ROSARIA ANTONACCI, IL CORAGGIO DI UNA DONNA

 

Di seguito la versione integrale dell’articolo apparso su comunicaresenzafrontiere in cui si racconta la drammatica vicenda di Rosaria Antonacci.


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La storia di Rosaria Antonacci è quella di una donna che alcuni anni fa, a causa dell’occlusione dell’arteria femorale, ha subito l’amputazione di entrambe le gambe a distanza di due anni l’una dall’altra.

All’età di trentadue anni Rosaria iniziò ad accusare lancinanti dolori al piede sinistro che la costrinsero a continui ricoveri ospedalieri senza che le fosse diagnosticato alcun problema circolatorio. Addirittura ci fu chi attribuì i dolori come conseguenza dei piedi piatti, di cui non era affetta, obbligandola a portare dei plantari costosissimi. Poiché, nonostante i plantari, i dolori non cessavano, Rosaria si rivolse al Professor Bianchi di Pozzuoli il quale escluse l’origine ortopedica del fastidio, suggerendole di fare un ecodoppler:

<<A quella richiesta, feci presente al professore che di ecodoppler ne avevo già fatti tanti, tutti con esito negativo. Lui insistette, dicendo che mi mandava da un collega per approfondire. Fu così che appresi di avere l’arteria femorale completamente occlusa. Ricordo ancora le parole di quel dottore, “Mi spiace signora, ma da oggi la sua vita cambierà”. Piansi per tutto il tragitto dall’ospedale a casa. Io sono fatta così, piango per qualche ora, poi dopo asciugo le lacrime ed inizio a pensare a come risolvere il problema. E così iniziò il mio calvario, il cui esito è purtroppo noto!>>.

A distanza di anni, dopo aver fatto visionare a un medico legale le varie cartelle cliniche di cui è in possesso, s’è sentita rispondere che c’erano gli estremi per avviare un’azione legale contro l’ospedale che tracciò inesorabilmente il suo destino, ma purtroppo i tempo tecnici per farlo sono scaduti:

<<A quel primo intervento ne sono seguiti tanti, circa quaranta, ho smesso di contarli! Ho percorso tutte le strade per salvare la mia gamba, poi mi sono arresa. La cancrena divorava il mio piede e il mio cervello. Pensavo che dopo l’amputazione non sarei più entrata nella stanza fredda, ma non è stato così!>>.

Secondo il medico legale dalle carte si evincerebbero anche delle superficialità negli ultimi interventi chirurgici subiti ai monconi, per cui si potrebbe aprire una controversia legale su questo fronte, ma Rosaria è stanca e diffidente:

<<Aprire un contenzioso? Sono stanca!>>

Ciò che Rosaria non tollera è la discriminazione che ha riscontrato esistere tra il trattamento che ricevono gli amputati ASL rispetto a quelli INAIL , una diversità burocratica

<<A quelli INAIL è concesso di tutto e di più. Lo so perché essendo iscritta in più gruppi social di amputati, quando ci confrontiamo in chat, noto che gli amputati INAIL hanno diversi privilegi che noi amputati ASL invece non abbiamo. Sulla mia pelle sto scoprendo che esistono amputati di serie A e di serie B. Una cosa che non dovrebbe esistere! Io appartengo alla serie B, ci riconosci, siamo quelli seduti in carrozzella che aspettano la maturazione dei tempi burocratici, anche per una modifica di invaso. A tale proposito lasciami ringraziare il Centro Ortopedico Corpora, che fornisce gli ausili per disabili che verso noi invalidi si comporta in maniera più che umana, facendoci spesso anche da autista prelevandoci a casa con i propri mezzi per accompagnarci al laboratorio a misurare la protesi e poi riaccompagnarci nuovamente a casa, in maniera del tutto gratuita. >>

A dispetto degli infiniti problemi derivanti dalla propria disabilità, Rosaria non si è persa d’animo e si è rifatta una vita. Approfittando del tempo libero di cui dispone, ha rispolverato la passione giovanile per la pittura e si è avvicinata alla ceramica, creando un’infinità di oggetti che regala agli amici o tiene per sé in casa. Ha anche creato un b&b, Pozzuoli 100%, a Via Napoli, nell’appartamento dove ha vissuto per 51 anni situato al secondo piano di un palazzo senza ascensore adiacente a quello dove da un anno si è trasferita a vivere dopo l’infarto, sempre a Via Napoli, perché situato al piano terra e dunque molto più comodo per muoversi.

Rosaria la scorsa estate è stata a mare e si è fatta i bagni coprendosi le protesi con delle calze nere autoreggenti di latex:

<<L’estetico per le protesi non è convenzionato e costa troppo per le mie tasche. Per quanto è possibile, la mia disabilità cerco di viverla nel migliore dei modi. Di vita ce ne è una sola. La perdita di entrambe le gambe mi limita, ma non mi impedisce di vivere. Spesso alla domanda, “Cosa fai di bello?”, rispondo “Sono in ricostruzione, mi sto inventando la vita giorno per giorno!”. Gli impedimenti veri nascono qui!>>, dice toccandosi la testa.

Come darle torto?

Nel salutarci, Rosaria mi fa dono di un piccolo corno di ceramica fatto da lei. Guardandola sorridere mentre me lo porge, mi sembra impossibile che quel sorriso luminoso e sincero appartenga a una persona che avrebbe mille ragioni per essere arrabbiata con la vita e invece!?…

ROSARIA ANTONACCI, IL CORAGGIO DI UNA DONNAultima modifica: 2018-12-06T10:57:36+01:00da kayfakayfa