Messaggi del 11/09/2014

CORRADO racconto (531) di Dino Secondo Barili

Post n°15353 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

532

Il Dott. Corrado e il Teatro di Carnevale

 Il periodo che va dal giorno successivo al 17 gennaio (Sant’Antonio Abate) al giorno delle Ceneri è chiamato il periodo di Carnevale. Una volta (tanti anni fa) tutto il periodo era costellato da manifestazioni “carnevalesche”. Oggi, le manifestazioni si svolgono solo nell’ultima parte. E non più con quella tensione con cui si vivevano una volta. Un anno fa, però, il Dott. Corrado, stimato Commercialista in Milano, ha avuto una brillante idea. Aveva notato che i suoi dieci dipendenti (cinque donne e cinque uomini) erano un po’ giù di corda causa la crisi economica e altri motivi. Il giorno dopo San Valentino ha organizzato un pranzo in un’Osteria di periferia. I dipendenti erano preoccupati. Un altro Commercialista aveva dovuto procedere, causa la crisi, al licenziamento di parte del personale. Invece, il Dott. Corrado aveva una piacevole sorpresa. Prima del pranzo fece ai dipendenti la seguente proposta. “Carissimi Collaboratori. Il momento economico e sociale attuale non è dei migliori. Ognuno cerca di superare l’attuale crisi come meglio può. Io, ho avuto un’idea. Dopo il lavoro, costituiamo una “Compagnia Teatrale Amatoriale”. Facciamo tutto noi… da soli. Io faccio il Regista e lo Scrittore dei testi. Voi fate gli attori e tutte le altre “figure del teatro”, attrezzisti, scenografi, suggeritori, costumisti, ecc. Naturalmente non c’è obbligo per nessuno. Tutto deve essere fatto in assoluta libertà… per divertimento, per il piacere di farlo.” Tutti e dieci i dipendenti accettarono entusiasti la proposta… anche perché il Dott. Corrado, cinquant’anni, scapolo, aveva già sondato il terreno. Per esempio. La Signora Gina, quarant’anni, single, sua fidatissima e bravissima impiegata, fino a vent’anni aveva fatto l’attrice… e, a volte, si atteggiava ad esserlo ancora. Il Rag. Franco, quarant’anni, era appena stato piantato dalla moglie. Era un po’ giù di corda e aveva bisogno di un sostegno psicologico per rientrare nei ranghi. Il pranzo andò benissimo. Anche perché il Dott. Corrado aveva già scritto il copione dello spettacolo. Titolo: “La bella addormentata nel bosco”. In pochissimo tempo tutti i dipendenti si entusiasmarono all’idea di salire su un palco… peccato che il palco non c’era. Infatti, il Dott. Corrado, Regista dalle infinite risorse, aveva già pensato ad un “teatro itinerante”, costituito dai soli costumi … e di qualche “aggeggio” particolare. Tutti i dipendenti “uomini” ne furono entusiasti perché elessero come “Bella addormentata nel bosco” l’ultima impiegata assunta, la Dott. Semplicina, una bellissima ragazza, alta, bionda, occhi azzurri e gambe da fine del mondo. Tutti i dipendenti maschi, appena l’avevano vista la prima volta avevano desiderato “baciarla” (qualcuno… anche qualcosa in più). Ora, era venuta l’occasione propizia: il teatro itinerante! E chi sarebbe stato il fortunato dipendente che avrebbe baciato la “bella addormentata nel bosco”? Il Regista Dott. Corrado, nonché stimato Commercialista in Milano, ebbe un’idea. Far scegliere alla Dott. Semplicina il dipendente maschio che baciava meglio. L’idea piacque perché tutti i maschi (ma proprio tutti) avrebbero avuto la possibilità di baciare (più volte) la “bella addormentata nel bosco”. Naturalmente, le quattro dipendenti donne… cominciarono a mugugnare… “E noi? Non contiamo proprio nulla? Ci sta bene che la Semplicina si prenda tutti i baci dei nostri colleghi maschi… e per noi? Facciamo solo le spettatrici?” Intervenne il Dott. Corrado. “Niente paura. Niente paura. Ho già pensato a tutto. La “bella addormentata  nel bosco” è solo il primo spettacolo. Poi, ne seguiranno altri… lo spettacolo di Carnevale è appena iniziato. Il bello deve ancora venire. - (531)

 
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LODOVICO IL MORO di Teresa Ramaioli

