Messaggi del 20/09/2014

GIULIO racconto (24) di Dino Secondo Barili

Post n°15494 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

24

Giulio… e la vipera

Giulio non è un credulone… Ha cinquant’anni, non è sposato, vive con sua madre anziana, lavora in un’importante ditta, ma … Nella vita di un uomo c’è sempre un “ma”… che non si sa mai da dove arriva… O meglio, Giulio, lo sa da dove è arrivato quel “suo …ma”. Aveva si e no dieci anni  (quindi, quarant’anni fa). Frequentava la quarta elementare … ed aveva una passione: andare a pesca. Suo padre, per accontentarlo, lo portava tutti i giorni a Ticino. Un’ora di pesca tutte le sere… Quella sera, però, suo padre non aveva potuto portarlo al fiume… distante cinque chilometri da casa sua… Lui, Giulio, aveva fatto “fuoco e fiamme” per andarci lo stesso… da solo. Sua madre Amelia aveva insistito per trattenerlo, ma era stata fatica sprecata. Giunto al limitare del bosco, Giulio, si era avventurato lungo il sentiero; lo stesso sentiero che percorreva ogni sera con suo padre. A metà percorso, il ragazzo si vide sbarrata la strada da una vipera lunga quasi un metro… con la bocca aperta e la lingua… che sembrava di fuoco. Giulio si spaventò a morte. Si bloccò in mezzo al sentiero come impietrito. La vipera parlò: “Un giorno, io sarò la tua sposa…” Il ragazzino di dieci anni, dopo aver sentito una simile frase cercò di riprendere il controllo di sé stesso. Girò sui tacchi e ritornò come il vento da dove era venuto… A casa arrivò con gli occhi fuori della testa e senza fiato. Alla madre non raccontò mai ciò che era avvenuto. A distanza di quarant’anni, Giulio, ha ancora nelle orecchie le “parole della vipera”… Non fece il pescatore… E su quel sentiero non si è più avventurato.

Sei mesi fa, però, insieme al coetaneo Giuseppe, Giulio stava facendo una passeggiata in bicicletta lungo i sentieri del fiume Ticino. La passeggiata era di quelle che “liberano la mente”… e Giulio, dopo molti anni, raccontò all’amico quanto gli era successo quarant’anni prima… Senza rendersene conto si trovava a passare proprio nel luogo dove “l’allora ragazzino… si era incontrato con la vipera”. Giuseppe si mise a ridere… ma Giulio no. Proprio in quel punto c’erano due ragazze bionde sui trent’anni… spaventatissime. Si erano perse nel bosco. Giuseppe si offrì di aiutarle. A Giulio venne “il gelo” nella schiena. Offri anch’egli il suo aiuto… ma aveva capito subito come sarebbe andata a finire. A distanza di sei mesi, una delle ragazze bionde è già in casa di Giuseppe (il quale non aveva mai avuto una fidanzata). Giulio era in procinto di seguire la stessa sorte… Per fortuna che in casa di Giulio c’era ancora la madre anziana, con la mente ferma, le “antenne” che spaziavano a tutto campo e nessuna voglia di lasciare campo libero… – Buona giornata a tutti Dino (24)

 
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IL FERRO DA STIRO di Teresa Ramaioli

