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Post N° 469

Post n°469 pubblicato il 27 Aprile 2006 da ossimora
 
Foto di ossimora

"La regressione e il peggioramento non
vanno accettati: magari con l'indignazione
e la rabbia, che, contrariamente
all'apparenza, sono, nel caso specifico,
atti profondamente razionali. Bisogna avere
la forza della critica totale, del rifiuto, della
denuncia disperata e inutile"

(Pier Paolo Pasolini)

Non ci sarà il processo d'appello a “C” accusato di corruzione giudiziaria nell'ambito della vicenda Sme. E questo grazie alla legge ad personam fatta durante l'ultima legislatura: la legge sull'inappellabilità delle sentenze di primo grado scritta dall'avvocato del premier e deputato di Forza Italia Gaetano Pecorella. I giudici della II sezione della Corte d'appello di Milano hanno rigettato l'eccezione di costituzionalità proprio in merito alla legge proposta dalla Procura generale della Repubblica di Milano. I giudici della Corte d'appello hanno anche rigettato le richieste della difesa di “C” che chiedeva di considerare inammissibile il ricorso della Procura generale.Questo significa la fine del processo Sme per “C” : il secondo grado era stato fissato dalla Corte d’appello dopo le elezioni del 9-10 aprile ma adesso non si potrà fare. L'accusa potrà proporre ricorso solo per Cassazione.Che la legge Pecorella (approvata nel febbraio scorso dopo essere stata rinviata al Parlamento dal presidente della Repubblica per «manifesta incostituzionalità» di alcuni suoi punti) fosse stata scritta su misura per il premier era sempre stato uno dei punti di maggiore critica da parte del centrosinistra. Ma anche l'Associazione nazionale magistrati ha criticato la legge, sostenendo che porterà a un incremento smisurato di ricorsi alla Cassazione.

Mi sembra non male rileggere l’intervento in rima di Dalla Chiesa…in occasione dell’approvazione della legge stessa…

Bentornati senatori, dalle feste e dai ristori, tutti insieme per votare la gran legge secolare, la più urgente, la più bella legge, sì, la legge Pecorella.

Ma quant’è curioso il mondo, nel suo gran girare in tondo, che fa nascere d’incanto una legge che può tanto.

E la scrive un avvocato per salvare il suo imputato, che poi, caso assai moderno, è anche capo del Governo, mentre invece l’avvocato è un potente deputato.

Ah, che idea stupefacente, non si trova un precedente, è un esempio da manuale di cultura occidentale che sa metter le persone sopra la Costituzione.

E ora è bello edificante che di voci ne sian tante, di giuristi, ex magistrati, di causidici, avvocati, pronti, intrepidi, a spiegare che la legge è da votare, poiché vuole la dottrina che il diritto su una china più virtuosa scorrerà, se la norma si farà.

Ma pensate che bellezza per un reo, l’aver certezza che se il giudice è impaurito o corrotto o scimunito, potrà dar l'assoluzione senza alcuna sconfessione, che il processo finirà e un macigno calerà sull’accusa dello Stato e su chi subì reato.

Che trionfo, che tripudio, e per Silvio che preludio ad una dolce terza età, l’assoluta impunità.

Bentornati senatori, per la fine dei lavori; cinque anni incominciati coi tesori detassati, poi vissuti con amore a far leggi di favore: rogatorie, suspicioni, lodi, falsi e prescrizioni, approvate in frenesia e con gran democrazia, che chi c’è non può parlare e chi è assente può votare.

 Mentre al pubblico in diretta lui giurava: "Date retta, se non si combina niente sui problemi della gente colpa è di opposizioni, Parlamento e Commissioni!".

Bravi voi che con tempismo combattete il comunismo, anche se nell’ossessione ce l’aveste una ragione: falsa è di Marx la tesi che lo Stato è dei borghesi; ci insegnaste voi del Polo che lo Stato è di uno solo.

 Or votando con l’inchino si completi il gran bottino delle leggi personali, questo sconcio senza eguali.

Del diritto sia mattanza. Ma l’Italia ne ha abbastanza".



 
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