Post n°15352 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

LODOVICO IL MORO 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:20 via WEB
LUDOVICO IL MORO --Nacque a Vigevano da Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Fu detto il “Moro” forse dai suoi capelli scuri e dal colorito bruno. Quartogenito della famiglia, si rivelò una persona estremamente intraprendente ed ambiziosa, venne educato ai valori della cultura umanistica. La sua astuzia ed il suo cinismo lo portarono ad eliminare tutti i contendenti al governo del ducato. Spinto dalla moglie Beatrice d'Este, duchessa d'Urbino, fu mecenate d’artisti e letterati, impoverendo così le casse dello stato ma facendo di Milano una delle corti più brillanti d’Europa. Leonardo da Vinci e Bramante, misero il loro genio a sua disposizione anche per creare coreografie, tende e costumi, dei sontuosi ricevimenti di corte. Era la primavera del 1491 quando la raffinata Beatrice volle un dolce speciale da offrire al “signor suo consorte” e agli ospiti che trascorrevano lì “tutto il die et persino a mezza nocte passata in zoghi e feste”. Nacque così nelle cucine del Castello Sforzesco, una golosità di riso, il cereale la cui coltivazione si andava diffondendo in quel tempo. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)
 
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:23 via WEB
RICETTA -DOLCERISO--Portare ad ebollizione il latte con una stecca di vaniglia e una scorza di limone. Versarvi il riso e cuocerlo per venti minuti, aggiungendo a metà cottura, zucchero e burro. Eliminare la scorza di limone, la stecca di vaniglia, e lasciare raffreddare mescolando spesso. Amalgamare al composto tuorli d’uovo, mandorle, pinoli, cedro candito e acqua di rose. Foderare uno stampo con della pasta frolla, versarvi la preparazione di riso, e passare in forno. Prima di servire il dolceriso cospargerlo con filetti di mandorle e zucchero a velo. Ciao Teresa Ramaioli
(Rispondi)

 
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RICAMIAMO ... E I PENSIERI SPARSI

Post n°15351 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

RICAMIAMO ...

E

I PENSIERI SPARSI

RicamiAmo
RicamiAmo il 11/09/14 alle 13:33 via WEB
Vero, buona giornata con un sorriso Delia
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 11/09/14 alle 19:13 via WEB
Ciao Delia - grazie della visita e del commento. Buona serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15350 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

 “Per amore

si può fare tutto”

Dino

 

 

 
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L'OLIO di Teresa Ramaioli

Post n°15349 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

L'OLIO

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 11/09/14 alle 11:46 via WEB
L'OLIO--Nell'Odissea una citazione riguardo i Lekythos, (vaso dal corpo allungato, stretto collo e ampio orlo svasato) vasi di olio profumato per il bagno, ci riporta all'immagine di fanciulle mentre si preparano per le nozze tra vasi di olio profumati, unguenti e cosmetici. Ippocrate raccomandava l’olio in casi di ulcere, e nell’antica Roma si raccontava di quel centenario che doveva la sua longevità all'uso costante di olio d'oliva. Plinio scrive: "Ci sono due liquidi che fanno molto bene al corpo umano: il vino per uso interno e l'olio per uso esterno". Questo grande autore latino ha tracciato numerose ricette curative che utilizzano quasi tutto dell'olivo: le foglie, usate schiacciate, mischiate a olio e applicate come impacchi contro le ulcere e i mal di testa; il decotto con miele per togliere le infiammazioni; il succo ottimo per gli occhi arrossati, preparato schiacciando le foglie e versandovi del vino e dell'acqua piovana; l'acqua espulsa dal tronco dell'olivo bruciato verde, ideale come cicatrizzante. I Romani impiegano l’olio anche per i piaceri del corpo: dopo il bagno alle terme per massaggiarsi la pelle; prima degli esercizi fisici in palestra, soprattutto i lottatori e i corridori, per ungersi il corpo, riscaldare i muscoli, e per proteggersi contro gli sbalzi di temperatura. Galenò nel II sec. d.C. ideò una emulsione detta "Ceratum Galeni" fatta di olio d'oliva, cera d'api e acqua di rose, che aveva proprietà curative ed estetiche. Ciao Teresa Ramaioli

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15348 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

I ricordi sono come i soldi…

più sono …

più contano…

meglio si sta”

Dino

 

 