Post n°15493 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

IL FERRO DA STIRO 

di

Teresa Ramaioli

 
iltuonoilgrillo il 20/09/14 alle 13:16 via WEB
I primi ferri da stiro erano recipienti di bronzo cavi che contenevano braci incandescenti con manici di legno per la presa. Gli antichi romani scaldavano invece delle piastre, sempre in bronzo, provviste di manico e le passavano sui tessuti per eliminare le pieghe. Nel 400 il ferro venne reso più pratico grazie ad un fornello interno, ma l’evoluzione vera e propria di cominciò ad avere nel 1200 con i ferri di ferro battuto. Attorno al 1910 e fino al 1920 circa i ferri utilizzati erano di ghisa piena, erano una forma di metallo pesante anche due chili e mezzo, che venivano scaldati e poi tenuti con pezze per il manico. La povera stiratrice faceva una gran fatica ad utilizzarli e doveva averne almeno due dato che quando si raffreddava uno doveva cambiarlo e rimetterlo a scaldare. Il peso di questi ferri e il doverli continuamente sostituire non li rendeva pratici quindi si dovevano studiare modelli e soluzioni che fossero più comodi e maneggevoli. Il ferro da stiro divenne un oggetto a punta, internamente cavo e al suo interno veniva alloggiato il carbone incandescente. Era più leggero di quelli di ghisa, arrivava a pesare, da vuoto, circa un chilo e mezzo, quindi più pratico e comodo. Il primo ferro da stiro di questo tipo fu prodotto da un industriale inglese, Isaac Wilkinson, pioniere dell’industria del ferro. L’epoca di questo ferro è il 1920. Ebbe un discreto successo, era più maneggevole e stancava di meno la stiratrice. (prima parte- continua) Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 20/09/14 alle 13:18 via WEB
FERRO DA STIRO -Nel 1800 si ebbe un miglioramento con i ferri da stiro a gas. Questo era stato portato in tutte le case degli americani e quindi risultò più comodo far funzionare così i ferri da stiro. Non c’era bisogno di carbone o di scaldare i ferri e continuare a cambiarli quando si raffreddavano. Un tubo collegava il ferro da stiro direttamente al gas, ma avvennero molte esplosioni e le donne casalinghe preferirono tornare ai modelli che funzionavano con la carbonella, meno pratici, ma meno pericolosi. Il primo ferro da stiro con piastra elettrica fu brevettato nel 1891 da Henry Seeley . Pesava circa sette chili e non era affatto comodo, ma poi venne perfezionato e arrivò a pesarne solamente due e divenne un elettrodomestico comune. La piastra era in acciaio, il manico in plastica e non aveva la temperatura regolabile. Dopo la Prima Guerra Mondiale, nel 1926 nacque il primo ferro da stiro a vapore, denominato “Eldec”, ma era grosso e ingombrante non ebbe quindi grande successo anche se l’idea era brillante. Negli anni ’70 il ferro da stiro a vapore, debitamente modernizzato entra a far parte degli elettrodomestici utilizzati dalle massaie di tutto il mondo. Ha la piastra lucida con tre fori da cui fuoriesce il vapore. Il manico dei primi ferri a vapore era di plastica nera. Nella parte posteriore aveva il tappo attraverso il quale si poteva riempire il piccolo serbatoio d’acqua necessaria per fare il vapore. Pesava meno di due chili. Questi primi modelli non avevano nessun tipo di controllo sul vapore che usciva dai fori in modo costante senza poter essere regolato o interrotto fino a quando non finiva l’acqua. Non avevano nemmeno un termostato per regolare la temperatura in relazione ai tessuti che si andavano a stirare. Si può dire che erano ferri a vapore “di base” i quali, con il tempo, sono stati migliorati con l’aggiunta di spie e pulsanti oltre che di manopole per la regolazione. (CONTINUA seconda parte )Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 20/09/14 alle 13:19 via WEB
FERRI DA STIRO---L’evoluzione del vapore Questi ferri da stiro risultarono molto più funzionali anche se il serbatoio per l’acqua era piccolo e spesso doveva essere spento per poterlo ricaricare di acqua. Vennero resi ancora più efficienti. I nuovi ferri potevano funzionare sia a vapore che a secco, erano prodotti con la piastra in acciaio a forma trapezoidale e provvista di ben trentacinque fori. Il resto era in plastica, il filo elettrico rivestito in cotone. Pesava circa un chilo e mezzo e sul manico c’erano due tasti, uno per regolare la quantità di vapore emesso, l’altro per spruzzare acqua e inumidire i tessuti prima del passaggio della piastra. L'introduzione della caldaia L’ultima evoluzione dei ferri da stiro a vapore è stata la caldaia esterna. Alla fine degli anni Settanta nacque la Vaporella per uso domestico. Nel 1982 arrivò la Stirella con caldaia a pressione che consentiva anche la stiratura in verticale. Il ferro pesa solo poco più di un chilo, è più comodo da usare ed efficiente. La caldaia, essendo esterna, può contenere molta più acqua. Sul ferro ci sono un termostato per il controllo del calore della piastra e un pulsante per il getto di vapore. Sulla caldaia invece ci sono due spie, una di accensione e l’altra di riscaldamento.Ciao Teresa Ramaioli

