dino secondo barili
ricerche storiche locali (Pavia e Provincia)Messaggi del 04/09/2014
ANNAMARIA ...
E
IL PENSIERO DEL GIORNO
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ANNAMARIA ...
E
IL RACCONTO DEL GEOMETRA FILIPPO
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RICAMIAMO...
E
I PENSIERI SPARSI
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MESSAGGIO DI MARION ...
PER TERESA
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PENSIERO DEL GIORNO
“Le persone possono fare e disfare quel che vogliono: Ciò che deve accadere … accade comunque” Dino
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
5
Il Rag. Vincenzo … e il diario ritrovato
La valle del Ticino, almeno per il tratto che va da Pavia a Motta Visconti, è sempre stato considerato, nei secoli, un luogo misterioso per i molti e fitti boschi. Il Rag. Vincenzo, cinquantenne, scapolo, cultore di storie locali ne era a conoscenza e considerava il fatto come un “dato scontato”. Nella vita, però… esiste sempre un “però”. Quando i fatti riguardano “gli altri” sono una cosa… quando riguardano sé stessi … la situazione cambia. Il Rag. Vincenzo era giù di corda da parecchi giorni ed il motivo era presto detto: “aveva perduto un diario del 1700” che aveva trovato per caso durante le ricerche presso una antica “Casa Nobile”. L’anziana Signora Gina glielo aveva prestato per essere letto, eventualmente fotocopiato e trascritto al computer. Invece, le cose erano andate diversamente. Il Rag. Vincenzo, aveva fatto una fotocopia integrale del diario, ma nel momento stesso in cui si era messo al computer per fare la trascrizione… il documento del 1700 era scomparso e non v’era più traccia. Aveva voltato e rivoltato tutti i libri che aveva intorno a sé, ma del diario neppure la traccia… Da bravo cultore di storie locali, il Rag. Vincenzo, sapeva che le cose non accadono per caso… “la scomparsa poteva essere un segno del destino… qualcosa che il Ragioniere doveva fare… e doveva fare proprio personalmente”. C’era, infatti, molti anni fa, nella Valle del Ticino tra Pavia e Motta Visconti, una storia misteriosa che ha avuto diverse conferme. Diceva. “Quando non riesci a trovare qualcosa di importante recati “all’incrocio delle tre strade nel bosco delle rimembranze”… e troverai ciò che hai perduto”. Il Rag. Vincenzo non era un credulone … non “beveva” tutto ciò che gli veniva raccontato, ma era una testa fine, caparbia… anzi, cocciuta, e prendeva per vero solo le cose serie. Questa volta, però, aveva avuto in consegna un “diario del 1700” e doveva mantenere la parola data e restituire il documento come l’aveva avuto. Che fare? Credere o non credere alle leggende? Il Ragioniere non aveva alternativa. Dopo ripetute ricerche, si decise a prendere in considerazione l’idea di recarsi nel “bosco delle rimembranze”. Il territorio, oggi, è molto diverso rispetto ai secoli passati, all’epoca della leggenda. Tuttavia “necessità… non vuol legge”. Il Rag. Vincenzo, si recò una mattina nel bosco delle rimembranze. Cercò di orientarsi sulla base di parecchie informazioni che era riuscito a recuperare… e finalmente ebbe la sensazione di trovarsi proprio all’incrocio delle “tre (antiche) strade”. Ormai c’erano solo piante di alto fusto. … Fu proprio all’ombra di una ombrosa quercia che ritrovò… il diario del 1700. Era tra le mani di una bellissima ragazza sorridente. Quando il Rag. Vincenzo osservò attentamente la ragazza: era Cecilia… il suo primo (e mai dimenticato) amore. Coloro che credono alle “leggende” sanno che nella vita può accadere di tutto… anche l’impossibile. Buona giornata a tutti. Dino (5)
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4 SETTEMBRE 2014
ALMANACCO DI STORIA PAVESE
Trivolzio – 4 Settembre 2014 – Giovedì - 12.00
Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
racconti di settembre
733
Simona e il Concerto
