 

SCONCEZZE ELETTORALI

Ancora cinque giorni di sofferenze e finalmente la peggiore campagna elettorale della storia della Repubblica Italiana  terminerà. Ma fino a venerdì sera, chi ne avrà il coraggio e la voglia, potrà continuare a sciropparsi tra televisioni, radio e giornali le promesse elettorali dei vari leader di partito. Ma soprattutto le offese gratuite all’avversario, spesso di una volgarità estrema che farebbero arrossire perfino il peggiore scaricatore di porto, con tutto il rispetto per la categoria, denotando quale livello di bassezza ha ormai raggiunto la nostra politica.

È inutile negare che in questa squallida classifica la leadership va a Vittorio Sgarbi, apprezzatissimo critico d’arte, ex parlamentare, attualmente Assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, fondatore e leader del movimento Rinascimento Italiano, il quale non si è fatto scrupoli di farsi riprendere seduto sul water in giacca e cravatta nell’atto di defecare, mostrando la foto del leader pentastallato Di maio sullo smartphone, affermando, “per cagare non usate Guttalax, usate Di Maio!”.

Quando la politica raggiunge un tale livello di ignominia, c’è poco da sperare per il futuro del paese.

Dico questo non tanto per la perfomance di Sgarbi – di lui ormai non ci sorprende più nulla avendoci abituati nel corso degli anni ad apparizioni televisive dove ne ha dette di cotte e di crude, spesso costringendo i conduttori in studio a staccargli l’audio o i presenti a schiaffeggiarlo -, quanto perché, almeno che io sappia, nessuna autorità istituzionale né alcun  politico è intervenuto a stigmatizzare il critico per la sua “seduta” elettorale contro Di Maio. Alimentando il dubbio che in fondo facesse quasi piacere che a Di Maio, oggetto di disprezzo da parte dei partiti, non tanto per le sue difficoltà con i congiuntivi ma perché capo politico del M5S, qualcuno esplicitamente dicesse “fai cagare!”.

Tutti concordano che la politica debba dare il buon esempio ai cittadini,  tenendo un atteggiamento onorevole in sintonia con i dettami costituzionali.

Ora viene da chiedersi cosa deve pensare un ragazzino quando vede un rappresentante delle istituzioni, che si fa riprendere sul water mentre caga, irridere un avversario politico assimilandolo a un lassativo?

Istintivamente si farà una risata e, non si può escludere, che a sua volta non senta il bisogno di imitarlo facendosi registrare nella stessa posa mostrando sullo smartphone la foto di un compagno o di un professore che gli sta sulle scatole.

Dopo i reiterati episodi di violenza a scuola di questi giorni che hanno visto alunni e genitori aggredire violentemente professori e dirigenti scolastici solo perché pretendevano che gli alunni studiassero o non mancassero di rispetto agli educatori, un personaggio pubblico, uomo di cultura nonché politico, che si permette di irridere in maniera così volgare un avversario politico non fa altro che alimentare nella labile fantasia dei giovani, ma probabilmente anche in quella di alcuni adulti, l’idea che chi la pensa in maniera contraria a noi va offeso, umiliato, magari anche sparato, anziché rispettato.

Se la campagna elettorale è scaduta a questi livelli non bisogna stupirsi se poi la gente non crede più nella politica; se i giovani fanno i bulli perfino nei confronti delle forze pubbliche.

In passato nelle tribune politiche e nei comizi elettorali si discutevano programmi e idee. Oggi si urla, ci si offende ma di idee concrete per migliorare il paese nemmeno l’ombra.

Chi accusa le serie televisive come Gomorra di alimentare nei ragazzini la violenza, farebbe bene a guardare l’utilizzo che molti politici fanno della televisione o della rete. Quella stessa rete che i politici vorrebbero monitorare, censurandola, perché girerebbero fake news che confonderebbero le idee agli elettori.

Forse come paese siamo davvero finiti nella merda!

NEVE (racconto)

“Non è vero che il tempo è galantuomo”, sussurrò mio padre.

