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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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LIcenziamo la dipendente MORATTI:indifendibile!

Post n°80 pubblicato il 19 Ottobre 2005 da ossimora
 
Tag: ecole
Foto di ossimora

Le tre I
:Incompetenza,
Incapacità,
indifferenza
 
La legge chiede di ampliare l'offerta formativa, ma la maggior parte delle scuole italiane non ha nemmeno i fondi per comprare la carta per le fotocopie. Così gli istituti pubblici si vedono sempre più spesso costretti a chiedere aiuti economici direttamente alle famiglie. I fondi stanziati dal ministero (anche quelli per la legge sull'autonomia) sono quasi dimezzati negli ultimi tre anni e anche i Comuni, soprattutto le grandi città, hanno ridotto i finanziamenti destinati all'acquisto di materiale didattico.

E' di qualche settimana fa la polemica sulle spese di telegrammi e fax per informare i precari delle offerte di supplenza. Secondo un'indagine di Tuttoscuola la ricerca dei supplenti costa circa 110 milioni di euro l'anno: una cifra che grava su comuni e province, ma che gli enti locali, Roma e provincia di Milano in testa, non considerano di loro competenza. Negli ultimi giorni, poi, complici anche gli annunci di ulteriori riduzioni dei trasferimenti nella prossima Finanziaria, sono i docenti stessi a suonare il campanello d'allarme, preoccupati per un ulteriore aggravarsi delle condizioni di insegnamento.

Una denuncia arriva dagli insegnanti di due istituti comprensivi di Palermo: "Le nostre scuole - spiegano - hanno destinato 20-25 euro come budget annuo per ogni professore, affinché provveda all'acquisto di tutto il materiale necessario per il cosiddetto allargamento dell'offerta formativa (attività extracurricolari). Dalle risme di carta ai cartelloni, dai libri alle dispense, tutto deve rientrare in questa cifra, ma è ovviamente impossibile organizzare qualsiasi iniziativa".


Tutto ciò che è fuori budget, magari anche il tradizionale materiale di consumo scolastico, è quasi irreperibile: "Se manca una cartina geografica e noi facciamo richiesta all'inizio dell'anno scolastico, nella migliore delle ipotesi lo avremo a maggio. Così è veramente difficile pianificare le attività e stare al passo con le richieste ministeriali sull'autonomia scolastica".

A Napoli lo stesso allarme è stato lanciato dal presidente della provincia Dino Di Palma, negli istituti romani la musica non cambia, e anche al Nord le cose non vanno meglio. Il direttore didattico dell'istituto di viale Mugello, Gianni Gandola, afferma che a Milano "è ormai prassi consolidata delle scuole elementari e medie" la richiesta di un contributo spese alle famiglie: "Fino all'inizio degli anni '90, il comune forniva anche gli asciugamani per i servizi del personale. Ora niente. All'inizio di ogni anno chiediamo un contributo "libero" di 20-25 euro per integrare l'assicurazione regionale e acquistare materiale di consumo. Inoltre, ogni incontro extradidattico dei ragazzi con esperti o professionisti esterni viene addebitato alle famiglie. Ma la scuola di stato non dovrebbe essere gratis?"

(beh...meglio rimpinzare di soldi le scuole religiose...o no?)

Il direttore didattico milanese sostiene che in provincia le cose vadano un po' meglio: "Nelle città piccole c'è un contatto diretto tra scuole e amministrazioni, senza contare che nei paesini ogni miglioria ai servizi degli istituti diventa motivo di vanto per la giunta comunale. A Milano, invece, un direttore didattico non riesce neppure a ottenere un incontro con l'assessore".

Da Palermo a Milano, la migliore occasione di autofinanziamento sono le feste e le mostre di fine anno, in cui docenti e genitori mettono a disposizione la propria creatività per raccogliere fondi per la didattica. Ma il sistema dell'istruzione non può certo reggersi solo su professori e famiglie di buona volontà.

 
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