CONVERSARE CORRENDO

L'immagine può contenere: 3 persone, persone in piedi e spazio all'aperto

Corro da più di vent’anni e mai ho vissuto la corsa semplicemente  come attività sportiva. Per quanto mi riguarda correre era, è e sarà sempre prima di tutto un momento di aggregazione sociale; un sano pretesto per condividere qualche ora con gli amici al fine di scambiare con loro, mentre ci alleniamo, qualche simpatica battuta, qualche aneddoto divertente o piccante. Cogliere a pretesto le decine di chilometri che si percorrono durante un medio o un lungo per dar vita a discussioni serie, che abbiano come argomento la famiglia, i figli, il lavoro, la politica. Se non addirittura volgere il pensiero a chi non c’è più, tipo un genitore o un amico, e onorarne la memoria parlandone con nostalgia mentre le scarpette asfaltano la strada.

Ciò accade soprattutto quando non si ha l’assillo di dover preparare una gara, ma si corre per il solo gusto di correre, da soli o con gli amici. Nel primo caso, man mano che le gambe macinano chilometri, i pensieri si purificano e, quando hai finito, hai la netta sensazione di sentirti più leggero. Non soltanto perché, correndo, hai bruciato calorie e, dunque, hai perso un po’ di chilo. Ma soprattutto perché, correndo, la tua mente rimuginava sui tanti problemi che assillano la quotidianità e, quando giungi al traguardo, hai la netta sensazione di aver trovato la soluzione a qualcuno di essi. Se non, addirittura, la riflessione ti è servita ad acquisire la consapevolezza che molti di quei problemi che ti assillavano un paio d’ore prima di iniziare a correre, sembrandoti macigni senza soluzione, in realtà sono inezie che si possono risolvere con un minimo di razionalità!

Se invece corri insieme a un amico o in gruppo, la compagnia ha la magica capacità di rendere meno stancante la seduta di allenamento, indipendentemente se devi fare un lavoro particolare o correre per una ventina di chilometri. Mentre corri affiancato a un altro runner, non fa niente se lo conosci da tempo o se è la prima volta che lo vedi – magari vi siete incrociati lungo la strada e, salutandovi, appurato che dovevate fare gli stessi chilometri, avete deciso di correre insieme -, inizi a parlare di te, del perché hai iniziato a correre, e, senza rendertene conto, l’argomento di conversazione slitta su questioni più intime nemmeno vi conosceste chissà da quanto.

In maniera del tutto naturale, così come avvenne alcune domenica fa mentre con un amico percorrevamo il Sangermano, la salita che da Agnano di Napoli si inerpica per quasi due chilometri fino all’accademia aeronautica di Pozzuoli, ti ritrovi a parlare di tuo padre che non è più; delle sue passioni per l’arte e il calcio che aveva praticato fino a sessant’anni quando si manifestarono i primi sintomi dell’Alzheimer – i vuoti di memoria, il non riconoscere i familiari -, rendendolo ai tuoi occhi un estraneo tanto che, quando andavi a trovarlo, ti intrattenevi giusto cinque minuti, suscitando la rabbia di tua sorella e la giustificazione di tua madre la quale invece aveva capito che il tuo “fuggire” era conseguente al fatto che non riuscivi a sopportare la vista di tuo padre inebetito; dei quattro anni in cui, da quando si allettò il 16 dicembre del 2007, tutte le mattine prima di recarti a lavoro, passavi da lui per pulirlo e cambiargli le medicazioni alle piaghe da decubito che gli scavavano la schiena in maniera indegna e dolorosa. Il tutto sotto lo sguardo vigile di tua madre, pronta a intervenire e a rimproverarti se papà manifestava sofferenza. Spiegare che quei quattro anni in cui fu allettato per te rappresentarono un grande insegnamento di vita in quanto ti hanno fatto capire quanto futile sia la vita. Facendoti apprezzare il valore di ogni singolo istante. Inducendoti ad approfittare di ogni momento “buono” che la vita ti riserva in quanto non puoi sapere quel che ti aspetta dopo!

Oppure parlare animatamente di politica, come è successo ieri mattina sempre percorrendo il Sangermano. L’amico con cui si è intavolata la discussione, inizialmente voleva fermarsi perché non pensava di farcela. E invece, distratto dalla conversazione che stavamo intavolando, ha completato l’intero percorso senza particolari patemi. A conferma che correre in compagnia ha la capacità  di alleviare la fatica, sia fisica che mentale.

Non so se e quando tornerò ad allenarmi per gareggiare. L’incidente di circa un anno fa, a poco più di un mese dalla maratona di Firenze, con conseguente frattura della spalla sinistra, che mi costrinse a portarecper un mese il tutore e ad andare nel capoluogo toscano in veste di turista, mi ha fatto passare la voglia di fare allenamenti mirati per preparare una gara. Per ora preferisco correre per divertirmi e rilassarmi. E già questo è una motivazione che giustifica ampiamente le levatacce mattutine che faccio per ritrovarmi con gli amici alle 5,30 sul lungomare di Pozzuoli per fare i classici dieci chilometri di allenamento.

Per quanto mi riguarda, non vi è nulla di più piacevole che iniziare la giornata facendo qualcosa che piace, soprattutto se hai modo di condividerla con chi nutre la tua stessa passione!

CONVERSARE CORRENDOultima modifica: 2018-09-17T12:38:29+02:00da kayfakayfa