 
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COMMENTO DI PAOLA110

Post n°15347 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

COMMENTO DI PAOLA110

PAOLA11O
PAOLA11O il 11/09/14 alle 17:42 via WEB
Buon pomeriggo.....Una riflessione.....Se guardiamo solo con occhio umano, siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Questo si vede! Ma questo è soltanto se lo guardiamo con occhio umano. Gesù capovolge questa prospettiva e afferma che il nostro pellegrinaggio va dalla morte alla vita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in pellegrinaggio verso la vita piena, e quella vita piena è quella che ci illumina nel nostro cammino! Quindi la morte sta dietro, alle spalle, non davanti a noi. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome, il nostro nome, come Lui ha detto: “Io sono il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe”, anche il Dio col mio nome, col tuo nome, col tuo nome…, con il nostro nome. Dio dei viventi! … Sta la definitiva sconfitta del peccato e della morte, l’inizio di un nuovo tempo di gioia e di luce senza fine. Ma già su questa terra, nella preghiera, nei Sacramenti, nella fraternità, noi incontriamo Gesù e il suo amore, e così possiamo pregustare qualcosa della vita risorta. L’esperienza che facciamo del suo amore e della sua fedeltà accende come un fuoco nel nostro cuore e aumenta la nostra fede nella risurrezione. Infatti, se Dio è fedele e ama, non può esserlo a tempo limitato: la fedeltà è eterna, non può cambiare. L’amore di Dio è eterno, non può cambiare! Non è a tempo limitato: è per sempre! E’ per andare avanti! Lui è fedele per sempre e Lui ci aspetta, ognuno di noi, accompagna ognuno di noi con questa fedeltà eterna.

 
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RAFFAELLA racconto (12) di Dino Secondo Barili

Post n°15346 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

12

Raffaella… e il castello di Montalto Pavese

Ci sono persone che conservano tutto… compresi i biglietti del treno di venti, trent’anni fa. Raffaella era una di quelle persone “conservatrici”: precise, meticolose, … legate ai ricordi. Si, perché, pur con motivazioni diverse… la “scusa” è sempre la stessa … “non si sa mai che, un domani, possano tornare utili”. Con questa giustificazione (o scusa), anche Raffaella, aveva conservato e collezionato ogni cosa (diari, foto, lettere, cartoline)…. Arriva, però, il momento in cui, una persona, deve dire “basta”… qualche cosa… deve pur essere eliminata. D’altro canto, Raffaella era arrivata all’età della pensione. Aveva ricevuto il libretto di iscrizione dall’Ente di Previdenza, pertanto, aveva davanti a sé una nuova vita… tutta da inventare. La prima cosa da fare, secondo l’opinione di Raffaella, era “liberarsi” velocemente delle troppe cose che aveva conservato (e se possibile) anche, dei ricordi legati ad ognuna di esse. Davanti a lei c’era un vero e proprio caos. La neo pensionata cominciò, quindi, proprio dai biglietti del treno di trent’anni prima quando la vita le sorrideva… e lei sperava (o si illudeva) in qualcosa di meglio di quanto, invece, era in effetti avvenuto. Ogni biglietto del treno che prendeva tra le mani era un “tonfo” nel passato e (per lei) anche “un tonfo al cuore”. In particolare, un pacchetto di biglietti del treno (Pavia – Milano e ritorno) legato con un nastrino rosa. Raffaella l’aveva pesato e soppesato prima di gettarlo definitivamente… Al pacchetto di biglietti era legato un nome: Carlo. Un bell’uomo di Milano con il quale, la neo pensionata aveva condiviso favolose giornate (e notti) durante una primavera ed un’estate…La vita,si sa, non è una “autostrada”… assomiglia di più ad un sentiero nel bosco. Ogni sentiero ha termine …si divide in due o tre… e ne inizia un altro. Raffaella ogni tanto doveva smettere per non lasciarsi prendere dalla nostalgia e dalla malinconia, specialmente quando si è trattato di eliminare le cartoline… La neo pensionata prese una cartolina a caso. Era stata spedita da Montalto Pavese venticinque anni prima. Diceva: “Ci vediamo giovedì… Franco”. Quel giorno, era proprio giovedì. Raffaella, si sentì come un automa. Si preparò. Prese l’automobile, e con la cartolina a portata di mano, si diresse verso la splendida località  dell’Oltrepò Pavese, famosa per il Castello dei Conti Balduino. La neo-pensionata non sapeva per quale motivo stava andando verso una tale località… ma non poteva farne a meno. Giunta a poca distanza del paese di Montalto Pavese, l’automobile cominciò ad avere dei problemi e alla fine si fermò. Raffaella si sentì sola, abbandonata, incapace di farsi una ragione… Ad un tratto sopraggiunse un’automobile. Si fermò. Scese un giovanotto che si offrì di aiutarla e metterla in moto… Raffaella voleva sdebitarsi… ma il giovanotto non volle nulla. “Mi dica, almeno il suo nome…” – “Mi chiamano … il figlio di Franco” e se ne andò. E’ stato scritto che “le coincidenze sono piccoli miracoli nei quali Dio vuole rimanere anonimo”.  – fine- Buona giornata a tutti. Dino (12)