La Prof. Simona, quarant’anni, single, Docente di Lettere in un Liceo del milanese, un anno fa, non era contenta della sua vita. Non tutta… solo una parte. Quella sentimentale. Durante l’anno scolastico precedente la Prof. Simona aveva avuto due corteggiatori assidui, il Prof. Carmelo, quarantacinque anni, Docente di Educazione Fisica e il Collega di Lettere del Corso parallelo, Prof. Dionisio… un cinquantenne fanatico di Giosuè Carducci. Per una donna nubile è sempre un piacere avere corteggiatori… a condizione che non diventino asfissianti. La Prof. Simona gradiva il corteggiamento dei due Prof, ma non sapeva a quale dei due dire di no. Il Prof. Carmelo aveva un fisico stupendo, da vero atleta. Infatti, da giovane aveva vinto parecchie medaglie nelle gare di nuoto. Purtroppo era un egocentrico. Si vedeva solo lui. Voleva che si parlasse soltanto di lui, del suo fisico, delle sue passate prestazioni (sportive) … Ma gli anni erano passati … Il passato fa a pugni con l’amore. L’amore è un fatto presente, attuale… qualcosa che si riferisce all’oggi e al domani. La quarantenne, faceva finta di essere contenta, ma … in realtà non gliene importava nulla. Con il Prof. Dionisio, invece, il discorso era molto serio. Prima di tutto il cinquantenne puntava al matrimonio o alla convivenza. E questo per la Prof. Simona era un punto positivo. Unico neo… il Prof. Dionisio, quando cominciava ad esaltare Giosuè Carducci non la smetteva più. Al punto che Simona, con le belle maniere cercava di riportare il Docente a più miti consigli. Diceva la quarantenne. “Carducci è un bel poeta. Usa un linguaggio fluente, ma non dice tutta la verità. E’ inutile che esalti continuamente l’amore … solo quando finisce come in Jaufré Rudel. E’ inutile che continui a ripetere “Contessa che mai è la vita? E’ l’ombra di un sogno fuggente. La favola breve è finita. Il vero immortale è l’amor” In amore è meglio pensare all’oggi e al domani…non a ciò che è accaduto ieri” Il Prof. Dionisio, a quel punto, si chiudeva in sé e diventava muto come un pesce. Aveva la sindrome della “cattedra” … non amava essere contraddetto. Risultato. Il rapporto tra i due assumeva un aspetto formale … senza slanci, senza passione. Per la Prof. Simona l’anno scolastico ormai archiviato non aveva avuto nulla di esaltante. Ora, però, la quarantenne doveva decidersi. Prendere o lasciare. Lasciarsi corteggiare ancora… oppure no. Nella mente della quarantenne si era fatto strada una nuova idea. Sentire uno Psicologo, il Dott. Felice, un esperto di cui aveva sentito parlare molto bene dalla sua amica e coetanea, Collega Esmeralda, Docente di Lettere in un Liceo del pavese. Simona ed Esmeralda si incontravano in Bar di Piazza della Vittoria a Pavia alla mattinata del sabato. Per le Docenti era un’abitudine, quasi un rito. Esmeralda sapeva del corteggiamento di Carmelo e Dionisio. Si era astenuta dal fare commenti, ma i suoi occhi parlavano per lei. Un anno fa, qualche giorno prima dell’inizio del nuovo anno scolastico il discorso di Simona era finito sui due Professori e sull’idea dello Psicologo. Esmeralda era scoppiata. “Simona non perdere il tempo con quei due. Sono solo parole…e gallismo allo stato puro. Cioè… chiacchiere. Se Carmelo voleva sposarsi, avrebbe già trovato la donna giusta. Dionisio, invece, non mi piace perché con la scusa di esaltare Giosuè Carducci cerca di esaltare sé stesso, esibire tutto il suo sapere e il suo bagaglio culturale… come dire. “visto come sono intelligente?”. Ormai Esmeralda aveva smontato tutto l’eventuale piacere di essere corteggiata. Simona cercò timidamente di reagire. “Cosa dovrei fare secondo te?” Esmeralda aveva già la soluzione in tasca. “Simona, domenica ho l’invito per due persone ad un Concerto al Teatro alla Scala a Milano. Puoi venire con me…e se siamo fortunate, potremmo fare l’incontro del Destino” La Prof. Simona si sentì coinvolta. Volle sapere qualcosa in più circa “l’incontro del Destino”. Esmeralda elencò una serie si accadimenti fortunati … con lo scambio di posti a Teatro. Infatti, prima entrare al Teatro alla Scala, Simona ed Esmeralda si scambiarono i posti …che erano uno lontano dall’altro. Esmeralda aveva trovato posto accanto ad un cinquantenne che si presentò come un ricco benestante di Lugano. Mentre Simona si trovò accanto al fratello di una sua conoscente, il Dott. Giansiro, Dirigente di una multinazionale svizzera. Anzi, Giansiro rimase affascinato dalla bellissima Simona e l’invitò ad un soggiorno presso la sua villa a Locarno. C’era un detto, una volta, che diceva: “la Fortuna aiuta i fortunati”. . - Questo è il racconto 733, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino
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LA RAGAZZA CON L'ORECCHINO
di
Teresa Ramaioli
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ANNAMARIA ...
