Le esternazioni del Ministro Sangiuliano, il quale durante la serata finale del Premio Strega, alla conduttrice che lo intervistava, promise che avrebbe poi letto i libri per cui aveva votato, suscitando lo stupore della stessa, sono l’emblema di una classe politica che alla cultura attribuisce valore zero o poco più.

MISTERI, ANZI MINISTRI ITALIANI

È comprensibile che i colleghi di governo e gli alleati politici nonché i media filogovernativi minimizzino sulle gaffe e gli strafalcioni geografici e storici del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Tuttavia sarebbe il caso che gli stessi cercassero per un momento di porsi nei panni di quei tanti candidati a un concorso pubblico o a un qualsiasi esame. Cosa devono pensare questi ultimi, che se sbagliano una o più domande di un quiz vedono minata in maniera irreparabile il proprio passaggio alla fase successiva del concorso o compromesso il voto finale, di un Ministro della Cultura che localizza Times Square a Londra invece che a New York o che attribuisce la scoperta dell’America “alle teorie di Galileo”, peccato che Galileo nacque nel 1564 mentre l’America fu scoperta nel 1492.

È vero, tutti possiamo incorrere in una gaffe, ma se poi la stessa persona le reitera qualche dubbio sullo stato reale del suo livello culturale ci coglie, alimentando il dubbio che probabilmente è inadatta a ricoprire quel ruolo. A meno che non lo ricopra per grazia ricevuta, ma da chi e, soprattutto, perché?

Quando ci si trova al cospetto di situazioni del genere sorgono forti dubbi che in Italia i cittadini sono davvero uguali tra di loro come sancisce l’articolo 3 della Costituzione.

Sono ormai più di trent’anni che in questo paese la cultura viene derisa, umiliata da una certa classe politica che sembra nutrire verso di essa una sorta di fastidioso rigetto. Non è un caso se alcuni anni fa l’allora Ministro Giulio Tremonti affermò “la cultura non si mangia.

Le esternazioni del Ministro Sangiuliano, il quale durante la serata finale del Premio Strega, alla conduttrice che lo intervistava, promise che avrebbe poi letto i libri per cui aveva votato, suscitando lo stupore della stessa che non potè fare a meno di chiedersi in che modo avesse votato visto che non li aveva letti, sono l’emblema di una classe politica che alla cultura attribuisce valore zero o poco più.

Il problema è che molti italiani, scoprendosi ignoranti alla stregua di un Ministro della Repubblica, si sentono in pace con la coscienza e dunque giustificati a non leggere manco un libro nell’arco dell’anno. Non comprendendo che l’ignoranza del popolo è il propellente che sta trascinando speditamente il paese incontro a un passato che credevamo sepolto per sempre.

Le gaffe di Sangiuliano, unitamente a quelle di altri Ministri di questo governo secondo cui i poveri mangiano meglio dei ricchiLollobrigida, altro campione di gaffe – non devono soltanto far ridere ma prima di tutto devono far riflettere sul reale livello culturale di una parte dell’attuale classe politica italiana.

Come si può bocciare un candidato a un concorso o mettere in discussione un maturando o un laureando perché sbaglia una risposta se poi abbiamo un Ministro, per giunta della cultura, che dimostra di avere un livello culturale alquanto discutibile?

Misteri, anzi ministri italiani.

 

Come qualcuno ha candidamente supposto, non si può escludere che Fassino possa essere affetto da cleptomania. Ma a questo punto bisogna presumere che anche in altri contesti l’onorevole potrebbe aver trafugato qualcosa sotto lo sguardo sconcertato dei dipendenti e dei vigilanti i quali, presumibilmente intimoriti dal ruolo pubblico del personaggio, hanno preferito glissare sull’episodio nella speranza che non si ripetesse.