 
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DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°15345 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

 
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PENSIERI SPARSI DEL 11 SETTEMBRE 2014

Post n°15344 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 11 SETTEMBRE 2014

“L’amore è la materia prima della vita”

Dino

 
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EDOARDO E PAOLA MARIA racconto (740) di Dino Secondo Barili

Post n°15343 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

11 SETTEMBRE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 11 Settembre 2014 – Giovedì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconti di settembre

740

Edoardo e Paola Maria

Settembre è il mese degli incontri speciali. Non che gli altri mesi ne fossero sprovvisti. Settembre, però, ha una bella dose di sorprese. Questo era almeno il parere del Dott. Edoardo, cinquant’anni, single, Dirigente di una Agenzia di Pubblicità a Milano, abitante a Pavia. Per un Dirigente di una Agenzia di Pubblicità è un po’ esagerato… Le Agenzie di Pubblicità sono un andirivieni di persone da far girare la testa. Il Dott. Edoardo ne sapeva qualcosa. Un conto, però, sono le persone che vanno e vengono sotto il nome clienti Un’altra cosa sono le “persone speciali”, quelle che si vedono una volta… e lasciano il segno. Edoardo si riferiva proprio a quel tipo di persone … uomo o donna non fa differenza. Cosa rende speciale una persona? L’imprevedibilità … era la convinzione del cinquantenne, single. Ecco perché, ogni mattina, quando Edoardo andava in Agenzia dalla Stazione Centrale di Milano…percorreva sempre vie diverse. Ogni volta un itinerario nuovo, diverso, spesso fantasioso (come fare due volte andata e ritorno la stessa via…prima guardando i negozi a destra e poi a sinistra). Qualche lettore dirà che sono “paranoie da artisti”… invece, no. Provare per credere. Per il Dott. Edoardo era il solo mezzo per incontrare persone speciali. Una mattina di settembre di un anno fa, Edoardo, aveva preso una via che non aveva mai percorso. O meglio… non si ricordava di aver percorso. C’erano poche vetrine, una di esse ha attirato la sua attenzione. Più che un negozio sembrava un magazzino con un “occhio di bottega”. Dentro c’era di tutto. Nella vetrina c’erano esposti libri, disegni, quadri, sedie piccole e grandi, scatole, cartoline… Ecco sono state le cartoline ad attirare l’attenzione di Edoardo… Una cartolina in particolare. Era sommersa da altri oggetti, ma l’indirizzo si leggeva chiaro “A Paola Maria…” il resto era nascosto. Edoardo non poteva sbagliarsi … era la sua calligrafia. Si fermò a guardare… come per ricordare la Paola Maria a cui era indirizzata. Allora lui aveva trent’anni e lei venti. Si erano conosciuti al mare, a Varazze sulla Riviera Ligure. Erano ormai passati vent’anni, ma il ricordo di Paola Maria era rimasto intatto. Le passeggiate sul lungo mare di Varazze… poi Milano. Già, perché sul lungo mare di Varazze non è successo niente di importante, ma Milano, si. A Milano, Paola Maria stava per andare sposa ad un Commerciante, ma aveva preso un “sbandata” per Edoardo, il Dott. Edoardo. Una sbandata di quelle solenni, da lasciare il segno. Una mattina di settembre, mancavano due mesi alle nozze, Paola Maria incontrò per l’ennesima volta Edoardo in Piazza della Scala, nei pressi del monumento a Leonardo da Vinci. Non era una mattina come le altre. Paola Maria era eccitatissima ed orgogliosa di avere un amore segreto unico e assoluto, il Dott. Edoardo. Quella mattina, la ventenne aveva la lingua sciolta e sapeva quel che voleva. “Edoardo, tra due mesi mi sposo… ma ciò che provo per te è una cosa unica. Non resisto più. Ho voglia di baciarti, di stringerti… di fare all’amore con te. E’ il più bel regalo di nozze che mi puoi fare” Edoardo si sentì come una persona che prende una secchiata d’acqua in faccia. Si rese conto dell’idea di fare all’amore come qualcosa di inconsueto, inusuale. Non si oppose. Anzi, accese il fuoco della speranza…”Paola Maria … far l’amore?... sarà molto difficile… non ti sembra? “Mica vero…” reagì la donna “Io, vado a casa. Tra mezzora arrivi tu con una scatola tra le mani… e al resto ci pensa il Destino” Sembrava una scena da film… di quei film di una volta, con le riprese al rallentatore che colpivano lo spettatore nei più profondi recessi della mente. Per Paola Maria è stato come accendere il fuoco. Si alzò dalla panchina e … “Ti aspetto tra mezzora”. Per Edoardo non poteva più tirarsi indietro. Quello era… e quello doveva accadere. Edoardo si presentò a casa di Paola Maria con una scatola tra le mani. Quando la porta si aprì… la donna era già nuda. Edoardo non ebbe neppure il tempo di pensare. Tutto è avvenuto alla velocità del suono. Eppure la mente del cinquantenne aveva registrato tutto. Non aveva dimenticato nulla. Un anno fa, a distanza di vent’anni, Edoardo era là davanti alla vetrina con gli occhi fissi sulla cartolina dove aveva scritto “A Paola Maria …” Davanti ai suoi occhi passavano le immagini di Paola Maria mentre aveva fretta di togliergli i vestiti, di abbracciarlo nudo, di sentire il suo corpo contro al suo. Di sentire il suo calore esplodere come un fuoco d’artificio. Per il Dott. Edoardo, quella cartolina non poteva più stare in quella vetrina … Era sua e doveva essere acquistata a qualsiasi prezzo. Edoardo entrò nel negozio… e per poco non svenne. Ad accoglierlo c’era lei, Paola Maria… più favolosa che mai. E’ stata un’esplosione. “Edoardo, Edoardo… non credo ai miei occhi. Sei proprio tu” I due si sono abbracciati e… tutto è ritornato come vent’anni prima. - Questo è il racconto 740, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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ROMA di Teresa Ramaioli

