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“DI COVIDDI NON CE N’È”… FINO A CHE NON TOCCA A ME.

Tra amici e conoscenti ne ho alcuni che hanno contratto il covid o hanno un parente che si è infettato. Fortunatamente molti di loro ne sono usciti indenni, sottoponendosi semplicemente all’isolamento casalingo. Altri, purtroppo, sono stati costretti a dover ricorrere alle cure ospedaliere.

Il perché di questa disparità di trattamento me lo hanno spiegato alcuni medici di mia conoscenza: “se il virus non ti attacca ai polmoni, i sintomi equivalgono poco più a quelli di una normale influenza e nel giro di un paio di settimane ritorni alla normalità. Se invece hai la sventura che si estenda ai polmoni, devi solo ricoverarti, non hai alternative!”.

Malgrado di queste testimonianze ve ne siano un’infinità – perfino di convinti negazionisti ricredutesi dopo essersi ammalati di covid e essere stati per settimane in terapia intensiva –  tanta gente continua a negare l’esistenza del virus, affermando allegramente “di coviddi non ce n’è!”.

Mi è stato raccontato di un negazionista che candidamente ha confidato di aver avuto in estate la febbre alta per più giorni, senza mai preoccuparsi di fare un tampone per appurare se avesse il covid: “dopo alcuni giorni, sono stato bene! Se anche si fosse trattato del virus, è passato da sé. Che vuoi che sia?”.

Il soggetto in questione non è stato minimamente roso dal dubbio di poter aver funto da untore all’epoca, né d’essere tuttora portatore del virus, tanto “di coviddi non ce n’è!”. […]

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