CIRCO ZUZZURELLONI, CRESCENDO CON ALLEGRIA A RAGGIOLO

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La prima volta che a Raggiolo sentii parlare del Circo Zuzzurelloni fu nell’estate del 1998. Mentre con l’auto entravamo nel paese, due cartelloni pubblicitari su cui erano ritratti un pagliaccio e un circo, sistemati uno all’ingresso del centro abitato, l’altro a ridosso della piazza, ne annunciavano lo spettacolo poco prima di ferragosto.

All’epoca Lorenzo e Alessandro, i miei figli, avevano rispettivamente 5 e 3 anni. Le due piccole pesti, non appena intravidero, attraverso i vetri dell’auto, i manifesti che annunciavano l’imminente spettacolo, pur non sapendo leggere, intuirono di cosa si trattava e furono preda di un incontenibile entusiasmo: “papà, il circo!”, urlarono in coro. “Quando ci sarà?” chiesero, poi. Mia moglie e io ci guardammo, sorridenti: “tra pochi giorni”, rispose la mamma,  girandosi a guardarli agitarsi felici sul sedile posteriore.

I giorni che precedettero lo spettacolo furono un continuo ripetersi  di ammonimenti da parte nostra e del nonno alle due pesti affinché facessero i bravi altrimenti per punizione non avrebbero visto il circo. Per tutta risposta, i diavoletti si trasformarono in angioletti, o quasi, stupendoci per la solerzia con cui ubbidivano, seppure malvolentieri, alle nostre richieste: lavatevi le mani, mangiate composti, andate a riposare, non litigate con nessuno, non date confidenza agli estranei e non andate con loro seppure vi dicessero che li mandiamo noi, non fate tardi .

“Ci vorrebbe un circo al giorno per  tutto l’anno” sentenziò mia moglie, particolarmente soddisfatta per quell’insolita disponibilità dei figli ad ubbidire.

Finalmente giunse il fatidico giorno. Lo spettacolo sarebbe iniziato in piazza alle 20,30. Alle 20 le pesti avevano già cenato, s’erano lavate mani e denti  ed erano pronte per avviarsi su per prendere i posti migliori.

Essendo Raggiolo un piccolo borgo dove tutti conoscono tutti, i miei figli erano noti con l’appellativo di “i nipoti del pittore” – mio suocero era pittore, nonché professore di scenografia all’accademia delle belle arti di Napoli, baritono e regista lirico. Aveva acquistato lì una piccola proprietà per dare vita a una casa d’arte museo in cui raccogliere la propria produzione artistica.

Fin da quando furono in grado di camminare da soli, a Raggiolo i miei figli si sono sempre mossi autonomamente, salendo in piazza per giocare insieme agli altri bambini sotto lo sguardo vigile, ma discreto, dei vecchi del luogo seduti sulle sedie sistemate fuori agli usci delle case che affacciavano sull’ampio slargo.

Quella sera solenne mia moglie affidò Alessandro a Lorenzo: “Mi raccomando, Lorenzo, tu sei il più grande e devi vigilare su tuo fratello perché non gli capiti nulla”. Poi si rivolse a Alessandro, “tu devi ubbidire a Lorenzo, non devi mai allontanarti da lui, capito?”. Per tutta risposta Ale fece più volte di sì con la testolina, scalpitando perché non vedeva l’ora di salire a vedere il circo.

Vedendosi insignito di quell’enorme responsabilità, Lorenzo rispose impettito, “non ti preoccupare, mamma”. Prese tra la sua la manina di Alessandro e insieme si incamminarono sulla salita che conduceva alpaese.

Guardandoli salire tenendosi per mano, facendo forza sulle esili gambette che fuoriuscivano dai pantaloncini, mia moglie  e io fummo colti da un moto di commozione.

Abituati a vederli continuamente litigare tra di loro per qualunque sciocchezza, osservarli tenersi per mano in maniera tanto tenera fu una gioia che tuttora si ripete mentre la memoria rivà a quegli attimi.

Sistemata velocemente casa, anche noi salimmo in piazza, non perché fossimo attratti dallo spettacolo ma per vedere i nostri figli cosa stavano facendo.

“Cerchiamo di non farci vedere”, disse mia moglie quando fummo su. Attenti a non mostrarci, sbirciammo da dietro il muro di pietre che delimita la piazza nel centro dove erano sistemate le file di sedie. In prima fila c’erano loro, Lorenzo e Alessandro, che continuavano a tenersi per mano in trepidante attesa.

Non mi vergogno ad ammettere che sia i miei occhi che quelli di mia moglie si riempirono di lacrime di gioia. Per quanto fossimo consapevoli che quell’idillio sarebbe terminato subito dopo lo spettacolo, in quell’attimo avemmo la consapevolezza che i due fratellini si volevano bene più di quanto immaginavamo.

Con il passare degli anni , tale convinzione è rimasta immutata: anche oggi che hanno rispettivamente ventiquattro e ventidue anni, e spesso non lesinano a litigare, dando a volte l’impressione di essere a un passo dal venire alle mani, ci sono momenti  in cui i due fratelli mostrano una complicità e una solidarietà  da cui capisci che, pur non sembrando, si vogliono bene più di quanto si pensi.