Post n°15342 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

ROMA 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 10/09/14 alle 15:06 via WEB
ROMA--Durante i primi secoli dell’Impero Romano il cibo offerto agli dei dalle popolazioni italiche nei santuari del territorio non doveva essere diverso da quello preparato e servito nelle case dell’epoca: carni bollite o arrosti, dolci, uova, focacce, frutta, vino, minestre di cereali o leguminose. La ricerca archeologica ha dimostrato che i contenitori per la cottura e il servizio di questi alimenti erano gli stessi utilizzati nella vita quotidiana. I contenitori da cucina e da mensa rinvenuti in molti santuari romani erano quindi utilizzati per le pratiche rituali che prevedevano sia l’offerta di cibo agli dei sia le cerimonie di purificazione. Questi semplici utensili, tegami, vassoi, incensieri, brocche, coppe databili tra il I e il IV secolo d.C., hanno un significato speciale quando vengono ritrovati all’interno di un santuario di età romana. Sono infatti legati all’atto del sacrificio, della preparazione dei cibi consacrati e della loro ostensione alla divinità venerata. I santuari romani erano centri polifunzionali con negozi, botteghe artigiane (officinae) di lampade, arredi sacri, oggetti di devozione, carni e pellami, dormitori e locande. I luoghi vicino a fonti avevano anche piscine da bagno. Fungevano inoltre da centri culturali, da archivi, da biblioteche, spesso erano collegati a teatri. Ogni luogo di culto aveva un proprio corredo di suppellettili e utensili funzionali per le cerimonie sacre. Alcuni di questi oggetti venivano consacrati nel giorno stesso del tempio, atri venivano donati successivamente e andavano ad arricchire nel tempo il luogo di culto. Ciao Teresa Ramaioli

 
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ANNAMARIA ...E LE MANIFESTAZIONI DELL'AMORE

Post n°15341 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA...