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IL RACCONTO DI ORFEO
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FAUSTINA.SPAGNOL...
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I PENSIERI SPARSI
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ANNAMARIA ...
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I PENSIERI SPARSI
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PAPERINOPA 1974 ...
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I COLORI
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PIEDIGROTTA
di
Annamaria Mennitti
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono
frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che
vedere con persone o fatti realmente avvenuti)
524
Tre amiche sessantenni al Bar…
“Basta!... mi cerco l’amico”
Ieri mattina, in una Bar di Piazza della Vittoria a Pavia tre amiche sessantenni, Giovanna, Desideria e Anna, erano sedute al tavolino e parlavano del più e del meno. Ad un tratto Giovanna è uscita con una frase: “Basta!... mi cerco un amico.” Anna rimase sorpresa. “Ma cosa dici?” – “Perché? Ho sessant’anni. Sono vedova da un anno … senza figli. Cosa ci sarebbe di male?” Anna continuò ad osservarla. “Tu vai in cerca di guai. Cosa credi di trovare. L’amore? La gioventù che una volta passata non torna più? Un anno fa, mi sono detta la tua stessa cosa. “Basta… mi cerco un amico” L’amico l’ho trovato. Era un sessantacinquenne col fisico da atleta. Pensa che metteva in bella vista la sua evidente muscolatura come fosse un quarantenne. Sono rimasta affascinata dal suo fisico, dalla sua parlantina, dal suo modo di esprimersi che faceva intravedere … notti di fuoco. Così sono cascata tra le sue braccia come una pera cotta… Tutto bello. Tutto promettente. Dopo una settimana, gli “scheletri sono usciti dall’armadio”… Ad uno ad uno… quasi avessero il senso del ritmo. Il sessantacinquenne usciva di casa solo tre volte alla settimana con me… perché gli altri giorni doveva tenersi in forma con la bicicletta. Salto, per carità di patria, le fisime e le paturnie. Non parliamo, poi, dell’amore. Una volta alla settimana … con preavviso. Ad un certo punto mi sono ricordato del mio povero marito Battista. Almeno lui parlava chiaro: “Anna … per fare all’amore ci vuole lo spirito giusto… e un po’ di fantasia.” Sembrava che il dialogo tra Giovanna e Anna avesse chiuso l’argomento. A mettere la ciliegina sulla torta ci pensò Desideria, una sessantenne, alta, bionda, linea perfetta… e gli occhi da cerbiatta in calore. Parlò. “Care amiche, voi non sapete cosa dite …e cosa vi perdete. Anch’io un anno fa, sono rimasta vedova del mio povero marito Giulivo. Mi sono detta. La vita non può finire così. Di carte ne ho ancora tante …e le voglio giocare tutte. La vita non va sprecata… va vissuta…al meglio che si può. Per esempio, i miei occhi “non” hanno guardato gli uomini oltre i sessant’anni…ma quelli più giovani. Un giorno ero in Piazza del Duomo a Milano. Ho adocchiato un cinquantenne originale. Proprio il tipo che faceva per me. Attuai la strategia necessaria e in men che non si dica ci ritrovammo in due seduti al tavolino del Bar a gustare un favoloso caffè. Le sue prime parole sono state chiare. “Non chiedermi chi sono, né da dove vengo. Nemmeno io chiederò a te chi sei e da dove vieni. A me basta sapere il tuo nome. Glielo dissi. Desideria. Il cinquantenne mi guardò con interesse. “Desideria, mi chiamo Paolo e ti faccio una proposta. Hai voglia di passare una settimana a Parigi con me?” Cosa potevo rispondere? Ho risposto di si. Partimmo in quell’istante stesso… E’ stata una settimana di fuoco. Di quelle da incorniciare. Non vi dico i particolari perché li potete immaginare. Al ritorno ci siamo dati appuntamento per la settimana successiva allo stesso Bar dove avevamo gustato il nostro primo caffè. Il secondo appuntamento è stato più esaltante del primo. Paolo si presentò con un nuovo look. Era sempre lui, brillante e galante, ma dopo il caffè, mi ha fatto la seconda proposta. “Desideria cosa ne dici se passassimo una settimana a New York? Ho già pronto i biglietti dell’aereo… possiamo partire anche subito.” Cosa dovevo fare? Ho risposto di si. Quando mai avrei incontrato un altro Paolo che mi avesse offerto una vacanza a New York? La sorpresa l’ebbi sull’aereo… Paolo mi ha guardato negli occhi e mi ha detto… “da questo momento, chiamami Giovanni. Non mi piace avere sempre lo stesso nome. Mi limita troppo… preferisco cambiare. Anche tu dovresti chiamarti Arianna.” Da quel momento ho cambiato nome. Sono diventata Arianna. Mi sono sentita un’altra donna… completamente nuova. Vi evito le notti di fuoco…che soltanto un cinquantenne può offrire. Anch’io mi sono dimenticata di avere sessant’anni e ho reso indimenticabile la vacanza. Giovanni ed io eravamo sull’aereo di ritorno da New York, quando il cinquantenne mi ha proposto una vacanza a Londra… Cosa dovevo rispondere? Non avevo mai visto Londra. Ho risposto di si. Ora, care amiche sessantenni pavesi, Anna e Giovanna, vi devo lasciare. Tra un po’ passerà a prendermi il mio amico cinquantenne… con la sua rossa Ferrari ultimo modello. Anna e Giovanna si guardarono in faccia sbigottite. “Scusa Desideria… come si chiama adesso?” Desideria avanzò un sorriso malizioso… “Si chiama … amore”.(524)
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GRANDI DONNE
TEODORA
di
Teresa Ramaioli
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ANNAMARIA ...
