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DISCORSO DI FINE ANNO: PAROLE, PAROLE, PAROLE…

 

 Il 31 maggio dell’anno appena trascorso ho compiuto sessant’anni e di discorsi di fine anno dei Presidenti della Repubblica ne ho sentiti un bel po’.Partendo da Pertini fino a quello di ieri sera, il decimo di Mattarella che segna un record. Napolitano si fermò a nove: dopo aver detto più volte no a una sua eventuale rielezione sia per motivi di età sia perché la riteneva un’anomalia costituzionale – sarebbe stato il primo Presidente della Repubblica a ricoprire un doppio mandato cosa, sembra, non prevista dalla Costituzione -, cedette alle pressioni dei parlamentari della “vecchia” politica per evitare che al Colle salisse Stefano Rodotà sostenuto dal M5S.

Mattarella è il secondo Presidente con doppio mandato e probabilmente non sarà l’ultimo a conferma che, quando fa comodo, anche la Costituzione può essere interpretata a proprio uso e consumo.

In quarantadue anni di discorsi di fine anno, ossia da quando compii diciott’anni, alcuni davvero belli – soprattutto quelli di Pertini, ex partigiano che il fascismo lo aveva combattuto per davvero, rischiando la vita, il quale non si stancava mai di ripetere “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica… il fascismo è l’antitesi di tutte le fedi politiche […], perché opprime le fedi altrui” -, se un quinto di questi discorsi si fossero tradotti in fatti oggi l’Italia sarebbe uno dei paesi politicamente e socialmente più vivibili al mondo.

Se invece il nostro paese non brilla né per sviluppo economico né per democrazia, e ogni anno va sempre peggio, checché ne dica chi ci governa col sostegno della stampa “amica”, significa che le belle parole spese nei tanti discorsi di fine anno, non appena si spegne il televisore per iniziare il cenone, si volatilizzano nei fumi del vino che tracanniamo a tavola aspettando la mezzanotte, nei fuochi d’artificio sparati per salutare il nuovo anno, nei veglioni tra karaoke, balli, trenini e facendo quattro salti in dolce compagnia sul letto o sul ribaltabile di un auto per tenere fede all’auspicio che “chi lo fa a capodanno lo fa tutto l’anno”!

All’indomani di ogni discorso, ascoltando le reazioni politiche, nessun leader politico si mostra in contrasto con quanto asserito dal Capo dello Stato. Finanche quelli della maggioranza di governo plaudano alle parole del Presidente, seppure da esse trasparisse un monito all’esecutivo a occuparsi seriamente dei problemi della povera gente, a non attuare politiche razziste bensì di accoglienza nei confronti degli stranieri, a ripudiare la guerra impegnandosi per la pace, a investire più soldi per la sanità, la ricerca e l’istruzione e meno per gli armamenti.

È quanto, mi pare, abbia affermato ieri sera Mattarella nel suo discorso. Eppure la Meloni lo ha condiviso in pieno, seppure le politiche del suo governo, sia per quanto riguardo il sociale sia l’immigrazione sia il sostegno alla guerra in Ucraina e al genocidio perpetrato da Israele a Gaza contro i palestinesi, le contraddicano.

Senza contare i vari ministri, rappresentanti dell’esecutivo e deputati, in maniera trasverrsale da destra a sinistra passando per il centro, con guai giudiziari o che non brillano per capacità né per lucidità mentale, ma che siedono comunque negli scranni del governo e del Parlamento: SantanchéLollobrigida e l’ex ministro della Cultura San Giuliano che fu costretto a dimettersi a seguito della liaison con l’imprenditrice pompeiana Maria Rosaria Boccia, vicenda che tuttora potrebbe mettere in ulteriore imbarazzo la Meloni, solo per citarne alcuni!

È vero, il discorso di fine anno del Capo dello Stato ha lo scopo di fare il bilancio dell’anno che sta per concludersi e tracciare il cammino da seguire nel nuovo anno per migliorare il paese e la vita dei cittadini.

Ma, visto che ogni anno in Italia va sempre peggio – aumento dei femminicidi, delle morti sul lavoro, della disoccupazione, della violenza nelle città, aumento delle tariffe delle varie utenze, adeguamento consistente degli emolumenti dei ministri non eletti ma non degli stipendi dei lavoratori comuni e delle pensioni se non per pochi spiccioli, senza contare i vaneggiamenti di Salvini sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto mentre in Italia i trasporti ferroviari, soprattutto al sud, sono allo sfascio, – c’è da chiedersi se il discorso di fine anno del Capo dello Stato abbia ancora un senso.

Non sarebbe bello se un anno che verrà il Presidente dello Repubblica, chiuque egli fosse, si rifiutasse di tenerlo motivando la decisione come protesta nei confronti di una politica, a prescindere da chi governa, incapace di occuparsi per davvero del paese e degli italiani?

Sarebbe certamente bello ma irrealizzabile in quanto creerebbe un’insanabile spaccatura tra i poteri dello Stato con ripercussioni pericolose per la già traballante stabilità del nostro paese.

Che anche quest’anno appena iniziato Dio ce la mandi buona.

Buon anno a tutti!

DISCORSO DI FINE ANNO: PAROLE, PAROLE, PAROLE…ultima modifica: 2025-01-01T13:55:20+01:00da kayfakayfa

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