FASSINO E QUEL PROFUMO IRRESISTIBILE

Cosa possa aver spinto l’onorevole Piero Fassino del Pd a trafugare dal duty free dell’Aeroporto di Roma, non una ma addirittura tre volte, una boccetta di profumo Chanel Chance dal valore commerciale di 135 euro è difficile da immaginare. Da un politico ci si aspetterebbe un atteggiamento onorevole, come impone la Costituzione. E invece sono anni, ormai, che siamo sempre più assuefatti a più rappresentanti politici, in maniera trasversale da destra a sinistra passando per il centro, che compiono azioni quanto meno riprovevoli, non certo consone a chi, ricoprendo un ruolo istituzionale, dovrebbe onorare il proprio paese e dare l’esempio ai cittadini.

Abituati, aimè, a politici collusi con la criminalità organizzata, corrotti e corruttori, puttanieri (“utilizzatore finale”, citando il compianto avvocato Ghedini di berlusconiana memoria), forse addirittura cocainomani e pedofili o poco meno, l’idea che qualcuno di loro possa svendere la propria dignità rubando una boccettina di profumo fa tristezza, non solo rabbia.

Il pensiero di Fassino che, una volta fermato dalla vigilanza, invitato a mostrare ciò che ha in tasca, affermerebbe “Lei non sa chi sono io!” richiama alla mente quelle commedie cinematografiche degli anni sessanta/settanta in cui si ironizzava sul malcostume degli italiani.

Come qualcuno ha giustamente supposto, non si può escludere che Fassino possa essere affetto da cleptomania. Ma a questo punto bisogna presumere che anche in altri contesti l’onorevole potrebbe aver trafugato qualcosa sotto lo sguardo sconcertato di dipendenti e vigilanti i quali, presumibilmente intimoriti dal ruolo pubblico del personaggio, hanno preferito glissare sull’episodio nella speranza che non si ripetesse.

Ieri sul Fatto Quotidiano Vicenzo Iurillo ha scritto un articolo intitolato Quando chi ruba è “plebeo”, il furto non è mai tenue in cui si ipotizza, in base alle dichiarazioni di un principe del foro, che l’onorevole Fassino potrebbe essere assolto dall’accusa per tenuità del fatto, ovvero per aver compiuto un reato “a responsabilità limitata” come avrebbe detto Cardone del film La Banda degli Onesti con Totò.

Attenuante di cui invece non hanno potuto usufruire alcuni normali cittadini sorpresi a loro volta a rubare nei supermercati merce per pochi euro perché affamati e senza soldi e quindi rinchiusi per mesi nelle patrie galere.

In attesa che dal Pd qualcuno intervenga sulla vicenda per fare chiarimenti, l’imbarazzante silenzio del partito di cui Fassino è un importante rappresentante rimbomba in maniera assordante.

Negli ultimi tempi, a seguito di una serie di episodi sconcertanti che hanno visto protagonisti membri di governo, si è messa in discussione la qualità della classe dirigente dell’attuale esecutivo e della sua maggioranza.

Minimizzare sulla vicenda Fassino, che sta passando in maniera silenziosa su molti giornali e tv, e più che altro in maniera ironica sui social, sarebbe, secondo me, per il Pd un errore che potrebbe ulteriormente aumentare la voglia di astenersi dal votare di una fetta di elettorato del tutto schifato da certa politica.

Se Fassino risultasse affetto da cleptomania si dimettesse e si curasse, premesso che dalla cleptomania ci si possa curare. Diversamente, seppure fosse assolto per tenuità del fatto, agli occhi di molti italiani sarebbe comunque un ladro, seppure a responsabilità limitata, e dunque a sua volta poco credibile come politico.

In quest’ultimo caso cosa farebbe quel partito, che da anni invoca la questione morale in ambito politico, nel momento in cui si troverebbe nelle sua fila un ladro, seppure di boccette di profumo?

 

Di certo l’accaduto denota un’assoluta ignoranza in campo comunicativo di chi ha preso tale decisione. Possibile che costui non immaginasse che nell’era di internet, ponendo il veto al monologo, in rete si sarebbe scatenato il passaparola, consentendo al testo di diffondersi in maniera esponenziale dagli Appennini alle Ande, incuriosendo e inducendo alla lettura anche coloro che di argomenti simili di solito non se ne interessano?