Nonostante il male lo avesse ridotto a poco meno di una larva umana, costringendolo da tempo a letto, nemmeno ora che, stando ai medici, era prossimo a lasciarci, aveva perso la lucidità mentale.

“A cosa ti riferisci, papà?” chiesi con le lacrime agli occhi, accostando il viso al suo sfiorandogli la guancia.

“Ho sempre sognato di vedere la neve, prima di morire. Non saprò mai come è fatta!” fece abbozzando un amaro sorriso.

Quelle parole mi raggelarono ancor di più il sangue nelle vene.

Seppure mio padre fosse un estroverso, mai aveva palesato il desiderio di vedere la neve.

“Ti prometto che la neve la vedrai” dissi in un filo di voce, stringendogli la mano.

“Magari in un’altra vita…” mormorò prima di spegnersi.

I funerali si svolsero in una fredda giornata di dicembre. Il cielo plumbeo minacciava pioggia.

Terminata l’omelia, benedetta la bara, il prete fece cenno che la si poteva sollevare e portarla fuori.

La sollevammo sulle spalle io, mio cognato Aldo, i miei cugini Luca e Franco, Giovanni e Mario due giovani molto legati a papà per aver loro trasmesso la passione dell’arte che li aveva resi due apprezzati pittori.

Lentamente attraversammo la folla di gente assiepata in chiesa per dare l’estremo saluto alla salma.

Papà era molto conosciuto e ben voluto nel quartiere: per anni, lui che fin da ragazzo amava disegnare e dipingere ma aveva dovuto sospendere il liceo artistico a metà del primo anno per andare a lavorare come commesso in un supermercato per contribuire al mantenimento della famiglia dato che con il solo stipendio del nonno non ce la si faceva, aveva insegnato gratuitamente in un locale della parrocchia pittura e scultura ai ragazzi del rione, strappandoli alla strada e alla malavita che non si faceva scrupoli di assoldare giovani per i propri sporchi traffici.

Mentre gli incaricati della ditta di pompe funebri presero in consegna il feretro per sistemarlo nel carro funebre, una pioggerella sottile iniziò a cadere con insistenza.

In quell’attimo un applauso corale si levò dalla folla che circondava il carro per l’ultimo saluto.

In breve la pioggia si tramutò in neve, ammantando la bara con una spessa coltre bianca.

“Il tempo è davvero galantuomo!” pensai singhiozzando come un bambino.

PD vs M5S: UN PING PONG DI EMOZIONI

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A due settimane esatte dalle elezioni la campagna elettorale sta assumendo i toni di una partita di  pingpong. Giusto il tempo per il Pd e tutti gli altri “vecchi” partiti di indignarsi profondamente  nei confronti del M5S per la vicenda, priva di qualsiasi riscontro penale, dei mancati rimborsi del taglio degli stipendi di alcuni parlamentari pentastellati, ed ecco che la “pallina” viene respinta nuovamente  nel campo avverso, con un colpo difficile da parare, sotto forma di inchiesta giornalistica che attraverso un provocatore, ex camorrista, che si fa passare per mediatore per lo smaltimento illegale di rifiuti, munito di telecamera nascosta, filma la trattativa intrapresa con l’assessore al bilancio al comune di Salerno Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca: il figlio del governatore è indagato per corruzione, mentre il direttore e il giornalista della testata autori dell’inchiesta sono indagati per induzione alla corruzione.

Una vicenda questa di De Luca junior che starà mettendo a dura prova non solo la granitica fibra caratteriale del governatore campano ma l’intero Pd che con lo scandalo rimborsopoli del M5S pensava di aver trovato un’arma da sfruttare in campagna elettorale per  raffreddare la crescita dei grillini nelle preferenze dell’elettorato.