 
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ANNAMARIA ...E I MISTERI

Post n°15492 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

I MISTERI

annamariamennitti
annamariamennitti il 20/09/14 alle 14:13 via WEB
Svelare i misteri no che non è sempre utile ,per il semplice motivo che una volta svelati non sono più misteri, ma una realtà ,allora meglio il mistero ...Per esempio prima si pensava che la luna e il sole fossero due fratelli che non andavano d'accordo perciò se usciva uno, non usciva l'altro Quando si seppe la verità sono cominciati i guai del tempo le giornate di 24 ore ecc,,,,,e poi le date di scadenza ,oggi una bolletta domani un'atra ....perciò è meglio vivere nel mistero ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/09/14 alle 19:27 via WEB
Ciao Annamaria - bel commento... complesso. Mi fai riflettere. Buona serata Dino
(Rispondi)

 
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FRANZKLINE ...E IL TERDOPPIO

Post n°15491 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

FRANZKLINE...

E

IL TERDOPPIO

franzkline
franzkline il 20/09/14 alle 14:48 via WEB
Il fiume Ticino ha un fascino infinito non solo per Cecilia e si presta a numerosi racconti e raffigurato in tantissimi quadri (come in questo week al Premio Valdata a Pavia). Il torrente Terdoppio meno affascinante del Ticino però ricco di storie vissute in gioventù come le gare di tuffi alla " Val Dricia" di Dorno, che bei ricordi estati intere a fare il bagno nella gelida acqua pregiata del ns torrente… Ciao Dino continua così
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/09/14 alle 19:23 via WEB
Ciao Stefano - bel commento. Mi riservo di studiarlo bene e dare la risposta secondo il mio punto di vista. Dino
(Rispondi)

 

 
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PENSIERI DI PIERLUIGI VALLI

Post n°15490 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI

di

PIERLUIGI VALLI

(via Mail)

Ho letto ieri sul Blog che l’amico Stefano Brocca

franzkline

organizza una Mostra di Pittura…

Dino, perché non facciamo

qualcosa anche noi

per i nostri paesi?

Pierluigi

R.

Pierluigi – hai ragione. Si potrebbe fare.

Si potrebbe iniziare a parlare di Bereguardo,

Trivolzio, Torre D’Isola…

Del resto in questi anni, Teresa ed io, abbiamo

continuato a parlare di Pavia, Milano…

Perché non parlare di Bereguardo,

Trivolzio e dintorni?

Bella idea la tua…

Dino

 
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MISTICOCAV...E I MISTERI

Post n°15489 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

MISTICOCAV...

E

I MISTERI

misticocav
misticocav il 20/09/14 alle 13:22 via WEB
Può essere una grande conferma. Susanna.
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/09/14 alle 19:17 via WEB
Ciao Susanna - Svelare i misteri è sempre utile? Bello il tuo commento.Buona serata. Dino
(Rispondi)

 
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SANTA LUCIA di Annamaria Mennitti

Post n°15488 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

SANTA LUCIA

di

Annamaria Mennitti

 
annamariamennitti il 20/09/14 alle 14:52 via WEB
Incorniciato dal borgo marinaro e dal porticciolo di Santa Lucia è uno dei simboli della città di Napoli Da questo luogo magico, che brulica si storie e leggende, si dice dipendano le sorti della città. Si racconta che Virgilio vi abbia nascosto al suo interno un uovo chiuso in una caraffa e inserito in una gabbietta di ferro. Se l’uovo si fosse rotto il castello insieme a tutta la città sarebbe crollato … Cosa che avvenne nel 300, a causa di un terremoto l’uovo si ruppe e crollò parte del castello. La Regina Giovanna I lo fece ricostruire subito e per sedare gli animi ed evitare altre sciagure ve ne pose un altro al suo interno. Ma la sua storia ha origini ben più antiche. L’isolotto di Megaride, sul quale si eleva, è il luogo in cui sbarcarono i cumani nel VII secolo per fondare la città. In epoca romana, sull’isolotto fu costruita la lussuosa villa di Lucio Licinio Lucullo. Ma è con i Normanni che acquisisce l’attuale fisionomia di fortezza. Nuove torri e fortificazioni con Federico II che elesse il castello a sede del tesoro. Durante la dominazione spagnola perse la sua destinazione di dimora reale e divenne prigione d’eccezione. Tommaso Campanella, Carlo Poerio, Luigi Settembrini tra gli ospiti delle carceri, oggi location per eventi e mostre d’arte.

 
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FAUSTINA.SPAGNOL...E I MISTERI

Post n°15487 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

FAUSTINA.SPAGNOL...