E

LE MANIFESTAZIONI DELL'AMORE

annamariamennitti
annamariamennitti il 11/09/14 alle 06:48 via WEB
Se manca l'amore manca tutto e sono d'accordo,però non è giusto pensarla così Sono tante le persone che vivono da sole o perchè l'hanno perduto o perchè non sono piaciuti o perchè avevano mille difetti , però non è detto ,vivono bene anche loro tutto sta sapersi organizzare, e poi sono persone che danno amore, senza nulla a ricevere, amore per il prossimo ,per la natura ecc per gli animali e sono amori che durano tutta la vita buongiorno Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 11/09/14 alle 08:17 via WEB
Ciao Annamaria - hai ragione. Hai detto molte cose bene. Però, l'amore si manifesta in molte situazioni... Anzi in quasi tutte le attività umane. Non è solo riservato al rapporto a due... ma in tutte. Buona giornata. Dino
(Rispondi)

 
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DONADAM68...E IL PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15340 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

DONADAM68...

E

IL PENSIERO DEL GIORNO

donadam68
donadam68 il 10/09/14 alle 19:23 via WEB
..quando l'amore manca nessun colore tinge i palpiti del cuore e nessuna melodia danza tra i suoi anfratti :)D
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 11/09/14 alle 08:12 via WEB
Ciao - l'amore è un fatto emozionale che riempie la giornata. Dino
(Rispondi)

 

 
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LA CERNIERA LAMPO di Teresa Ramaioli

Post n°15339 pubblicato il 11 Settembre 2014 da dinobarili
 

LA CERNIERA LAMPO 

di

Teresa Ramaioli

La cerniera lampo--Il primo meccanismo antenato della cerniera lampo fu inventato nel 1851 da Elias Howe (1819–1867), che aveva brevettato una "chiusura automatica continua per abiti", composta da una serie di ganci applicati a un lembo. Howe però non mise in commercio la sua invenzione, che fu migliorata dall'ingegnere americano Whitcomb Judson (1812-1909). Judsono il 29 agosto 1893 depositò il brevetto di una "chiusura di sicurezza separabile" per sostituire stringhe di scarpe e stivali. Il prodotto fu commercializzato dalla Universal Fastener Company nel 1893, alla Esposizione Mondiale di Chicago. Tuttavia, non ottenne il successo sperato per l’inaffidabilità del suo meccanismo. Solo dieci anni dopo, nel 1904, il sistema fu migliorato e venne chiamato "C Curity", che in inglese si legge allo stesso modo di "security" (cioè sicurezza). Costruito non più a mano, ma con una macchina che lo stesso Judson aveva brevettato nel 1902, iniziò a incuriosire altri inventori, tanto che nel 1911 comparve un brevetto svizzero che assomigliava già all'attuale chiusura lampo perché non faceva più uso di ganci. La lampo arrivò al suo ultimo perfezionamento grazie alle modifiche dello svedese Gideon Sundbäck (1880-1954), un ingegnere elettrotecnico nato in Svezia ma trasferitosi in Canada, assunto nel 1906 alla Universal Fastener Company. Grazie alle sue buone capacità nel disegno e al matrimonio con Elvira Aronson, figlia del responsabile progetti, Sundback divenne progettista capo della Universal, con il compito di migliorare "il fermo lungi dall'essere perfetto" di Judson. Vedovo nel 1911, Gideon Sundbäck si immerse nei suoi progetti e nel 1913, aveva già disegnato la chiusura lampo moderna, aumentando il numero di elementi di legatura e fissò la cerniera su due nastri di stoffa per semplificarne l'installazione. Il brevetto per "il fermo separabile" fu registrato nel 1917. In quello stesso anno un sarto di New York utilizzò il nuovo congegno per una cintura con tasche data in dotazione ai marinai americani e ne vennero venduti 24 mila esemplari. E’ per tale motivo che la storia attribuisce a Sundback l'invenzione della cerniera lampo, che iniziò a essere utilizzata per indumenti militari per poi passare dopo un ventennio ad essere accettata e usata nell’industria della moda, che la “consacrò” negli anni ’30. Il nome “zip” nacque, invece, con delle galosce di gomma con la cerniera chiamate appunto Zipper Boot, della BF Goodrich Company Fu Elsa Schiapparelli a usare la zip senza nasconderla nel tessuto e molti stilisti la usarono per i pantaloni maschili: “l’innovativa idea sartoriale”, aveva ormai preso piede.Ciao a tutti gli amici del blog Teresa

 
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