Creato da e_d_e_l_w_e_i_s_s il 16/06/2012

C'est la Vie

Il bello, il brutto ... e il così così

Messaggi di Aprile 2018

Si chiama(va)no tutti Pietro

Post n°634 pubblicato il 19 Aprile 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

... ma non sono mai tornati indietro.
Sono quei libri e quegli oggetti che abbiamo prestato e che li abbiamo dati per dispersi.

Al punto che abbiamo considerato  sia meglio regalare  piuttosto che prestare:  costa più o meno lo stesso e non proviamo il rammarico delle cose perdute.

Una mia amica ha giurato a se stessa che mai e poi mai avrebbe prestato ancora qualcosa a chicchessia da quel giorno in cui il suo golfino prezioso prestato per un’occasione elegante è stato macchiato indelebilmente.
Quell’altra ha perso un’amicizia perché i soldi prestati non si chiamavano Pietro e non li ha più rivisti.
A lui la macchina è tornata indietro integra, ma bella sporca.

Totale mancanza di rispetto per un qualcosa che appartiene ad altri.

Io?
Ho prestato libri, vestiti e pentole... anche pc: qualcuno non s’è chiamato Pietro, altri invece sono ritornati sani e salvi.  E puntuali.

A me non piace chiedere in prestito: faccio mia la frase di Hemingway secondo cui

                         prima si chiede in prestito. Poi si chiede l'elemosina.

Ed è un po’ quello che mi sta succedendo da una decina di giorni a questa parte.


























Ho rotto il mio vecchio, vecchissimo, affezionatissimo  pc.
I tecnici di casa non trovano il guasto e il tecnico di professione promette e non mantiene.

Quindi per oggi  elemosino un pc…  

E’ una grossa concessione quella che mi fanno…
Il pc è strumento personale da non prestare o da prestare con parsimonia.
E con altrettanta parsimonia va chiesto.

 

Voi che rapporto avete con i vostri oggetti?

Siete ben disposti a prestarli o preferite di no?

 

 

 
 
 

L'oro del podio brillerà di nero lutto

Post n°633 pubblicato il 09 Aprile 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

Quando apro il giornale, leggo sempre le pagine dedicate allo sport.
Vi si parla infatti delle imprese compiute da uomini e donne e delle loro vittorie.
Mentre la prima pagina parla, in genere, dei loro fallimenti.

Earl Warren

Fino a ieri di Michael Goolaerts non sapevo nè il nome e neppure l’esistenza, oggi rimbalza tristemente fra le pagine dei giornali.
A breve sarà solo un nome noto ai fans.
Eppure era un uomo. Un giovane uomo.
Uno sportivo.
Una promessa del ciclismo o un campione o un probabile

https://youtu.be/RJrne3B4dQY

 

Colpisce, guardando il video,  il numero di atleti in competizione l'un con l'altro passargli accanto pedalando, forse guardano il ciglio della strada, o forse no, ma proseguono fregandosene che uno di loro sia a terra, con le braccia aperte e gli occhi sbarrati.

Si potranno aprire tutte le indagini del caso, ma nella Parigi-Roubaix a perderci è il valore dello sport.

Il traguardo sarà tagliato dalla bieca indifferenza e sul podio l'oro della coppa brillerà di nero lutto.




 

 


























Che la sana competitività  faccia parte dello spirito dello sportivo, è cosa sana e giusta, ma fino a che prezzo vale una vittoria?


 
 
 

Come uno scacco matto in agguato

Post n°632 pubblicato il 05 Aprile 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

Il fatto: Tre sorelle padovane stavano viaggiando in auto verso l'ospedale di Vicenza, dove una quarta sorella era in fin di vita. A meno di un chilometro dall'ospedale vicentino, l'auto su cui viaggiavano ha avuto un tremendo schianto che ha visto coinvolti più autoveicoli. Una delle tre sorelle ha perso la vita. Un’altra  è molto grave ed è ora ricoverata in rianimazione. Alla terza è andata meglio: dopo essere stata estratta a fatica dalle lamiere contorte è ricoverata per ferite ma non in pericolo di vita.
In quello stesso ospedale e in quegli stessi minuti, la quarta sorella che stavano andando a trovare è morta, dopo una lunga degenza causata anche in questo caso dalle conseguenze di un incidente stradale.


Beffardo il destino.
Casualità della vita.

Tragica notizia di cronaca locale che induce a riflettere: come su  una scacchiera muoviamo le nostre pedine sapendo che lo scacco matto è sempre lì, in agguato e c'aspetta là dove meno ce l’aspettiamo?
























E siccome oggi mi sento particolarmente filosofica  ,   ci credete alle strane - positive o negative-  coincidenze del d
estino?

 
 
 

Come non ci fosse domani

Post n°631 pubblicato il 03 Aprile 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

Gli brillavano gli occhi ieri mentre "pociava" nel pinzimonio ovi e sparasi, una delle tradizioni venete da rispettare a Pasquetta.
Già s'era gustato due porzioni di lasagnette con punte d’asparago di campo, ancor prima  un antipasto di quinoa, funghi, zafferano e verdurine. Non sazio, masticava con lussurioso piacere quel che era rimasto delle colombe, del cioccolato e delle portate esibite a Pasqua.
Piluccava lei: qualche boccone di colomba da confrontare con la fuassa, una focaccia tipica veneta e morbida, alcuni  involtini salati, delle costine di carne, due forchettate di lasagne. Il tutto intervallato da bocconi di  uova e asparagi.
Quell’altra non sapeva rinunciare ai tortini di quinoa a cui aveva sciolto sopra una quantità lodevole di formaggi fusi da farci la scarpetta con polenta e sugo d’arrosto.

*Mai sia gettare il cibo!*  Dicevano tra un deglutire e l’altro.
Nessun problema alimentare, il loro, ma solo la ferma convinzione che il cibo – e il buon vino- facciano buon sangue perciò non si curavano dello stomaco che reclamava spazio e neppure della cinta dei pantaloni che stringeva quasi volesse scoppiare.
Abbuffarsi, come non ci fosse domani,  vuol dire fare festa, sentenziavano.




























E considerando che gli italiani hanno speso complessivamente oltre 1,2 miliardi di euro per imbandire le tavole a Pasqua non è un'eresia il loro pensiero.

Perché il cibo è un piacere. Quasi un orgasmo dei sensi.
E a tavola, come a letto,  non s’ha mai da fare i conti … a nessuno.
Ognuno fa e mangia secondo le proprie voglie.

E mentre, esausti da tanto bendiddio, speravano in un amaro digestivo lei chiede:

*Ma voi mangiate per vivere o vivete per mangiare?*

... e io lo chiedo a voi…

 
 
 

 

 

 

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