E

I MISTERI

faustina.spagnol
faustina.spagnol il 20/09/14 alle 09:24 via WEB
Bisognerebbe svelarli a chi li sa capire altrimenti è tempo sprecato. Buon fine settimana. Tina
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/09/14 alle 19:02 via WEB
Ciao Tina - bel commento. Oggi... ci sono più misteri di ieri. Capirli è difficile. Dino
(Rispondi)

 

 
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MARION ...E IL CORAGGIO DI NON FIDARSI MAI

Post n°15486 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

MARION ...

E

IL CORAGGIO DI NON FIDARSI MAI

Marion20
Marion20 il 19/09/14 alle 23:07 via WEB
Ciao Dino, buonanotte... Credo sia bene essere guardinghi in certe circostanze, soprattutto con persone che non si conoscono bene. Ma comunque bisogna mantenere un certo equilibrio, perché l'eccesso di difensivismo nei rapporti con gli altri porta ad una forte diffidenza e quindi ad un atteggiamento di chiusura... Ciao a presto! Marion
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 20/09/14 alle 18:58 via WEB
Ciao Marion - Hai ragione. Oggi, però, bisogna stare in guardia in tutto. Specialmente le persone anziane e i bambini. Oggi... è bene non fidarsi mai.Dino
(Rispondi)

 

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15485 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

“Per evitare il grigiore della vita attuale…

bisogna sempre avere

un sogno (nuovo) nel cassetto”

Dino

 

 

 
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ELVIRA E IL PRIMO AMORE racconto (23) di Dino Secondo Barili

Post n°15484 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

23

Elvira… e la ricerca del “primo amore” a Milano

La neo-pensionata Elvira ha tratto un lungo sospiro quando ha avuto tra le mani la lettera con il “certificato di pensione”, ma… subito dopo ha cambiato umore. Si fa presto a dire “pensione”… ma solo fino quando questa è nella prospettiva degli anni a venire… Quando, invece, una persona si trova tra le mani… “la sentenza”, non ride più. Si guarda allo specchio, controlla la carta di identità (“Ho proprio compiuto gli anni”), si fa mille domande… e una fra queste diventa un tormentone: “Possibile che il tempo sia passato così in fretta?” Effettivamente il tempo per Elvira è passato in fretta, troppo in fretta... Aveva vent’anni anni quando varcò la soglia dell’Ufficio Pratiche Libere… A darle il benvenuto fu il Cav. Arnaldo, un pezzo d’uomo, uno e ottanta, sulla sessantina, dall’aspetto burbero… ma dal cuore d’oro. Infatti, In un “ufficio di soli uomini…” era arrivata una donna, una femmina: Elvira. Dieci uomini ….e una donna! Sembrava che in quell’Ufficio fosse entrato “il sole”. Tutti buoni, tutti gentili, tutti disponibili… Ma… il Cav. Arnaldo, la volle tutta per sé… nella scrivania accanto alla sua … Tutte le pratiche dovevano passare prima sulla scrivania di Elvira, per poi passare su quella del Capo Ufficio, Cav. Arnaldo. L’inizio non fu così facile come potrebbe sembrare… Elvira ha dovuto usare molta intelligenza, caparbietà, volontà per resistere ad un “urto” del genere. Perché, quando una persona finisce per mettersi al centro di una situazione e diventa “il punto di riferimento”, diventa anche l’origine di tutti gli errori (non commessi), delle mancanze (di altri), delle colpe (non sue). Così è stato per Elvira … il primo anno di lavoro. Quell’anno era finito ormai in fondo alla memoria della neo-pensionata… e insieme al ricordo… la nostalgia di un amore. Perché, proprio in quel primo anno Elvira si era innamorata di un collega, Fausto. Fu un amore nato senza volerlo, sia da parte dell’uno sia da parte dell’altra. Durò solo due anni… ma fu un “temporale con molti fulmini”. Elvira si era ormai convinta che Fausto sarebbe stato la sua scelta definitiva…invece. Due anni dopo, Fausto, da Pavia  venne trasferito a Milano... e lì finì l’incantesimo di un amore. Eppure a distanza di anni, Elvira ricorda ancora “quell’amore lontano”. Dopo fallimenti di ogni genere… forse era giunto il momento di ritrovare quell’amore… oppure di capire dove è andato a finire. Dove sarà finito Fausto?. Elvira aveva ancora la lettera dell’Ente di Previdenza con il certificato di pensione tra le mani… Ora, però, sapeva cosa doveva fare… “cercare il suo primo (indimenticato) amore”. La neo-pensionata lasciò la lettera nella ciotola al centro del tavolo. Si vestì in fretta e corse alla Stazione Ferroviaria di Pavia per acquistare un biglietto per Milano… Come dice il famoso detto: “La vita comincia domani…” – Buona giornata a tutti. Dino (23)

