Piacerà agli antifascisti intransigenti, e rinvigorirà il mai sopito spirito acritico dei nostalgici del ventennio che vide la promulgazione delle leggi razziali, il libro di Massimiliano Boni In questi tempi di fervore e di gloria. Inspiegabilmente negletto da tanta narrazione afferente il fascismo, Gaetano Azzariti è il protagonista di questo volume perché, a dispetto delle sviste clamorose degli storici, fu a capo del tribunale della razza voluto da Mussolini, ricoprì il ruolo di ministro di grazia e giustizia nel governo Badoglio e, come per un automatismo avulso da ogni logica, fu nominato giudice della Corte costituzionale della Repubblica, quasi che la connivenza col regime non fosse stato che un dettaglio. E infatti a tal proposito Boni scrive: “La sua storia richiama la necessità di chiarire reticenze e amnesie; ad esempio di come era stato possibile cominciare minacciando di epurare tutta l’Italia e si finì per nominare presidente della Corte costituzionale un uomo che era stato presidente del tribunale della razza“. E ancora: “È credibile la figura di Azzariti quale difensore del principio di legalità? Ma, seppure, di quale legalità si sta parlando? Da Antigone legalità e giustizia non sono termini inscindibili. In definitiva della storia di Azzariti – che per lunghi tratti è la storia del nostro Paese – resta una carriera, che per quanto contraffatta nei ricordi ufficiali, è stata costruita anche attraverso la zelante esecuzione e ideazione della macchina legislativa fascista“.
Anche in questo caso è necessario usare la formula “ai posteri l’ardua sentenza”?
Via Azzariti, un’onta da cancellare dalla storia d’Italia
Cancellata la vergogna di via Azzariti
Vedi? In fondo si torna sul discorso non tanto di buttare giù i monumenti, ma di innalzarli. Discorso che vale, uguale uguale, per i nomi delle strade, vicoli e palazzi. Non per essere polemico o ridondante, ricordo che quelli che cominciarono a tirare giù i monumenti furono definiti “gentaglia ignorante che decontestualizzava”. Qui c’è poco da contestualizzare, altrimenti diciamola tutta, la parola contestualizzare nasce solo per giustificare l’indecenza intellettuale laddove non solo “condividi e rispetti”, ma addirittura elevi a monumento o a targa quello di cui dovresti vergognarti.
Io ci starei attento anche con i Nobel a intitolargli strade, vicoli e palazzi visto che con il covid, alcuni di essi sono caduti in disgrazia solo perché si sono “permessi” il lusso quella libertà d’opinione che è roba ormai non più consentita nelle lussuose e ricamate democrazie occidentali dove
coi secchi di vernice stanno ricolorando tutti i muri
Case, vicoli e palazzi, perché lei ama i colori
Raccogliamo tutti i fiori, che può darci primavera
Costruiamole una culla, per amarci quando è sera
Poi saliamo su nel cielo, e prendiamole una stella
Perché Margherita è buona, perché Margherita è bella
Perché Margherita è dolce, perché Margherita è vera
Perché Margherita ama, e lo fa una notte intera
Perché Margherita è un sogno, perché Margherita è il sale
Perché Margherita è il vento e non sa che può far male
Perché Margherita è tutto… e noi non siamo mai stati un cazzo.
Di Azzariti non so e nemmeno mi interessa, sia fatto quel che e’ dovuto. Certo mi pare di vedere in giro, oggi, moltitudini di autentici fascisti sventolanti drappi multicolori, verdi, gialli rossi neri ed arcobaleno e le bocche ed i discorsi impastati di antifascismo di maniera.
Perché rovinare una poesia? Quanto alla cancel culture sai come la penso, certo sarebbe più utile operare un discrimine ma in base a quale logica?
Quale logica serve a non discriminare? Una sola, quella di non elevare monumenti o intestare strade e così via. Se qualcuno vuole omaggiare qualcun altro gli regali pure la targa così l’altro può appendersela dove gli pare, ma non utilizzi la cosa pubblica come la piazza o la strada per imporre agli altri la propria voglia. Io davvero non comprendo tutto questo provincialismo mediocre e gretto del nome da tramandare ai posteri. Tutto qua.
Per le strade e i monumenti c’è la botanica, i nomi degli alberi, dei fiori oppure piazza del Cetriolo, via del Pomodoro. Oppure, meglio ancora, c’è l’ornitologia: Piazza del Piccione, via della Passera…
Non ci stiamo capendo su un punto: a me sembra insensato buttare giù statue e divellere targhe (nel caso del signore in questione ci sta, ma è difficile fare un’opera di eradicazione in tutto il mondo), e mi sembra sensato quello che proponi tu: niente più nomi di persone.
Ovviamente con le giuste eccezioni. Ad esempio, a chi ha nel suo lessico un termine come “eradicazione”, una strada a suo nome gliela dedicherei da subito. Minimo una “avenue” a NY o un “boulevard” a Parigi.
Tu sai bene come lusingarmi, ma non ci casco, sallo 🙂
sollo 🙂
sallo sollo scollo scolo canale suez; continua tu ammesso che tu sappia a che gioco stiamo giocando 🙂
… Panama, cappello, capello, taglio, aglio…
…raglio asino orecchie mercante fiera lonza…
… Ponza, isola, solai, tetti, tette, sette, ehhhh esagggerato…
Va bene così, test superato 🙂
A scoprirlo prima, mi sarei candidato per andare al Quirinale. In fondo, rispetto ad un concorso per vigile urbano dove ci sono sempre almeno 6/7ooo candidati, là c’è meno concorrenza e la cosa più impegnativa è il discorso di fine anno, ma qualcuno che te lo scrive sicuramente si trova.
Se penso a Trump e Biden, l’altro paese dove pure si può tentare sono gli USA, ma là le porte sono chiuse perché devi essere nativo. Un vero peccato quando è solo questione di cicogna e chilometri.