CASO SCURATI, PIU’ CHE CENSURA SI TRATTEREBBE DI UN AUTOGOL DI REGIME

Se davvero l’intento fosse stato censorio, la cancellazione del monologo sul 25 aprile che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto leggere ieri sera a Che sarà di Serena Bortone si è rivelato un boomerang di dimensioni cosmiche per i vertici RAI e per il Governo.

Dal momento in cui la notizia si è diffusa, tanto da costringere finanche la Premier Giorgia Meloni a intervenire e a pubblicare sul proprio profilo Facebook il testo del monologo per smentire chi parlava di censura, attraverso i social il testo ha iniziato a espandersi a macchia d’olio, raggiungendo un pubblico ben più vasto di quello che presumibilmente avrebbe ottenuto se fosse stato letto in trasmissione.

Quali fossero le reali cause della cancellazione del monologo, probabilmente, non lo sapremo mai – la RAI parla di una richiesta esosa dello scrittore per leggerlo; lo scrittore parla invece di censura e cita un comunicato della RAI in cui si motiva la cancellazione come una scelta editoriale.

Di certo l’accaduto denota un’assoluta ignoranza in campo comunicativo di chi ha preso tale decisione. Possibile che costui non immaginasse che nell’era di internet, ponendo il veto al monologo, in rete si sarebbe scatenato il passaparola, consentendo al testo di diffondersi in maniera esponenziale dagli Appennini alle Ande, incuriosendo e inducendo alla lettura perfino coloro che di argomenti simili di solito non se ne interessano?

Ciò denota l’assoluta inadeguatezza dei vertici RAI – si presume che chi comanda uno strumento mediatico, e soprattutto i suoi collaboratori, debba avere competenze in scienze della comunicazione -e alimenta il dubbio legittimo se chi li ha insigniti in quel ruolo lo abbia fatto perché li reputava effettivamente qualificati o per altri motivi ignoti.

A pochi mesi dalle elezioni europee il caso Scurati potrebbe rivelarsi una rogna non da poco per la Premier e il suo partito che puntano a bissare il successo elettorale delle scorse elezioni politiche.

È vero, i messaggi che girano in rete sono talmente tanti che non hanno tempo di attecchire nella mente delle persone, diradandosi come nebbia al sole per lasciare spazio ai successivi.

Ma intanto il monologo dello scrittore da ieri sta riecheggiando prepotentemente sui social e la sua onda non accenna a placarsi tanto da far supporre che, più che censura, si tratterebbe di un grottesco autogol di regime.

L’ultima cosa che i suoi occhi stanchi di dolore videro fu lo sguardo commosso dei veterinari che le avevano provate tutte per strapparlo alla morte, dopo le orrende ferite inferte da mani di mostro per appropriarsi della sua pelliccia. Non si sa se per rivenderla o per il semplice gusto di scuoiarlo vivo. Abbandonato agonizzante sul marciapiede, il caso volle che a trovarlo in quelle pietose condizioni fosse un veterinario del canile municipale che subito lo avvolse in una coperta e lo portò in ambulatorio per cercare di curarlo con il sostegno dei colleghi.

IN RICORDO DI LEONE VITTIMA DELLA CRUDELTA’ UMANA

L’ultima cosa che i suoi occhi stanchi di dolore videro fu lo sguardo commosso dei veterinari che le avevano provate tutte per strapparlo alla morte, dopo le orrende ferite inferte da mani di mostro per appropriarsi della sua pelliccia. Non si sa se per rivenderla o per il semplice gusto di scuoiarlo vivo. Abbandonato agonizzante sul marciapiede, il caso volle che a trovarlo in quelle pietose condizioni fosse un veterinario del canile municipale che subito lo avvolse in una coperta e lo portò in ambulatorio per cercare di curarlo con il sostegno dei colleghi.