A rendere ulteriormente complessa la gestione della vicenda, nell’estremo tentativo di evitare che, a livello di consensi nei seggi, si possa ripercuotere contro il Pd, c’è il particolare non secondario che mentre il M5S sta espellendo o multando quanti hanno omesso di versare nel Fondo delle medie e piccole imprese parte dei propri stipendi da parlamentari, prendendo in considerazione di far subito dimettere, se fossero eletti, quei deputati ricandidati che sono risultati morosi alle regole imposte dal M5S, il Pd è tutti gli altri partiti senza remore candidano o tengono nei propri ranghi indagati, imputati, e condannati non in definitiva, alimentando nell’opinione pubblica la squallida convinzione che, pur di accaparrarsi voti, non si fanno scrupoli di candidare chiunque assicuri voti, fa niente se ha problemi giudiziari.

Se dopo aver individuato le mele marce – le quali, lo ripetiamo, non hanno commesso nulla di penalmente  rilevante bensì hanno contravvenuto all’impegno sottoscritto con il M5S all’atto della loro di ridursi lo stipendio e versare in un Fondo ministeriale a tutela delle medie e piccole imprese la parte tagliata  – il M54S si sta dando da fare per espellerle senza se e senza ma, non si capisce perché non facciano lo stesso il Pd e tutti quei partiti che nelle loro fila hanno rappresentanti di partito o candidati indagati, imputati o addirittura condannati in primo grado.

È vero che la Costituzione ritiene debba considerarsi innocente chiunque non venga condannato in definitiva. Ma è altresì vero che la stessa Costituzione impone che chi ricopre ruoli istituzionali deve onorare la funzione che ricopre ten3ndo un comportamento irreprensibile sia in pubblico che in privato.

È vero che l’inchiesta di Fanpage sullo smaltimento illegale dei rifiuti in cui è coinvolto il figlio del governatore De Luca è solo agli inizi, per cui è molto probabile che alla fine il figlio del governatore ne uscirà totalmente estraneo, così come molto probabilmente alla fine verrà assolto il fratello maggiore Pietro, candidato PD, imputato per bancarotta fraudolenta. Ma fino a quando le vicende non si chiariscano non sarebbe stato meglio se il primo si autosospenda da assessore e l’altro auto spenda la propria la  propria candidatura?

Possibile che tutti sono pronti ad accanirsi contro il M5S per una vicenda che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non ha alcun riscontro penale – il movimento stesso è parte lesa-,  ma poi tutti tacciono in maniera imbarazzante per vicende ben più gravi, seppure in fase di sviluppo, dove i reati contestati ai protagonisti sono, questi sì, di matrice penale?

Nell’attesa che tutto si chiarisca non sarebbe più giusto che qualsiasi pubblico amministratore o qualsiasi candidato indagato, imputato o condannato non in definitiva venga comunque sospeso o cancellato dalle liste elettorali?

Diversamente che messaggio si dà al paese visto che i cinque stelle per molto meno stanno espellendo i propri parlamentari e epurando le liste elettorali?

O forse il rispetto per le regole(interne)  vale solo per il M5S mentre a tutti gli altri partiti è concesso perfino di contravvenire alla Costituzione?

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ULTIMA ORA: Roberto De Luca poco fa ha annunciato le proprie dimissione da Assessore.

Un gesto onorevole che sia di esempio a tanti amministratori pubblici i quali, seppure indagati, imputati o condannati in primo grado, non ne vogliono proprio sapere di staccarsi dalla poltrona!

I MANCATI RIMBORSI M5S SONO UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA PER GLI ALTRI PARTITI

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A scanso di equivoci, meglio essere chiari: la vicenda dei mancati rimborsi per oltre 1 milione di euro relativi al taglio degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali del M5S che sarebbero dovuti confluire nel Fondo delle medie e piccole imprese – fino a oggi nel fondo sono stati versati 23,4 milioni di euro – è grave e i vertici del M5S devono agire velocemente per fare chiarezza e cacciare i responsabili. Una forza politica che fa dell’onestà il proprio fiore all’occhiello non può lasciarsi sfasciare, soprattutto a meno di un mese dalle elezioni, da una vicenda che, giustamente e legittimamente, gli avversari politici stanno utilizzando come strumento di propaganda politica per arginarla.

