Se vuoi visitarlo indossa pinne e maschera

   Il Museum of Underwater Art, al largo della Grande Barriera corallina, è la prima installazione d’arte subacquea dell’Australia. Quando saremo fuori dall’emergenza Coronavirus, i sub-visitatori avranno modo di esplorare gli splendidi percorsi marini che hanno reso famoso il suo fondatore, Jason deCaires Taylor. Lo scultore britannico (che ha aperto un altro museo subacqueo in Messico) spiega: “Prima d’ora non avevo mai creato qualcosa di questa portata nel Pacifico. L’ecosistema è diverso rispetto a quelli con cui ho interagito nei precedenti progetti e, dato che i miei lavori sono pensati per essere abitati e attraversati liberamente dalla fauna marina, è stato necessario un lungo studio preventivo”. Senza dimenticare gli incendi che hanno devastato il Paese, Taylor aggiunge: “Riscaldamento delle acque, roghi devastanti, scioglimento dei ghiacci: non esiste una gradazione nel rischio di questi fenomeni. È fondamentale educare alla coscienza ambientale, favorendo il rapporto diretto uomo-natura. In questo, l’arte può svolgere un compito prezioso”. Il governo australiano ha già stanziato fondi per due milioni di dollari.

   Probabilmente l’installazione che meglio si presterà a spiegare lo stato critico del riscaldamento degli oceani e il conseguente sbiancamento dei coralli sarà Ocean Siren, scultura a energia solare raffigurante una ragazza indigena: cambierà colore in relazione alla temperatura dell’acqua. A seguire è prevista l’apertura della Coral Greenhouse, serra subacquea che si presterà da vivaio per i frammenti di corallo e come centro educativo sottomarino e laboratorio scientifico. I prossimi progetti di Taylor guardano a Venezia a sottolineare la drammaticità dell’innalzamento del livello delle acque.