Per la tenacia con cui l’animale rispondeva alle cure, tradendo la propria voglia di vivere a ogni costo, lo avevano ribattezzato Leone. Fasciato di bende come una mummia, aveva lottato per quattro giorni tra la vita e la morte, alimentando la speranza che ce l’avrebbe fatta a sopravvivere. Purtroppo non fu cosi. Nel momento in cui esalò l’ultimo respiro, mani amorose ne ricomposero il corpo per poi fotografarlo e diffondere la foto sui social a testimonianza che, fortunatamente, nel mondo non vivono solo criminali e mostri. Ma anche anime sensibili che riconoscono agli animali pari dignità degli esseri umani. […]

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Sabato 21, gennaio durante la presentazione del mio romanzo L’ULTIMA NOTTE (Edizioni Helicon) , il prof. Magliulo, uno dei relatori insieme al prof. Ernesto Salemme presenti quella sera in sala, parlando dell’amore divinizzato, a loro dire tema centrale del racconto, ha citato Dante Alighieri, suscitando in me viva gioia e dandomi modo di parlare del presunto rapporto tra il sommo poeta e i Fedeli d’Amore.

A proposito di Dante e dei Fedeli d’Amore

Sabato 21, gennaio durante la presentazione del mio romanzo L’ULTIMA NOTTE (Edizioni Helicon) , il prof. Magliulo, uno dei relatori insieme al prof. Ernesto Salemme presenti quella sera in sala, parlando dell’amore divinizzato, a loro dire tema centrale del racconto, ha citato Dante Alighieri, suscitando in me viva gioia e dandomi modo di parlare del presunto rapporto tra il sommo poeta e i Fedeli d’Amore.

A riguardo nella mia raccolta di articoli sull’ermetismo – DISCUSSIONI SU MARIA MADDALENA – UN VIAGGIO NELLA TRADIZIONE ERMETICA disponibile su Amazon – vi è un capitolo dedicato proprio a Dante e al suo rapporto sia con i templari sia con i Fedeli d’Amore che ripropongo in questo post al fine di chiarire a quanti non li conoscessero chi erano i Fedeli d’Amore.

DANTE TEMPLARE E ALCHIMISTA

Tra i massimi capolavori letterari di sempre, la Divina Commedia vanta un gran numero di saggi critici e analitici, alcuni dei quali non si limitano ad analizzarne la struttura compositiva, la storicità e il significato filosofico ma, entrando nell’anima dell’opera, tentano di dimostrare come Dante non si fosse limitato a infondervi simbolicamente le proprie ideologie politiche e religiose. Bensì vi avesse trasfuso il proprio credo spirituale/misteriosofico di matrice gnostica in quanto avrebbe fatto parte, insieme ad altri stilnovisti, dei Fedeli D’Amore. […]

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Lunedì 30 gennaio nella sala dell’Ostrichina, al Fusaro (Bacoli), alla presenza del sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione e di un folto pubblico, la scrittrice Dacia Maraini ha presentato il libro CARO PIER PAOLO (Neri Pozza), scritto per celebrare il centenario della nascita di Pierpaolo Pasolini tragicamente scomparso il 2 novembre del 1975.

ALLA CASINA VANVITELLIANA DACIA MARAINI HA PRESENTATO “CARO PIER PAOLO”

Lunedì 30 gennaio nella sala dell’Ostrichina, al Fusaro (Bacoli), alla presenza del sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione e di un folto pubblico, la scrittrice Dacia Maraini ha presentato il libro CARO PIER PAOLO (Neri Pozza), scritto per celebrare il centenario della nascita di Pierpaolo Pasolini tragicamente scomparso il 2 novembre del 1975.