Ha ragione il Ministro Calenda quando, parlando dei mancati rimborsi, riferendosi a chi non li avrebbe versati, afferma “A me la cosa che più colpisce è francamente il fatto che non lo sappiano loro. Se uno prende un impegno così importante, anche positivo, poi deve essere almeno capace di gestirlo altrimenti non si capisce come possa candidarsi a gestire il paese.”

Quello che stupisce, ovviamente fino a un certo punto, è l’amplificazione mediatica che si sta dando alla vicenda. Mentre dello scandalo ENI – il colosso della siderurgia italiana avrebbe pagato tangenti per 1,1 miliardo di dollari a politici nigeriani per garantirsi lo sfruttamento dei giacimenti del territorio. IL tutto sarebbe stato oscurato da una serie di fake news create ad arte per far passare il colosso siderurgico vittima anziché colpevole con il coinvolgimento contrastante di alcune procure – sia nei TG che su molti giornali se ne parla in maniera molto velata. Anche perché la vicenda ENI chiamerebbe in causa direttamente la politica e il governo.

E dunque per quella tacita legge secondo cui “mai disturbare il manovratore”, meglio che lo scandalo ENI cada nel dimenticatoio.

Così come guai a parlare dei guai giudiziari di Silvio Berlusconi, leader indiscusso del centrodestra, coinvolto in prima persona nella campagna elettorale seppure sia pregiudicato per reati fiscali contro lo Stato, interdetto dai pubblici uffici per via della legge Severino, e dunque non potrà nemmeno votare; indagato insieme a Dell’Utri come probabile mandante della stragi di mafia degli anni novanta. Né parlare degli eventuali sviluppi della vicenda Consip in cui sono coinvolti tra gli altri il Ministro Lotti e Tiziano Renzi papà del segretario del Pd e delle vicende legate a Banca Etruria che intaccano l’immagine politica di Maria Elena Boschi, fedelissima di Renzi, tanto che, anziché ad Arezzo, l’hanno candidata a Bolzano. Tanto meno non fare alcuno accenno al fatto che, molto probabilmente, il ministro Madia ha davvero copiato la propria tesi di dottorato in economia. Restando in tema di rimborsi, è fuori luogo citare la condanna a due anni per peculato e falso cui è stato condannato l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, all’epoca sostenuto dal Pd, per la vicenda dei falsi scontrini?

La vicenda dei mancati rimborsi dei grillini è seria e va chiarita.

Ma che non serva a coprire le eventuali pecche degli altri partiti e dei loro rappresentanti con la complicità dei media.

Gli italiani sono stanchi di essere trattati da fessi.

E il 4 marzo si avvicina!

ARRENDETEVI, A SANREMO NON SI SFUGGE

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Lo confesso, anch’io appartengo a quella schiera di milioni di italiani che, pancia in dentro petto in fuori, con orgoglio dichiarano di rifiutarsi di seguire il festival di Sanremo, ritenendolo uno spettacolo indegno per una nazione civile. Senza rendersi conto che invece, vivendo nell’epoca del multimediale, il festival, loro malgrado, sono costretti a seguirlo. Con una differenza abissale tra sé e chi invece, dopo cena, si siede convintamente sul divano o in poltrona davanti al televisore per seguirlo semplicemente perché gli piace, lo rilassa.

Sì, anch’io appartengo a quella schiera di milioni di illusi che, resi ciechi dalla propria spocchia, non si rendono conto che al festival di Sanremo è impossibile sottrarsi. Che una simile convinzione è una tacita ammissione di idiozia in un mondo dove la gente giunge perfino a farsi i selfie perfino mentre è sulla tazza del cesso per poi pubblicarle real time sui social affinché tutti sappiano che in quel preciso istante sta cagando.

A meno che non vivi in un luogo isolato, disperso tra le montagne o in un deserto, oppure in un convento dove, per garantire il silenzio necessario alla beatitudine spirituale, è escluso ogni mezzo di comunicazione e di distrazione, sebbene diluito a “gocce”, Sanremo te lo devi sciroppare.