Chiedo scusa per questa lunga digressione di nostalgia: come già ho avuto modo di scrivere in precedenti post, a Raggiolo mi legano ricordi indimenticabili dell’infanzia e dell’adolescenza dei miei figli e non appena ho l’opportunità di parlarne, mi è impossibile non cadere nei sentimentalismi.

Il circo Zuzzurelloni  è una compagnia di artisti di strada, presumo tedeschi, austriaci o svizzeri visto l’idioma che parlano, che d’estate gira per il casentino toscano. Ma non escludo che tocchi anche altre regioni del centro Italia. Da diciannove anni, poco prima di ferragosto, la compagnia puntualmente tiene uno spettacolo nella piazza di Raggiolo che per l’occasione si gremisce di gente che giunge anche dai paesi vicini.

Dopo diversi anni che non assistevo allo spettacolo, quest’anno mi sono concesso il piacere di guardarlo.

A spingermi è stata soprattutto la curiosità di vedere se i membri della compagnia e i loro numeri fossero gli stessi degli anniscorsi o se, nel tempo, c’era stato un naturale cambio generazionale e di programma.

Molti degli artisti erano gli stessi di diciannove anni fa. In primis Hans, il “direttore” del circo. Su di sé sembra che il tempo non abbia infierito, vuoi per il fisico tuttora asciutto, vuoi  per il trucco marcato che gli copriva il viso, nascondendo possibili rughe. Credo che Hans abbia più o meno la mia stessa età. Gli invidio la possibilità, la capacità e il coraggio di fare ciò che più gli piace con estrema semplicità, coinvolgendo gli altri come se fosse un gioco di ruolo. E forse per lui e la sua troupe il circo un gioco di ruolo lo è davvero…

In alcuni degli artisti che quest’anno hanno dato vita allo spettacolo ho riconosciuto diversi bambini e ragazzi che negli anni addietro facevano da spalla ai funamboli dell’epoca. Non escludo che qualcuno di loro che quest’anno si è cimentato nel ruolo di mangiafuoco, acrobata, pagliaccio, equilibrista o semplice comparsa, diciannove anni fa riempisse il pancione di alcune delle donne che facevano da supporto al circo, suonando nell’orchestra o girando con il piattino tra il pubblico a fine spettacolo per raccogliere le offerte, unico sostentamento economico del circo Zuzzurelloni.

Tra i tanti giovani che si sono alternati sulla scena, ho riconosciuto in uno biondo con il codino alla vichinga il ragazzino biondo che anni addietro dava una mano ad allestire il palco, a smontarlo e a pulire la piazza dalle tante bottiglie di birra che gli artisti del circo bevono prima, durante e dopo lo spettacolo.  Osservandolo esibirsi nelle vesti di giocoliere facendo roteare tra le mani birilli e palline, ho fatto mentalmente i conti, chiedendomi quanti anni potesse avere. Come termine di paragone, manco a dirlo, ho preso i miei figli: se all’epoca in cui Lorenzo aveva cinque, quindi diciannove anni fa, lui era poco meno di un adolescente, oggi non doveva avere più di trent’anni. Quindi mi domandavo cosa facesse nella vita reale, dando per scontato che quella del circo è un’attività secondaria, un mezzo per girare la Toscana e altre regioni d’Italia divertendosi facendo divertire la gente.

Con piacere ho assistito alle due ore di spettacolo, circondato da una folla di gente divertita come me dalle performance di quegli artisti di strada. E quando volgevo lo sguardo dietro le “quinte” coperte da un telo appeso a un filo le cui estremità erano tese ai lati della piazza, intravedendo un bambino o una bambina di pochi anni schizzare come un fulmine da dietro il panno e intrufolarsi, correndo, tra la gente, inseguito dalla mamma sorridente, non ho potuto fare a meno di chiedermi se tra qualche anno quegli stessi bambini prenderanno il posto degli artisti che in quel momento animavano il circo.

Penso che si possa affermare senza suscitare il biasimo di alcuno che il circo Zuzzurelloni è diventata una realtà radicata delle estati di Raggiolo.

Seppure  lo spettacolo si tiene una sola volta l’anno, come la notte di San Lorenzo, questo circo di stelle di strada, che per lo più si regge sull’improvvisazione di molti dei suoi componenti,  malgrado lo spettacolo si dipana su un canovaccio teatrale ben strutturato, merita d’essere visto. Non fosse altro per l’allegria che sprizza da tutti i suoi membri che, come una piacevole epidemia, contagia il pubblico in piazza, strappando più di un sorriso e di una risata che, mai come di questi tempi, sono merce sempre più rara.

Il circo Zuzzurelloni è uno dei tanti bagliori di luce che Raggiolo regala d’estate ai turisti e ai suoi cittadini.  Nello stesso tempo il circo zuzzurelloni è una delle preziose perle che compongono la collana dei miei ricordi di padre.

Averlo rivisto, dopo tanto tempo, ha arricchito la collana!

 

CIRCO ZUZZURELLONI, CRESCENDO CON ALLEGRIA A RAGGIOLOultima modifica: 2017-09-07T17:21:24+02:00da kayfakayfa