Ad affiancarla il professor Ernesto Salemme che, oltre a parlare del libro coadiuvato dalle letture dell’attore Dario Barbato, l’ha intervistata sul suo rapporto personale con Pasolini alimentando una vivace e interessante conversazione da cui è fuoriuscita un’immagine diversa da quella stereotipata che presenta un Pasolini caratterialmente burbero, arrabbiato con il mondo, un predatore eternamente a caccia di ragazzi di vita per appagare la propria omosessualità di cui non fece mai mistero. […]

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Domenica 4 settembre a Sant’Agostino, Bergamo, nell’ambito della rassegna ON THE ROAD – Bergamo Racconta Springsteen, giunta alla sesta edizione, si svolgerà la finalissima del contest COVER ME, organizzato dal gruppo NOI & SPRINGSTEEN fondato da Alberto Lanfranchi.

I cantanti e i gruppi selezionati per la finalissima provengono un po’ da tutta Italia. Il meridione è rappresentato da una donna flegrea: la blues woman “Elda” Salemme con il brano I’M ON FIRE.

La blues woman flegrea Elda finalista al contest COVER ME dedicato a Springsteen

Domenica 4 settembre a Sant’Agostino, Bergamo, nell’ambito della rassegna ON THE ROAD – Bergamo Racconta Springsteen, giunta alla sesta edizione, si svolgerà la finalissima del contest COVER ME, organizzato dal gruppo NOI & SPRINGSTEEN fondato da Alberto Lanfranchi.

I cantanti e i gruppi selezionati per la finalissima provengono un po’ da tutta Italia. Il meridione è rappresentato da una donna flegrea: la blues woman “Elda” Salemme con il brano I’M ON FIRE.

Dopo una lunga selezione effettuata prima dalla giuria di qualità per scegliere tra i tanti partecipanti i venti da sottoporre al voto online cui hanno partecipato oltre 5000 votanti, si è definita la lista dei dieci finalisti che tra un mese si contenderanno la vittoria esibendosi dal vivo. Al primo voto della giuria di qualità Elda era risultata quarta su venti. […]

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Puteolano doc, con ben ventinove maratone all’attivo nel palmares – lo scorso anno sarebbero diventate trenta se, causa covid, non avessero annullato quella di New York a cui spera di partecipare quest’anno – Ciro Marotta quest’estate ha percorso il tratto italiano della Via Francisca del Lucomagno che da Lavena Ponte Tresa in provincia di Varese, dopo nove tappe, arriva a Pavia. I suoi compagni di viaggio sono stati: Neven Adzaip, guida del Spiritual Tour, il tour operator specializzato in questo settore; Concetta Maddaluno, Marco Rocchi, Deborah Paris, Gianluca Persichetti, Vincenzo Foti, Domenica Fusi, Daria Lamera. Al gruppo per i primi tre giorni si è unita Ilaria Notari inviata di Varese News che lo ha intervistato

“Zio Ciro”, un pellegrino puteolano sulla Via Francisca

Puteolano doc, con ben ventinove maratone all’attivo nel palmares – lo scorso anno sarebbero diventate trenta se, causa covid, non avessero annullato quella di New York a cui spera di partecipare quest’anno – Ciro Marotta quest’estate ha percorso il tratto italiano della Via Francisca del Lucomagno che da Lavena Ponte Tresa in provincia di Varese, dopo nove tappe, arriva a Pavia. I suoi compagni di viaggio sono stati: Neven Adzaip, guida del Spiritual Tour, il tour operator specializzato in questo settore; Concetta Maddaluno, Marco Rocchi, Deborah Paris, Gianluca Persichetti, Vincenzo Foti, Domenica Fusi, Daria Lamera. Al gruppo per i primi tre giorni si è unita Ilaria Notari inviata di Varese News che lo ha intervistato (video dell’intervista).

Per farmi raccontare la sua esperienza, ci diamo appuntamento al ristorante l’Akademia sul Lago di Lucrino. […]

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Si dice che la poesia sia poco seguita, eppure chiunque ieri sera fosse passato per la Darsena di Pozzuoli si sarebbe imbattuto in una folla di gente radunata nei pressi de Il Gozzetto per assistere alla presentazione del libro di poesie SASSI SULLA RIVA di Vincenza Di Francia, infermiera pediatrica con la passione per la poesia.

