Paola_De_Micheli_2019

PAOLA DE MICHELI E QUELLO 0,1% DI CONTAGI CHE NON GIUSTIFICA IL CAOS TRASPORTI

In origine a essere marchiati come untori furono i runner: anche se corressero a tarda da sera o al mattino presto, da soli o in gruppetti distanziati di due metri l’uno dall’altro, c’era chi, nascosto dietro ai vetri delle case, non appena ne vedeva qualcuno, subito lo riprendeva con lo smart phone e ne diffondeva le immagini sui social mettendolo alla gogna pubblica. Poi correva a telefonare alle forze dell’ordine per denunciarlo, attendendone pazientemente l’arrivo da dietro ai vetri per assistere al fermo.

Dopo i runner, a macchiarsi del marchio di untori toccò a palestre, piscine e tutti quei luoghi dove si svolgevano le attività sportive. Poi fu la volta di ristoranti, bar, pub, discoteche e quei locali dove la gente si ritrovava per trascorrere un momento di aggregazione, bevendo o mangiando tra amici.

Infine fu la volta di musei, cinema, teatri, biblioteche, scuole di ogni ordine e grado e di tutte le attività commerciali, lasciando aperte solo quelle che vendevano beni di prima necessità, impedendo alle persone di uscire di casa, se non in casi di comprovata necessità.

Tutti accettarono, seppure a muso duro, le restrizioni perché consapevoli che quello era l’unico modo per arginare il contagio.

Per non penalizzare chi andava a lavoro o era costretto a doversi spostare per forza maggiore, si lasciarono in essere i mezzi pubblici, riducendone drasticamente la capienza, senza però preoccuparsi di aumentarne le corse tanto, con l’esiguo numero di gente in strada, quelli in circolazione bastavano e avanzavano. […]

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