 
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DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°15483 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

"Buona Domenica ...a tutti"

DIARIO CORALE

 del

 21 settembre 2014

 
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PENSIERI SPARSI DEL 20 SETTEMBRE 2014

Post n°15482 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 20 SETTEMBRE 2014

“Svelare i misteri non è sempre utile”

Dino

 
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CECILIA E LA SCRITTURA CREATIVA racconto (749) di Dino Secondo Barili

Post n°15481 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

20 SETTEMBRE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 20 Settembre 2014 – Sabato - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconti di settembre

749

Cecilia e la scrittura creativa

Settembre è il mese delle iniziative, dei progetti, delle illusioni… Un anno fa, ne sapeva qualcosa la Prof. Cecilia, cinquant’anni, single, bellissima, Docente di Lettere presso un Liceo del milanese, abitante a Pavia. L’anno scolastico era appena iniziato, ma la cinquantenne voleva qualcosa di più. Si dice che nella vita bisognerebbe sapersi accontentare… ma non tutti la pensano così. Anzi, molte persone non si accontentano mai. Dopo una cosa… ne vogliono subito un'altra. Del restò cosa c’è di male nell’avere desideri? Cecilia, aveva le sue buone ragioni. Per anni aveva inseguito l’amore, il vero amore, il grande amore… ma erano stati tutti fuochi di paglia. Pur essendo bellissima…alta, bionda, occhi azzurri… e gambe da fine del mondo, la Prof. Cecilia non era ancora riuscita ad realizzare il suo grande sogno: l’amore. Un anno fa, a cinquant’anni… decise di fare ogni sforzo per incontrare l’uomo della sua vita, l’uomo che si incontra una sola volta… Come? Ne parlò con la sua amica, coetanea e collega Prof. Patrizia la quale insegnava nel suo stesso Liceo. Patrizia si era sposata due volte… ma preferiva non parlare (bene) del matrimonio. Alla domanda “Patrizia, cosa ne dici della ricerca del grande amore?” l’amica aveva tergiversato… poi, con sguardo da sfinge …”Non hai qualche altra domanda di riserva?” Cecilia, non si perse d’animo. Ritornò alla carica. “Patrizia, nei prossimi giorni ho deciso di iniziare “un Corso di Scrittura Creativa … sulle rive del fiume Ticino”. Pavia ha uno dei fiumi più belli d’Italia, il Ticino. Cosa c’è di meglio… di passeggiare lungo le sue rive …e creare ogni volta una storia nuova? A Pavia sono arrivati Re e Regine, grandi Condottieri e Personaggi famosi… Pavia, nei secoli è cambiata… il fiume Ticino, invece, è ancora lo stesso. Con la sua corrente che non si ferma mai. Insieme alla corrente porta a valle i giorni, i mesi, gli anni… Ecco perché mi sono messa in mente di organizzare un Corso di Scrittura Creativa… riservata a una decina di persone di buona volontà che hanno voglia di camminare lungo le rive del fiume. Fermarsi. Ascoltare i miei suggerimenti…e poi scrivere su un blocnotes… storie nuove” La Prof. Patrizia, quel giorno di un anno fa, aveva dormito male. Uscì con un sbuffo. “Cecilia … se fossi in te, non me la prenderei tanto calda. Non ti basta il tuo lavoro di Docente di Lettere al Liceo? Comunque…contenta te… Buona fortuna” Per Cecilia, quel “buona fortuna”, è stata come una benedizione. Del resto nella vita ci vuole entusiasmo… molto entusiasmo. Solo con l’entusiasmo si ottengono risultati positivi. Cecilia aveva già contattato una decina di amici e amiche ai quali aveva illustrato la sua idea. Partenza… ogni sabato mattina dal Ponte Coperto di Pavia diretti al Ponte di Barche di Bereguardo, seguendo i sentieri sulla riva sinistra del Ticino. La cinquantenne Cecilia aveva già fatto le prove, calcolato i tempi, stabilito le soste… i momenti di ristoro e relax… Insomma, la cinquantenne era un’organizzatrice