“SASSI SULLA RIVA”, LA POESIA DI VINCENZA DI FRANCIA INCANTA LA DARSENA DI POZZUOLI

Si dice che la poesia sia poco seguita, eppure chiunque ieri sera fosse passato per la Darsena di Pozzuoli si sarebbe imbattuto in una folla di gente radunata nei pressi de Il Gozzetto per assistere alla presentazione del libro di poesie SASSI SULLA RIVA di Vincenza Di Francia, infermiera pediatrica con la passione per la poesia.

La serata, che rientrava nella manifestazione POZZUOLI CITTÀ CHE LEGGE, organizzata da Angela Giustino con il patrocinio del Comune di Pozzuoli, il cui fine è dare spazio alla lettura ad alta voce, si è avvalsa della presenza in qualità di relatrice della poeta/scrittrice Angela Schiavone la quale, sia nel suo intervento introduttivo che nei successivi, oltre a mettere in risalto la forza espressiva delle poesie della Di Francia che traggono spunto dall’attualità – una parla dei bambini vittime della guerra in Siria, un’altra racconta la disperata ricerca della propria identità di genere rispetto alla propria natura biologica -, ha evidenziato che l’emotività dei versi non perde né forza né pathos quando dall’italiano la poetessa passa a scrivere in napoletano. In quest’ultimo caso particolarmente toccante la lettura affidata ad Angela Cicala di “Fiorella” dove si dà voce all’io di un ragazzo che si sente donna nell’anima il quale, per sopravvivere alle ipocrisie e alle cattiverie della società, è costretto a prostituirsi con il nome di Fiorella perché nella gelide carezze dei clienti trova il calore dell’amore a lui per sempre negato. […]

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Di Peppe D’Isanto, fondatore e titolare dell’omonimo negozio di strumenti musicali a Pozzuoli, in Via Pergolesi, scomparso da poche ore dopo aver lottato come un leone per oltre due anni contro un male incurabile, sono tanti i ricordi che porterò per sempre con me. Per lo più tutti legati alla comune passione per la corsa. Ma due in particolare mi resteranno per sempre nel cuore…

Diversamente da me che corro da quand’ero ragazzo, alla corsa Peppe si avvicinò in tarda età e mai avrebbe immaginato, come lui stesso ammise una volta mentre chiacchieravamo, di appassionarsi in maniera maniacale come poi avvenne.

Abitando nello stesso viale, spesso capitava che la mattina presto o la sera, andando o tornando da lavoro, Peppe mi incrociava correre insieme a un amico, a volte sotto il diluvio o con temperature rasenti lo zero. In quell’occasione candidamente ammise da par suo – Peppe era una persona sincera, se doveva dirti una cosa te la diceva senza farsi tanti problemi “perché il parlare chiaro è fatto per gli amici” – che quando ci incrociava ci reputava dei pazzi!

Ciao Peppe, continua a volare!

Di Peppe D’Isanto, fondatore e titolare dell’omonimo negozio di strumenti musicali a Pozzuoli, in Via Pergolesi, scomparso da poche ore dopo aver lottato come un leone per oltre due anni contro un male incurabile, sono tanti i ricordi che porterò per sempre con me. Per lo più tutti legati alla comune passione per la corsa. Ma due in particolare mi resteranno per sempre nel cuore…

Diversamente da me che corro da quand’ero ragazzo, alla corsa Peppe si avvicinò in tarda età e mai avrebbe immaginato, come lui stesso ammise una volta mentre chiacchieravamo, di appassionarsi in maniera maniacale come poi avvenne.

Abitando nello stesso viale, spesso capitava che la mattina presto o la sera, andando o tornando da lavoro, Peppe mi incrociava correre insieme a un amico, a volte sotto il diluvio o con temperature rasenti lo zero. In quell’occasione candidamente ammise da par suo – Peppe era una persona sincera, se doveva dirti una cosa te la diceva senza farsi tanti problemi “perché il parlare chiaro è fatto per gli amici” – che quando ci incrociava ci reputava dei pazzi! […]

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