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IL RACCONTO DEL PROF. CARLINO
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MADDAMARK ...
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IL RACCONTO DI IRIS
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MADDAMARK...
E
IL RACCONTO DEL PROF. CARLINO
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THATIEL...
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IL MIRACOLO
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Intrigo …
…a Pavia
(Queste storie, anche se raccontate come vere,
sono frutto di fantasia,
pertanto non hanno nulla a che vedere
con persone reali o fatti realmente avvenuti)
4
Il geometra Filippo… e la lanca del mistero
A volte basta un niente a trasformare una giornata grigia in una giornata piacevolissima e luminosa. Era quello che pensava anche Filippo, geometra, cinquant’anni, pienamente soddisfatto del proprio lavoro. Non tutti i giorni, però, sono uguali e anche per Filippo venivano le giornate “no”, giorni in cui aveva bisogno di rilassarsi. Quando accadeva, il pensiero del Geometra andava subito ad una lanca lungo le rive del Ticino tra Torre D’Isola e Bereguardo. In quella lanca, alquanto difficile da raggiungere, c’era tutto ciò di cui una persona aveva bisogno: silenzio, tranquillità, serenità, idee nuove e una quantità infinita di specie viventi da lasciare sbigottiti. Filippo era un appassionato della natura… quella vera… al naturale… non quella manipolata dagli esseri umani, i quali, anche con le migliori intenzioni cercano sempre di cambiare qualcosa. La natura, no. La natura lascia che ogni cosa compia il proprio destino… La lanca di cui stiamo parlando aveva un nome: “la lanca del mistero”. Tanti anni fa le persone erano superstiziose ed erano pochissime quelle che si avvicinavano alla lanca. Solo i più temerari e quelli che non si facevano tanti problemi… oppure quelli, come Filippo, che amavano il mistero, cioè la sfida. Uno dei misteri della lanca era quello che ci fossero pesci che “parlavano” …. “Parlavano?” Si, parlavano nel vero senso della parola… lo stesso linguaggio degli uomini… Si racconta che alcuni secoli fa, un uomo di nome Filippo, (stesso nome del geometra di cui parliamo in questo racconto) era stanco di vivere a Pavia. Voleva provare emozioni nuove, quindi il suo desiderio era quello di partire… Per dove? Filippo, di alcuni secoli fa, si recò alla lanca del mistero. Si sedette sulla riva e attese che un pesce “parlante” si avvicinasse. Attese un giorno ed una notte senza togliere gli occhi dall’acqua. Stava per addormentarsi sfinito, quando, un “pesce parlante” gli si avvicinò e… “Filippo cosa vuoi sapere? So che vuoi lasciare Pavia per provare nuove e diverse emozioni. Sei proprio sicuro di ciò che vuoi?” Filippo ci pensò un attimo poi, rispose di si. Il pesce parlante riprese il discorso. “Allora, fai prima un sonno ristoratore… poi ne riparleremo.” Passarono alcuni giorni senza che Filippo si svegliasse… e quando si svegliò, era così soddisfatto e riposato che non aveva più alcuna voglia di partire e lasciare Pavia. A volte, quando si è stanchi, si cerca… il modo di stancarsi ancora di più … Il Geometra Filippo, dopo aver letto su un quaderno degli appunti la storia del suo omonimo di tanti secoli fa, si sentì rinfrancato e riprese a pensare ai propri impegni in modo positivo. Buona giornata a tutti Dino (4)
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