Dal primo momento che era scoppiata la pandemia, pur essendo un medico generico, come tanti suoi colleghi si era messo a disposizione per assistere gli ammalati. Con la mascherina sul viso andava a casa di ogni paziente e lo curava attenendosi scrupolosamente ai protocolli prescritti dal ministero.

L’araba fenice

Dal primo momento che era scoppiata la pandemia, pur essendo un medico generico, come tanti suoi colleghi si era messo a disposizione per assistere gli ammalati. Con la mascherina sul viso andava a casa di ogni paziente e lo curava attenendosi scrupolosamente ai protocolli prescritti dal ministero.

Malgrado si impegnasse con tutto se stesso per sconfiggere quella che i media avevano definito la “peste del XXI secolo”, molti anziani, dopo una dolorosa agonia distesi sulle barelle in terapia intensiva e in subintensiva, erano deceduti senza nemmeno il conforto di avere accanto i propri cari, costretti a salutarli attraverso i display dei telefonini facendo loro una videochiamata aiutati dagli infermieri.

Da fervido credente nella scienza, del tutto agnostico, alternava sarcasmo e fastidio verso chi affermava che il virus fosse la punizione inviata da Dio in terra per punire l’umanità dei propri peccati. Quando ascoltava una simile affermazione, di riflesso gli veniva di rispondere che, se davvero fosse stato così, non si capiva perché il male mietesse vittime tra gli anziani e quanti era affetti da patologie pregresse, anziché scatenarsi contro chi compiva i peggiori crimini. […]

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PARADOSSI

La figura di Giuda Iscariota istintivamente suscita ripugnanza, riflettendo il traditore per eccellenza. Eppure egli è fondamentale perché si affermasse la natura divina di Gesù, a prescindere si fosse o no credenti. In questo racconto ho cercato di immaginarmi un dialogo tra i due in cui si mettesse in evidenza tale sua funzione…

Svuotato d’ogni sostanza, il tempo ristagnava come nebbia nella stanza arredata con due sole sedie di legno, disposte l’una di fronte all’altra, rispettivamente occupate da un uomo sereno e da uno triste, entrambi vestiti di niente.

Svuotato d’ogni sostanza, il tempo ristagnava come nebbia nella stanza arredata con due sole sedie di legno, disposte l’una di fronte all’altra, rispettivamente occupate da un uomo sereno e da uno triste, entrambi vestiti di niente.

Fasci di luce, cadenti dal soffitto, avvolgevano le loro figure in opache fluorescenze, esaltandone i contrastanti stati d’animo trasparenti sui loro volti.

 “Rabbi, potrai mai perdonarmi?” – chiese l’uomo triste, fissando la scacchiera di marmo del pavimento.

“Perdonarti di cosa?” – replicò serenamente l’altro.

“Di averti venduto agli uomini come bestia al mercato.”

“Nelle azioni degli uomini dimora la volontà di Dio!”

“Mia madre, povera donna, sarà maledetta in eterno per avermi dato alla luce” – piagnucolò l’uomo triste. Dai suoi occhi il dolore stillava in gocce dense al suolo.

“Eppure il ricordo del figlio ne allevierà la sofferenza dal cuore ogniqualvolta la solitudine busserà alla porta dell’anima” – replicò l’uomo sereno. […]

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