Se durante la settimana della kermesse canora dovessi prendere i mezzi pubblici, argomento di discussione tra la gente assiepata alle fermate o costretta nei mezzi pubblici è Sanremo. Idem a lavoro, a scuola, al mercato, in qualsiasi luogo pubblico. Se per andare a lavoro sei poi costretto a dover prendere l’auto, se non vuoi sentire parlare del festival e ascoltarne le canzoni, devi solo portarti un cd musicale o non accendere affatto l’autoradio. Diversamente, anche se ti sintonizzassi su Radio Maria, dall’etere ti giungeranno le note delle canzoni e i commenti su come fosse impacciato il presentatore, su come fosse scollacciata la presentatrice, su come fosse vestito quel cantante.

Per non parlare della famiglia: tu il festival non vuoi seguirlo? Padronissimo di farlo! Tua moglie, i tuoi figli, se non entrambi, se ne fregano dei tuoi ragionamenti intellettuali con cui cerchi di evitare che guardino il festival e sintonizzano il televisore, gli smartphone, i Pc su Sanremo, tanto oggi grazie a internet la televisione ti arriva direttamente sul cellulare o sul computer.

In ufficio peggio che andar di notte: sui vari social, sulle sezione online dei quotidiani, sulle svariate homepage dei browser è un susseguirsi di link, discussioni, articoli, foto che rimandano al festival tanto che, se durante la pausa pranzo o mentre stai lavorando, vuoi lanciare uno sguardo alla rete, Sanremo è lì che ti sorride sarcastico qualunque click fai!

Insomma, alla fine, non ti restano che due alternative: o durante la settimana del festival di Sanremo ti fai ibernare, lasciando detto che ti sbrinino il lunedì seguente; oppure ti arrendi all’evidenza e, seppure a malincuore, vivi controvoglia la realtà sanremese.

Alla fine ammettendo a te stesso che a Sanremo non si può sfuggire; che chi pensasse di farlo o è un illuso o, peggio, un ignorante che non conosce come è strutturata la società in cui vive!

L’ELETTORATO E’ SEMPRE PIU’ ESIGENTE

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“L’elettorato è diventato più esigente rispetto ad anni fa e quindi è da comprendere nelle prossime settimane come e se si tradurrà il valore delle promesse in termini di voto, soprattutto per quei profili elettorali che vogliono riconoscersi in scelte razionale e realizzabili”. Così chiude il suo pezzo di questa mattina su Il Fatto Quotidiano il sondaggista Antonio Noto parlando di Renzi, quantizzando la percentuale di credibilità che le sue promesse elettorali susciteranno fino al 4 marzo nell’elettorato di centrosinistra per poi trasformarsi in voti.

Ovviamente l’esigenza dell’elettorato, ai cui occhi i politici tendono a perdere sempre di più credibilità, non può e non deve restringersi unicamente a Renzi bensì va estesa indistintamente a tutti i leader politici. Nessuno escluso.

A rendere poco credibili i leader dei vari schieramenti sarebbero proprio le promesse e gli impegni che stanno facendo e assumendo in campagna elettorale. Comportandosi verso l’elettorato come se si trovassero al cospetto di un branco di illusi che pende dalle loro labbra. Anziché una platea tendenzialmente smaliziata, anche grazie ad internet e ai social che, per quanto se ne possa dire il peggio del peggio, hanno l’indiscusso merito di aver creato un’alternativa di informazione rispetto a quelle classiche – giornali, televisioni e radio – sempre più sottomesse ai partiti, e per questo sempre meno credibili agli sguardi di un’ampia fascia di elettori.

Non basta certe urlare “al lupo, al lupo” – in questo caso il lupo sarebbero le cosiddette fake news, notizie false, che verrebbero diffuse in rete da ipotetiche spectre straniere per orientare il voto verso una determinata forza politica a loro cara – a dissuadere gli elettori dall’informarsi anche in rete.

Per quanto la rete sia un mare magnum dove si può trovare di tutto e di più, sia nel bene che nel male, ad essa va riconosciuto il merito di aver concesso l’opportunità di far sentire la propria voce a quanti fino a ieri non riuscivano a comunicare con l’esterno perché esclusi dal range dell’informazione classica cui si accedeva solo se si apparteneva o si era sponsorizzata da una determinata elite.

