Il monologo sul razzismo di Laura Cesarini

Razzismo, Lorena Cesarini in lacrime: «Ho scoperto di essere nera dopo essere stata annunciata al

Giusto ieri lodavo di un mio amico la leggerezza, la stessa leggerezza che, per altri versi, un comune mortale appena un po’ impegnato si aspetterebbe dal festival di Sanremo. E invece no, la regola non scritta di quel palco che un tempo era pieno di fiori è: vuoi ascoltare le canzoni in gara? bene, accomodati, però beccati pure un pippone che nella serata di mercoledì è stato affidato a Lorena Cesarini, affinché ricordasse a tutti che il razzismo non è cosa buona e giusta. Ora, quest’attrice misconosciuta ha tutte le ragioni del mondo, essere insultata da quattro idioti che tra l’altro hanno ripreso concetti che hanno fatto il loro tempo (“È arrivata l’extracomunitaria“, “l’avranno chiamata per lavare le scale“), non è esperienza gratificante, e tuttavia insistere col vittimismo non paga più. Raccontarci la favola che un palco che attrae una platea vastissima può cambiare, seppur in minima parte, la coscienza di qualcuno, serve a cullarsi nell’illusione che in fondo questo è un mondo in cui è bello vivere. Non è così, e se lo è te ne accorgi solo quando gli imbecilli dormono.

Foto: Lorena Cesarini con una copia del libro Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun da cui ha letto un brano.

Il monologo sul razzismo di Laura Cesariniultima modifica: 2022-02-03T12:29:56+01:00da VIOLA_DIMARZO

5 pensieri riguardo “Il monologo sul razzismo di Laura Cesarini”

  1. ma anche basta con questi sermoni, dai…. D’accordo che si voglia lanciare un messaggio sociale, sensibilizzando l’opinione pubblica su determinate tematiche, ma se poi il tutto mi si riduce ad una Leotta con tanto di décolleté!

  2. Ho sempre pensato fosse difficile riuscire a fotografare Sanremo in poche distillate parole facendolo senza ricorrere ad un gourmet di termini come un soffritto di provincialismo, una manciata di cafonaggine, mantecando il tutto con un abbondante trito di pseudo cultura. Poi, ho letto questo ed ho scoperto che si possono dire le cose anche in modo garbato e senza che nessuno se la prenda più di tanto: “Raccontarci la favola che un palco che attrae una platea vastissima può cambiare, seppur in minima parte, la coscienza di qualcuno, serve a cullarsi nell’illusione che in fondo questo è un mondo in cui è bello vivere. Non è così, e se lo è te ne accorgi solo quando gli imbecilli dormono.”
    C’è poco da fare, oltre alla sintesi, mi manca soprattutto l’eleganza.

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