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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« farfalleestate »

Mina

Post n°1821 pubblicato il 01 Luglio 2011 da ossimora
 

 

Il suo corpo ; la forma del suo corpo ,le gambe corte , panciute , il punto vita pronunciato ed i fianchi  ed il sedere disarmonici e piatti , il seno piccolo evidenziato spesso da un decolletè improbabile e rigorosamente monacale anche se scoperto ,  erano antichi , anacronistici proprioo come tutta la sua essenza e la sua  incomprensibile presunzione .

Dalla  testa così sproporzionata , così grande da apparire in  costante pericolo di rotolamento  , ciondolante o rigidissima , resa spiazzante  da una  tinta di capelli opaca  e da una pettinatura anni settanta che non disdiceva semmai  soltanto con le scarpe dal tacco alto e dal laccetto alla caviglia davvero retro ,  emergevano dei piccoli occhi spenti nei quali guizzava qualche barlume di vita soltanto se qualcuno parlava di qualche pettegolezzo succoso , di faccende domestiche , orribile bricolage  o  e sopratutto di denaro .

Forse tutta quella polvere addosso , quei vestiti che sembravano essere riciclati da armadi di madri, zie ,da cerimonie del secolo scorso venivano da lì, il suo rapporto morboso col denaro e con una presunta autosufficienza  derivante esclusivamente dalla "roba", che l'aveva rinchiusa in una realtà inesistente , un piccolo mondo antico nel quale si divertiva a giocare alla casina  con la rigatteria che amava , proprio come le bambine  ma totalmente refrattaria ad ogni forma di contaminazione con la realtà e col presente , assolutamente priva di empatia e di simpatia per il genere umano .

 

 
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