Per quanto oggi le voci siano molteplici al punto da confondersi, l’esigenza crescente di una buona fetta di elettorato nei confronti della politica nasce proprio dalla pessima abitudine di quella stessa politica di trattare l’elettorato come un branco di pecore pronte a seguire il pastore.

Oggi sempre più elettori, seppure a malincuore, non danno più credibilità ai propri leader in quanto delusi dal loro comportamento. Sarebbe questo il caso di Renzi, sempre più inviso agli operai perché con le sue politiche sul lavoro li ha privati dell’articolo 18 e grazie al Jobs Act ha aumentato il precariato.

Dopo anni di promesse da marinai propinate dai politici ai cittadini per migliorare il paese e la loro condizione, cui al netto stona la disastrata realtà nazionale, è ovvio che una grossa fetta di elettorato non dia più credibilità ai politici. Addirittura nei loro confronti si mostra quanto mai esigente.

Lunghi anni di prese per i fondelli da parte dei politici hanno forgiato in una buona fetta di italiani una spessa protezione alle loro balle che difficilmente i comizi pubblici e le comparsate televisive possono penetrare. Anzi, non si può escludere che la rafforzino!

MEZZA MARATONA DI NAPOLI, SEMPRE PIU’ IN ALTO!

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Fino a pochi anni fa non vi era runner napoletano o campano che non lamentasse l’incapacità degli organismi regionali FIDAL e delle autorità  cittadine, Comune in primis, di organizzare in una città di livello internazionale qual è Napoli un evento podistico che fosse in grado di competere con quelli collaudatissimi di altre città italiane tipo Roma, Firenze, Milano, Venezia, dove migliaia sono i partecipanti. Per diciotto edizioni a Napoli si è organizzata la maratona e ogni edizione era come se fosse la prima vista l’assoluta inconsistenza organizzativa che determinava il calo di iscrizioni per l’anno successivo fino a decretarne la scomparsa.

Ci è voluto prima la tenacia e l’esperienza di Benny Scarpellino e successivamente la fondazione della Napoli Running perché Napoli entrasse di prepotenza nell’elite del podismo mondiale organizzando una mezza maratona che nel giro di un triennio, da poco meno di duemila partecipanti, superasse i seimila iscritti, di cui circa 700 stranieri e oltre 2000 provenienti dalle altre regioni italiane.

Sono questi gli incredibili numeri registrati dalla Napoli Half Marathon svoltasi domenica 4 febbraio. Un successo senza precedenti che grazie all’impeccabile organizzazione e al circuito quanto mai veloce come quello disegnato quest’anno, certamente per l’edizione del 2019 porterà a sfiorare i diecimila iscritti. Se non addirittura a superarli…

Un successo quella della mezza maratona di Napoli, non solo in termini sportivi ma prima di tutto sociali se si considera che, nonostante l’innata ritrosia dei napoletani verso il blocco, seppure parziale, delle auto, ieri fino al termine della competizione, le strade cittadine deputate a campo di gare erano sgombre da veicoli. Ciò è stato possibile grazie all’impeccabile servizio d’ordine della polizia municipale che, in sinergia con le centinaia di volontari sparsi sul percorso, ha assicurato la neutralità del campo di gara dai veicoli.

Ieri Napoli ha vinto prima di tutto in termini sociali e turistici: la presenza in città di migliaia di runner provenienti da ogni dove ha favorito a livello di immagine la città e economicamente l’intero indotto che gira intorno a un evento del genere simile rappresentato da alberghi, ristoranti, pizzerie, musei e quant’altro.

L’impeccabile organizzazione sportiva certamente determinerà per il prossimo anno un ulteriore incremento di partecipanti da cui ne trarranno benefici non solo la gara in sé ma l’intera città.

Inoltre, sulla scia del successo della mezza maratona, il 2019 dovrebbe essere finalmente l’anno della maratona. Una sfida nella sfida.

Un augurio agli organizzatori.

Buona corsa a tutti!