perfetta. Non lasciava nulla al caso. L’ultimo sabato mattina del mese di settembre di un anno fa, la Prof. Cecilia è partita dal Ponte Coperto di Pavia con la sua comitiva di dieci “studenti” per realizzare il suo Corso di Scrittura Creativa. La passeggiata era iniziate bene. Tutti i partecipanti erano entusiasti di un esperimento che, se fosse riuscito, avrebbe potuto … fare scuola. Pavia, via Riviera, Torre d’Isola… La riva sinistra del fiume Ticino è un luogo da favola. Ci sono boschi e boschetti di ogni genere. In quel tratto di percorso ogni persona deve stare attenta a dove mette i piedi … e tenersi in contatto con la persona che le sta davanti. Entrando nel sentiero che da Pavia porta a Torre d’Isola, la Prof. Cecilia si è accorta che della comitiva mancava il Dott. Filippo, un sessantenne che si era iscritto per ultimo al Corso… proveniva da Milano e non era pratico del territorio. Cecilia si preoccupò. Il Dott. Filippo si era sicuramente perso nel “boschetto delle streghe” la cui fama ha oltrepassato i secoli. Si dice che era il boschetto in cui la Regina Rosmunda, moglie del Re Alboino (anno 569-572 dopo Cristo), riuniva le sue consorelle per tenere sotto controllo i loro rispettivi mariti. La Docente di Lettere sapeva che finire in quel boschetto era molto pericoloso. Chiese al resto della compagnia di attendere. Partì alla ricerca del disperso. Per Cecilia erano momenti di ansia, di paura vera e propria. In alcuni punti sembrava di camminare sulle sabbie mobili… I piedi sprofondavano nel terreno col timore di non riuscire più a riprendere il cammino. Viste le difficoltà la cinquantenne si rese conto che il Dott. Filippo poteva essere finito in qualche pericoloso anfratto. In quell’istante, sentì una voce che chiamava aiuto: Era il Dott. Filippo finito dentro ad una profonda pozza, immerso nell’acqua fino alla cintola. Dopo sforzi immani Cecilia riuscì a far uscire dal’acqua il Dott. Filippo bagnato come un pulcino…I due si sono abbracciati come segno di scampato pericolo… ma non era finita. Fatto pochi passi… la Prof. Cecilia inciampò. Fece un capitombolo incredibile. Volle vedere l’oggetto contro cui era finita. Era una cassetta di ferro arrugginita. Il Dott. Filippo, l’aprì. Era piena di monete d’oro dell’epoca del Re Alboino. Erano sicuramente della Regina Rosmunda… Il Destino aveva detto la sua… Cecilia e Filippo si guardarono negli occhi e convennero che erano fatti uno per l’altro. Raggiunsero la compagnia e annunciarono che si sarebbero sposati quello stesso giorno… ma non svelarono il perché. …- Questo è il racconto 749, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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IL MANGIADISCHI di Teresa Ramaioli

Post n°15480 pubblicato il 20 Settembre 2014 da dinobarili
 

IL MANGIADISCHI 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 19/09/14 alle 13:48 via WEB
Ciao amici,voglio ricordare , un meraviglioso oggetto del nostro passato:il MANGIADISCHI (per i francesi “mange disques” per gli inglesi “portable record played”.Questa strana invenzione, oggi quasi sconosciuta, è stata molto importante…o forse lo era per me…Una scatola di plastica,colorata (il mio mangiadischi era arancione), una fessura come un grosso salvadanaio, una manopola a volte due, un bottone e, con pochi e semplici gesti…magia. I dischi venivano infilati nel mangiadischi e …la musica cominciava. Chi non ha mai passato un pomeriggio a letto con la febbre e tra i giornalini, i libri , sul letto con noi c’era anche lui, il mangiadischi a tenerci compagnia raccontandoci le fiabe su 45 giri con libro illustrato. Il mangiadischi è nato alla fine degli anni 50, ed è esploso negli anni 60. E’ stato sostituito dai mangianastri portatili e poi all’inizio degli anni 90 con l’arrivo dei lettori CD. - Ciao Teresa Ramaioli

 
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