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I SOCIAL ALL’EPOCA DEL CORONAVIRUS

Da quando nel nostro paese è scoppiata l’emergenza coronavirus, più di una persona che sa della mia passione per la scrittura e, soprattutto, che ho un blog sul quale mi piace esprimere considerazioni di vario genere condividendole in rete attraverso i social, mi ha chiesto quando scrivessi un post sull’emergenza sanitaria in corso. A costoro ho sempre risposto, in alcuni casi in maniera piccata rischiando di apparire offensivo, e se lo fossi stato davvero gli chiedo scusa,  che non avevo nulla da dire; che si trattava di un argomento maledettamente serio sul quale era meglio sorvolare, lasciando che parlasse solo chi abbia le adeguate competenze per evitare di intasare ulteriormente la rete di insulsaggini e farneticazioni fantapolitiche e complottistiche aumentando il caos, il disorientamento e la paura tra la gente.

Speravo che la mia risposta, la quale fa eco a quella data da Jurgen Klopp l’allenatore del Liverpool a un giornalista – in conferenza stampa gli ha chiesto un parere sul coronavirus, ha risposto che il suo parere non conta nulla, interessandosi di calcio – spingesse queste persone ad adottare il buon senso, mai abbastanza in situazioni del genere, serbando per sé le proprie opinioni al fine di evitare di gettare ulteriore benzina sul fuoco.

Purtroppo mi tocca constatare con dispiacere che alcune di loro anziché tacere, lasciando parlare il governo, le istituzioni locali e gli organismi sanitari nazionali e internazionali, approfittano dell’emergenza per dare spazio alle ipotesi più astruse sull’origine dell’epidemia senza alcun tipo di fondamento, traendo spunto unicamente dalle proprie simpatie politiche e fantasie. […]

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FATALITÀ O MALASANITÀ

Ieri sera, mentre risalivo la Pignasecca per andare alla Cumana e rientrare  a casa dopo un’intensa giornata trascorsa in un’aula di formazione professionale, man mano che mi avvicinavo all’ospedale Pellegrini, ribattezzato dai napoletani vecchio Pellegrini per distinguerlo dal nuovo Pellegrini alla Doganella, la strada diveniva sempre più impraticabile, ostruita da una marea di gente accalcata davanti all’ingresso del nosocomio.

Essendo la Pignasecca via obbligata per quanti giungono a Napoli dall’area flegrea in Cumana/Circumflegrea o in metropolitana, la cui stazione dista a poche decine di metri, e trovandosi all’interno della Cumana anche l’ingresso della funicolare di Montesanto,  una delle quattro funicolari che conducono alla zona collinare, quel tratto di strada da mattina a sera è un fiume di gente in piena: studenti, lavoratori, professionisti, commercianti, fattorini. turisti, auto, motorini, ambulanze, mezzi delle forze dell’ordine. […]

 

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